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Federal Trade Commission Actiivision Microsoft

L’Antitrust Usa impedirà a Microsoft di acquisire Activision entro l’estate?

L'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft dovrà aspettare l'udienza voluta dall'antitrust americana e fissata più tardi del previsto. Tutti i possibili contraccolpi sulle parti in (video)gioco

La nuova puntata della telenovela tra la Federal Trade Commission, l’autorità antitrust statunitense, e Microsoft sulla acquisizione di Activision – Blizzard andrà in scena il prossimo 2 agosto, probabilmente dal vivo e non più online, dopo i tragicomici risultati dell’udienza preliminare di gennaio, che aveva visto gli avvocati del colosso di Redmond e i membri del CdA della software house in via di acquisizione chiusi fuori dalla stanza virtuale per problemi di connessione.

LA FEDERAL TRADE COMMISSION ROVINA I PIANI DI MICROSOFT?

Sfumano così i desideri di Microsoft di concludere in fretta e portarsi a Casa l’etichetta di Call of Duty e World of Warcraft entro il mese di luglio dell’anno corrente. Ricordiamo difatti che nel novembre del 2022 il presidente di Activision Blizzard Bobby Kotick aveva dichiarato in un’e-mail interna al personale di essere fiducioso che l’acquisizione da parte di Microsoft si sarebbe conclusa per giugno. Oltre alla Ftc indagano anche le autorità antitrust europee e inglesi.

E SE L’ACQUISIZIONE NON ANDASSE IN PORTO?

Microsoft, secondo quanto riportano alcuni media, nonostante in pubblico continui a ostentare sicurezza commentando che l’acquisizione si farà (per quanto riguarda i vertici, sia Phil Spencer sia Brad Smith ripetono da mesi il mantra che l’accordo farà bene al settore e anche alla concorrenza), avrebbe detto ai propri legali di sondare le possibilità di addivenire a un accordo con la Federal Trade Commission presumibilmente con l’obiettivo di accelerare i tempi.

Del resto è Microsoft che rischia di pagare lo scotto maggiore se l’acquisizione non dovesse arrivare al traguardo della firma del contratto: oltre a perdere blockbuster del calibro di Candy Crush, Call of Duty, World of Warcraft, Overwatch, Spyro, Hearthstone e Diablo dovrà versare tre miliardi di dollari ad Activision Blizzard come indennizzo.

Anche per questo, Microsoft starebbe cambiando approccio con la Federal Trade Commission. Ricordiamo infatti che a fine anno la Casa di Redmond aveva accusato la Federal Trade Commission di violare la costituzione, per la precisione il quinto emendamento legato alla libertà individuale, col suo tentativo di impedire l’acquisizione di Activision Blizzard.

Se invece la transazione dovesse andare in porto, il colosso di Redmond diventerà la terza maggiore società di videogiochi al mondo per fatturato, dietro a Tencent e Sony. Si tratta dell’operazione più importante nella storia di Microsoft. L’enorme accordo per Activision arriva quasi un anno dopo che Microsoft ha acquisito Bethesda (ZeniMax Media) per 7,5 miliardi di dollari. Nel 2014, Microsoft aveva acquistato Mojang, produttore di “Minecraft”, con un accordo da 2,5 miliardi di dollari.

LA GUERRA (NON VIRTUALE) DI CALL OF DUTY

Microsoft aveva inoltre tranquillizzato l’autorità Usa circa la paventata instaurazione di un monopolio, affermando che “Xbox, Bethesda, Activision, Blizzard e King sono solamente alcuni dei centinaia di publisher di videogiochi attivi in tutto il mondo”, ribadendo poi come Call of Duty non diventerà esclusiva Microsoft.

Si tratta di un messaggio esplicitato a più riprese. Esattamente 11 mesi fa, dalle colonne del blog ufficiale di Microsoft, il presidente Brad Smith aveva difatti scritto: “per essere chiari, Microsoft continuerà a rendere disponibili Call of Duty e altri popolari titoli Activision Blizzard su piattaforme PlayStation per tutta la durata di qualsiasi accordo esistente con Activision. E ci siamo impegnati con Sony per renderli disponibili su PlayStation anche in futuro oltre l’accordo esistente, in modo che i fan di Sony possano continuare a divertirsi coi giochi che amano. Siamo anche interessati a compiere passi simili per supportare le piattaforme di successo di Nintendo”.

La Federal Trade Commission da parte sua insiste nel voler ottenere chiarimenti precisi e circostanziati sul futuro multipiattaforma di Call of Duty e delle altre principali IP, questo nonostante Microsoft abbia siglato un patto per portare la nota saga sparatutto anche su console Nintendo per i prossimi dieci anni.

Inoltre, nella sua istanza, la Ftc ha sottolineato il record di Microsoft di acquisizioni e l’utilizzo di preziosi contenuti di gioco per sopprimere la concorrenza delle console rivali, inclusa l’acquisizione per 7,5 miliardi di dollari (in contanti) di ZeniMax Media, la società che detiene Bethesda Softworks, casa di produzione e publisher di videogiochi nel 2020.

Con il controllo sui franchise di successo di Activision, è la tesi dell’autorità statunitense, Microsoft avrebbe sia i mezzi che i motivi per danneggiare la concorrenza manipolando i prezzi di Activision, degradando la qualità del gioco di Activision o l’esperienza del giocatore su console e servizi di gioco rivali, modificando i termini e i tempi di accesso ai contenuti di Activision o rifiutando contenuto interamente dalla concorrenza, con conseguenti danni per i consumatori.

LA TUTELA DEI CONSUMATORI

“Microsoft ha già dimostrato che può e vuole nascondere i contenuti ai suoi rivali di gioco”, aveva affermato Holly Vedova, direttore del Bureau of Competition della FTC, muovendo guerra al Colosso di Redmond. “Oggi cerchiamo di impedire a Microsoft di ottenere il controllo di uno dei principali studi di gioco indipendenti e di utilizzarlo per danneggiare la concorrenza in molteplici mercati di gioco dinamici e in rapida crescita”.

Insomma, l’udienza davanti a un giudice di diritto amministrativo nel mese di agosto 2023 rischia di essere una partita con contraccolpi molto importanti tanto per Microsoft, quanto per Activision (che potrebbe subire ripercussioni finanziarie notevoli, se l’affare sfumasse) e forse pure per l’intero mercato videoludico.

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