L’azienda italiana che acquista imprese statunitensi. Simili arrembaggi probabilmente non si vedevano dai tempi della Fiat di Sergio Marchionne, partita alla volta di Detroit per acquistare una Chrysler che iniziava ad arrugginirsi. Succede ancora nel 2025 – e di per sé sarebbe già una notizia -, succede – fatto ancora più eclatante – nel settore software, in cui apparentemente il Vecchio continente non riesce a toccare palla. Dopo Evernote, MeetUp, Wetransfer, SteamYard, ma soprattutto Vimeo, Bending Spoons mette infatti nel mirino pure Aol, che secondo Reuters significherebbe sventolare sotto il naso di Yahoo almeno 1,4 miliardi di dollari (anche se, specificano dall’agenzia, la trattativa non è chiusa).
AOL E L’INTERNET DELLE ORIGINI
Di Aol abbiamo parlato diverse volte per di più all’interno di pezzi dal forte sapore nostalgico: America on Line è stato infatti protagonista indiscusso dell’era di Internet 1.0, ha scontato diversi errori strategici ed è stato zavorrato dall’evidente incapacità di innovare, finendo presto relegata ai margini della Rete.
Qualche mese fa ha spento vecchia connessione telefonica dial-up dal rumoraccio inconfondibile, ma i più hanno imparato a conoscerla soprattutto per il programma (all’epoca non si chiamavano ‘app’) di messaggistica Icq (di proprietà, almeno negli anni del boom, sempre di Aol).
La società statunitense Aol, che col portale Yahoo! e il servizio di messaggistica istantanea Icq era riuscita a raggiungere nel suo massimo (si parla dei primi anni Duemila) oltre 30 milioni di utenti, non ha saputo però mettere a frutto la propria posizione dominante, facendosi sorpassare da diverse aziende, all’epoca semplici startup, come Google.
COSì AOL E’ USCITA DI SCENA
A zavorrare uno dei protagonisti dell’Internet 1.0 anche il disastroso accordo con Time Warner che su carta avrebbe dovuto creare il più grosso colosso del settore mentre nella realtà dei fatti ha dato vita a un ircocervo pachidermico incapace di restare sul mercato.
Tra maggio e giugno 2015 Aol era stata acquistata per 4,4 miliardi di dollari dal colosso delle telecomunicazioni Verizon Communications che successivamente ha a sua volta venduto l’intero pacchetto nel 2021 alla società di investimento statunitense Apollo Global Management oggi proprietaria sia di America on Line sia di Yahoo!.
COME MAI AOL INTERESSA A BENDING SPOONS
Come altre acquisizioni eclatanti dell’ultimo periodo, anche in questo caso l’interesse di Bending Spoons per Aol sembra motivabile dal fatto che sia un colosso in sofferenza. Forse la startup italiana è stata attratta dai servizi ancillari nelle mani del provider come la protezione contro il furto d’identità LifeLock, la gestione delle password LastPass e la protezione malware McAfee Multi Access.
Sempre Reuters fa notare che il traffico sul sito web di Aol è cresciuto del 20% su base annua tra gli utenti di età compresa tra i 25 e i 54 anni, superando la crescita registrata nella fascia over 55. Insomma, l’azienda statunitense benché uscita dalle zone più centrali del Web continua a conservare nel portafogli un nutrito numero di utenti che l’unicorno italiano (con unicorno si intendono le startup la cui quotazione supera il miliardo) potrebbe sfruttare a proprio vantaggio.
I FINANZIATORI DELLA TECH COMPANY MILANESE
Fondata nel 2013 Copenaghen e subito spostata in Italia da Luca Ferrari, Francesco Patarnello (entrambi classe ’85), Matteo Danieli (1984), Luca Querella e Tomasz Grebr, Bending Spoons ha attirato l’interesse di investitori istituzionali e privati, tra cui Intesa Sanpaolo e una piccola compagine di Hollywood – spiccano l’attore Bradley Cooper e il regista Taika Waititi.
“Accanto a questi, ci sono alcuni soci italiani tra cui Renzo Rosso attraverso Red Circle Invstments, il gruppo Tip e una piccola presenza del rapper e podcaster Fedez. Mentre tra gli investitori della prima ora figurava anche la H14 guidata da Luigi Berlusconi”, ricordava qualche tempo fa il Corriere.
PRIMA ACQUISTA, POI LICENZIA?
Nel corso degli anni, Bending Spoons non si è guadagnata la migliore reputazione, avendo licenziato in molte delle aziende acquisite e introdotto nuove limitazioni al piano gratuito di Evernote, aumentando al contempo il prezzo dell’abbonamento a TapeACall, sottolineava invece The Verge ai tempi dell’operazione su Vimeo.
Sempre Bending Spoons ha licenziato il 75% dello staff della piattaforma di condivisione file WeTransfer, come annunciato dalla società esattamente un anno fa, poche settimane dopo l’acquisizione. TechCrunch ricostruiva che l’azienda milanese licenzia regolarmente il personale delle aziende che acquisisce. A febbraio 2023, per esempio, aveva licenziato 129 dipendenti dello staff di Evernote. A dicembre 2023, Bending Spoons ha tagliato tutti i dipendenti di Filmic, la popolare app di editing di foto e video che ha acquisito nel 2022. I dipendenti di Aol insomma in queste ore seguiranno con apprensione l’operazione lanciata dal cuore dell’Europa.