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economia cinese

La Cina vuole davvero riaprire agli investimenti esteri?

Xi Jinping ha annunciato l'eliminazione delle ultime restrizioni agli investimenti esteri nel settore manifatturiero della Cina. Ma si tratta di una mossa simbolica, che potrebbe peraltro non dare i risultati sperati

La Cina sta rimuovendo alcune restrizioni agli investimenti esteri nel proprio settore manifatturiero. Una mossa che, considerate le tensioni politiche internazionali e i processi di ristrutturazione delle filiere, sembra volta a convincere le aziende straniere ad ampliare – anziché ridurre – la loro base produttiva nel paese, in modo da stimolare la ripresa economica da un momento difficile.

COSA HA DETTO XI

Il presidente cinese Xi Jinping, nel suo discorso durante l’evento per il decennale della Belt and Road Initiative (il grande piano infrastrutturale-geopolitico, anche noto come Nuova via della seta), il 18 ottobre, ha annunciato che le restrizioni sulle attività manifatturiere delle società straniere attive in Cina verranno rimosse.

Un ricercatore legato al ministero cinese del Commercio ha detto al quotidiano finanziario locale Jiemian che “la completa abolizione delle restrizioni agli investimenti stranieri nel settore manifatturiero ha inviato un segnale al mondo esterno che la porta della Cina verso l’esterno si aprirà sempre di più”.

UNA MOSSA SIMBOLICA

Come ha fatto notare Quartz, tuttavia, la decisione di Pechino è principalmente simbolica, visto che la maggior parte delle limitazioni sul comparto manifatturiero erano già state tolte. Nell’ultima negative list – si chiamano così gli elenchi dei settori in cui le aziende straniere non possono investire liberamente, o affatto -, pubblicata nel 2021, c’erano soltanto due restrizioni relative alla manifattura: l’editoria (obbligo di associazione di minoranza con un’azienda cinese) e i medicinali (divieto). L’annuncio di Xi ha rimosso questi ultimi due vincoli.

I PRECEDENTI

È da anni che la Cina porta avanti l’apertura del proprio settore manifatturiero agli investimenti esteri. Nel 2018, per esempio, le autorità hanno rimosso tutti i limiti alla proprietà straniera delle imprese che producono veicoli elettrici e ibridi; nel 2022 queste libertà sono state applicate a tutte le aziende che realizzano veicoli passeggeri.

LA MOSSA DELLA CINA AVRÀ SUCCESSO?

Come fa notare Quartz, resta da vedere se l’annuncio di Xi sarà sufficiente a convincere le aziende straniere a investire in Cina, considerato il processo di re-shoring in corso. Con questo termine si intende il riorientamento delle catene del valore, che per anni si sono incentrate in Cina ma adesso – per via delle tensioni con l’Occidente, e in particolare con gli Stati Uniti – si stanno parzialmente spostando in altri paesi, ritenuti più affidabili sul piano politico. Il Vietnam, in particolare, viene considerato una buona alternativa, vista la sua forza-lavoro qualificata e i costi della manodopera più bassi rispetto all’Europa o all’America.

LA CINA APRE, L’AMERICA CHIUDE

Se dalla Cina, nonostante tutto, è arrivato un messaggio di apertura, gli Stati Uniti insistono con le chiusure. Pochi giorni fa, infatti, il governo americano ha imposto restrizioni all’export in Cina anche sui microchip meno sofisticati di Nvidia; microchip che, peraltro, l’azienda aveva sviluppato apposta per il mercato cinese, “depotenziando” alcuni suoi prodotti avanzati già soggetti a limitazioni commerciali. I microchip non sono importanti solo per il progresso industriale-tecnologico, ma anche per lo sviluppo delle capacità militari.

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