Incassa anche il plauso del credito cooperativo la decisione che la commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario si occupi dell’applicazione della vigilanza europea sulle banche del territorio. Un compito affidato all’organo parlamentare, costituito da venti senatori e da venti deputati, direttamente dalla sua legge istitutiva firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 1 aprile scorso.
COSA DICE IL PROVVEDIMENTO
All’articolo 3, comma 1, lettera c si attribuisce alla commissione d’inchiesta il compito di “effettuare un’analisi di diritto comparato tra gli Stati membri dell’Unione europea e dell’area euro al fine di individuare, caso per caso, le modalità di recepimento e di applicazione agli istituti di credito cooperativo della disciplina europea in materia di vigilanza e requisiti patrimoniali e valutare gli effetti delle medesime modalità di recepimento e di applicazione per le banche popolari e di credito cooperativo italiane”.
IL COMMENTO DI DELL’ERBA
Intervistato da Start Magazine Augusto dell’Erba, presidente di Federcasse, non si nasconde. “Mi sembra interessante che il Parlamento ponga questo tema, certamente una ricognizione è opportuna”. Di sicuro, nota, “c’è un problema di coerenza del modello di vigilanza sulle banche che svolgono una funzione specifica come le Bcc”.
LA VIGILANZA E LE CAPOGRUPPO CCB E ICCREA
Un mondo, quello del credito cooperativo, che negli ultimi tempi ha visto la nascita delle capogruppo Ccb (Cassa centrale banca) e Iccrea: in sostanza una capogruppo spa che controlla – “con dimensioni da leader di mercato” come ha detto dell’Erba al Sole 24 Ore – ma con un modello di business che rimane quello del credito cooperativo, e perciò meno redditizio. Ccb e Iccrea “saranno strutturalmente diverse dalle grandi banche – sottolineava nell’intervista al quotidiano confindustriale – perché hanno una funzione-obiettivo peculiare e vivranno della capacità imprenditoriale e dell’efficienza delle singole banche locali”. In questo caso, spiega ancora il presidente della federazione delle banche di credito cooperativo a Start Magazine, “la vigilanza è sulla capogruppo cooperativa, di proprietà delle singole banche che ne esprimono il modello, e sulle singole affiliate”.
LA PROPORZIONALITA’ STRUTTURATA
Per quanto riguarda il tema della vigilanza, “noi sosteniamo che ci si avvalga di un impianto complessivo che preveda una proporzionalità strutturata. Ci piacerebbe – conclude dell’Erba – che venisse applicato questo concetto così come avviene negli Stati Uniti”. E in questa direzione da tempo Federcasse sta spingendo: il Parlamento europeo sta infatti rivedendo la direttiva Crd, sui requisiti di capitale, e il regolamento Crr, sui requisiti patrimoniali.
IL PLAUSO DI ASSOPOPOLARI
Nei giorni scorsi Start Magazine aveva raccolto anche il parere, ugualmente positivo, di Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari. “Mi pare una previsione in sé molto logica – aveva dichiarato – perché nell’Unione europea accade che venga varata una normativa senza rispettare il principio di proporzionalità che vale – per esempio – tanto per Unicredit quanto per le banche di territorio: il che significa costi enormi per le piccole banche in rapporto alla loro massa di beni amministrati”.