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Com’è finito l’epico duello in tribunale tra Apple ed Epic Games?

La Mela morsicata non ha un monopolio su Apple Store: i giudici Usa a favore della casa di Cupertino, che aveva rimosso Fortnite dall'App Store per il sistema di pagamento escogitato da Epic Games per non pagare i margini sulle transazioni al proprietario della piattaforma

Paese che vai, sentenze che trovi. E così, dopo avere incassato il giudizio contrario dei giudici australiani, chiamati a esprimersi sulla medesima controversia, Apple ha vinto in appello contro Epic Games che accusava che le politiche dell’App Store, il mega negozio digitale presente sui device di Cupertino, di essere un monopolio, in contrasto con le leggi vigenti in materia di antitrust, come sostenuto dagli autori di Fortnite.

“È in corso un importante dibattito sul ruolo svolto nella nostra economia e democrazia dalle piattaforme per le transazioni online dotate di un certo potere sul mercato”, ha dichiarato la corte. “Il nostro lavoro in qualità di corte federale degli appelli, tuttavia, non è quello di risolvere tale dibattito (…), bensì di rimetterci ai precedenti in materia.”

A proposito di precedenti, il secondo grado di giudizio ribalta, almeno parzialmente, quello del settembre del 2021, redatto dalla giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers, secondo la quale le politiche di Apple impediscono agli utenti di ottenere prezzi più bassi, sebbene rigettasse al contempo le accuse di Epic Games circa il fatto che l’App Store sia un monopolio in violazione delle leggi antitrust federali.

Se non ci seguite con assiduità, per capire cosa stia succedendo tra la software house di Potomac, fondata nel 1991 da Tim Sweeney, e la corazzata di Tim Cook bisogna tornare indietro di quasi un anno. Anzi, no. Bisogna comprendere preliminarmente come possa un titolo free to play essere alla base della recente fortuna di Epic (che prima si sosteneva quasi esclusivamente con le royalties del suo motore grafico, l’Unreal Engine e con le entrate in qualità di intermediario del proprio store online di videogames). Secondo Superdata, Fortnite è il gioco che ha generato più entrate nel 2019: 1,8 miliardi di dollari. Ma il download non è gratuito?

COME FATTURA FORTNITE?

Il download sì. Tutto il resto, essenziale per giocare come si deve ed essere competitivi, no. Di mezzo ci sono insomma le famigerate micro-transazioni, quelle che a conti fatti riescono a strappare agli utenti più del prezzo medio di mercato di un gioco. C’è pero un problema: gli store di videogame (Epic lo sa bene perché appunto ne gestisce uno) come quelli di Google e Apple trattengono una percentuale (il 30%) su ogni transazione. E ad Epic Games non sta bene. Anche perché la software house statunitense (il 40% è in realtà nelle mani dei cinesi) si vanta di trattenere il 12% del transato, meno della metà di quanto non facciano gli altri.

LE LITI CON GOOGLE E APPLE HANNO RADICI LONTANE

È il motivo per il quale Sweeney scelse anni fa di non pubblicare Fortnite su Play Store, decisione che ha portato a numerose scaramucce con Google, come la volta (era il 2018) che il colosso statunitense rivelò (come fa sempre in casi analoghi) l’esistenza di una falla nella sicurezza del videogame di Epic nonostante il Ceo stesso si fosse mosso personalmente — pare — chiedendo qualche giorno in più per dar modo ai suoi programmatori di sanarla senza danni all’immagine.

Google, inutile dirlo, fece orecchie da mercante. Anzi, da Mountain View l’occasione fu sfruttata per ricordare implicitamente come, mentre per i software presenti sugli scaffali digitali del proprio negozio le patch vengono scaricate automaticamente, chi decide di restare fuori deve richiedere ai propri utenti di provvedere manualmente. Per questo Epic Games bollò la mossa di Google come “irresponsabile” dato che metteva a rischio tutti quei videogiocatori che ancora giocavano con la versione vecchia di Fortnite.

LA BATTAGLIA SUGLI INCASSI DI FORTNITE

Arriviamo alla estate 2020. E al Rubicone attraversato da Epic (che, ricordiamolo, ha dietro il colosso cinese Tencent) con la decisione di fare concorrenza diretta agli altri store: uno sconto del 20% per chi acquista passando dall’Epic Store e non dai negozi dei rivali. “Siamo lieti di annunciare che da oggi è disponibile una nuova opzione di pagamento su iOS e Google Play: l’opzione di pagamento diretto Epic. Se scegli di utilizzare l’opzione di pagamento diretto Epic, potrai risparmiare fino al 20%, perché Epic ti girerà lo sconto sui costi di elaborazione dei pagamenti”.

IL BANNUM

La reazione di Apple e Google ovviamente non si è fatta attendere: nemmeno 24 ore dopo Fortnite era già fuori da App Store e Play Store. I due colossi non potevano certo accettare il rischio di pubblicizzare un software gratuito, a commissione zero, che permette l’acquisto delle transazioni in app tramite piattaforma proprietaria, che per di più fa loro una concorrenza ritenuta evidentemente sleale.

LA BATTAGLIA CON APPLE

E siamo ormai all’altro ieri. Sul finire dell’estate 2020 Epic Games comunicava: “Apple sta bloccando gli aggiornamenti e le nuove installazioni di Fortnite su App Store e non ci consente più di sviluppare Fortnite per i dispositivi Apple. Per questo, il nuovo aggiornamento di Fortnite Capitolo 2 – Stagione 4 non verrà rilasciato su iOS o macOS. Anche Google sta bloccando Fortnite su Google Play. Ma se vuoi ancora giocare a Fortnite per Android, puoi accedere all’ultima versione dall’app Epic Games per Android su Fortnite.com/Android o dal Samsung Galaxy Store.”

E chiamava i fan alla protesta social: “Epic ha intrapreso azioni legali per porre fine alle restrizioni anticoncorrenziali di Apple e Google sul mercato dei dispositivi mobili. Unisciti alla lotta contro @AppStore e @Google sui social media con #FreeFortnite”. Ma dopo questa sentenza sfavorevole, probabilmente l’appello ai numerosi giocatori di Fortnite è la sola carta che resta in mano a Epic Games.

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