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Bcc, ecco cosa manca per completare la riforma

L'intervento di Marco Bindelli, vice presidente e consigliere delegato ai rapporti con il Credito Cooperativo e le Capogruppo del Banco Marchigiano-Credito Cooperativo

Il 31 marzo prossimo scade il termine entro il quale il Ministro dello sviluppo economico (Mise), di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze (Mef) e sentita la Banca d’Italia, deve emanare il decreto che disciplina i controlli finalizzati a verificare che l’esercizio del ruolo e delle funzioni delle capogruppo risultino coerenti con le finalità mutualistiche delle Banche di credito cooperativo (Bcc).

Si tratta delle disposizioni di vigilanza cooperativa sulle capogruppo introdotte dall’attuale maggioranza parlamentare con la Legge n. 136/2018 che ha convertito, con modificazioni, il DL 23 ottobre 2018 n. 119.

C’è grande attesa, dunque, nel comparto delle Bcc per cercare di capire quale sarà il contenuto di tale decreto e completare così l’attuazione della riforma del credito cooperativo.

COSA HA DETTO IL PRESIDENTE DI FEDERCASSE

Nel ricordare la suddetta scadenza, il presidente di Federcasse, in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, ha ricordato che le “capogruppo, Iccrea e Ccb, pur avendo dimensioni da leader di mercato saranno comunque strutturalmente diverse dalle grandi banche perché hanno una funzione-obiettivo peculiare e vivranno della capacità imprenditoriale e dell’efficienza delle singole banche locali”. Concetti ripresi dal quotidiano L’Adige in cui il presidente Augusto dell’Erba auspica che “si tenga nel giusto conto il criterio della proporzionalità e le specificità di Iccrea e Ccb in qualità di capogruppo di gruppi bancari cooperativi di natura non partecipativa ma contrattuale, novità assoluta in Europa” ed aggiunge che la “capogruppo è al servizio delle proprie azioniste, le Bcc, che a loro volta sono controllate in forza del contratto di coesione”.

RUOLO E FUNZIONE DELLA CAPOGRUPPO COERENTI CON LE FINALITA’ MUTUALISTICHE

Stando alle parole del presidente di Federcasse e, soprattutto, in considerazione di quanto previsto nelle disposizioni di vigilanza della Banca d’Italia riportate nei contratti di coesione che prevedono un obbligo per le capogruppo di “promuovere la competitività e l’efficienza delle Bcc attraverso un’offerta di prodotti, servizi, soluzioni organizzative e tecnologiche adeguata alle esigenze di mercato”, è facile ipotizzare che il ruolo e la funzione di ciascuna capogruppo, al fine di risultare coerente con le finalità mutualistiche delle Bcc e del gruppo (posto che gli stessi statuti delle capogruppo contengono l’obbligo della finalità mutualistica del Gruppo bancario cooperativo), debbano essere ricercate, principalmente, in tale attività di promozione e che i controlli governativi sulle capogruppo dovranno essere focalizzati essenzialmente su tali aspetti.

Di conseguenza, la capogruppo, anche per differenziare il Gruppo bancario cooperativo (Gbc) dagli altri gruppi bancari, dovrebbe tendere a non massimizzare il profitto della stessa capogruppo o, peggio ancora, delle società strumentali del Gruppo, e concentrarsi, invece, su quello delle Bcc che, peraltro, godono ancora di alcune agevolazioni fiscali connesse alla indivisibilità delle riserve e, per contro, presentano maggiori difficoltà di capitalizzazione rispetto alle altre Banche non cooperative.

Su tali aspetti, di cui si è già avuto modo di dire un anno fa, sarebbe stato auspicabile un approfondito dibattito all’interno del settore e nell’ambito dei due gruppi nazionali costituiti nel corso del 2019. Anche perché la ricerca dell’efficienza e della competitività delle piccole banche di territorio, di cui le Bcc rappresentano la categoria principale, dovrebbe essere sostenuta e favorita sia a livello politico che di regolazione e supervisione, giacché è paradossale, come evidenziato dal prof. Rainer Masera, “che questa attenzione ben presente negli US sia condivisa in Europa dalla Germania, ovvero sia presente nelle due economie caratterizzate principalmente da grandi imprese competitive operanti con successo a livello mondiale” (Community Banks e banche del territorio: si può colmare lo iato sui due lati dell’Atlantico?, Ed. Ecra, febbraio 2019, pag. 20).

A CHI SARA’ AFFIDATO IL CONTROLLO GOVERNATIVO DELLE CAPOGRUPPO

Stando a quanto risulta pubblicato nelle ultime settimane nei vari media, confermato peraltro da alcune voci provenienti dal mondo cooperativo, il controllo governativo di cui all’art. 20-ter della Legge n. 136/2018 dovrebbe essere attribuito proprio a Federcasse, la quale, alla luce della nota recente sentenza della Corte di Giustizia sul caso Tercas , potrebbe vedere accresciuto il proprio ruolo anche nella gestione dei fondi di garanzia dei depositi.

Secondo altre correnti di pensiero, provenienti dal medesimo movimento cooperativo, sarebbe, invece, auspicabile che il controllo sulle capogruppo venisse attribuito a Confcooperative in quanto ritenuta in grado di assicurare la necessaria imparzialità nei confronti delle Bcc aderenti ai due gruppi nazionali e, allo stesso tempo, di garantire l’indispensabile terzietà rispetto alle due capogruppo.

IL FUTURO DI FEDERCASSE

Una volta emanato il decreto da parte del Mise, specie se a Federcasse sarà affidata la vigilanza cooperativa delle capogruppo, bisognerà accelerare il processo di rivisitazione del suo statuto affinché la rinnovata associazione nazionale possa diventare un ente super partes che tuteli, sostenga e promuova l’intero sistema della cooperazione bancaria ed assicuri il coerente esercizio delle attività delle capogruppo con le finalità mutualistiche di tutte le Bcc aderenti ai due gruppi nazionali.

Tra le altre questioni dirimenti, il nuovo statuto dovrà altresì prevedere la facoltà per ciascuna Bcc di poter aderire direttamente a Federcasse.

Per adempiere correttamente al nuovo ruolo, Federcasse dovrà rimuovere i limiti che hanno posto in discussione la propria sopravvivenza, primo fra tutti il conflitto di interessi, prevedendo, ad esempio, l’impossibilità per una stessa Bcc di annoverare propri esponenti contemporaneamente sia nell’organo amministrativo della capogruppo che in quello dell’ente associativo.

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