Gli Stati Uniti imporranno restrizioni alla vendita in Cina dei microchip che Nvidia, una delle più importanti aziende di semiconduttori al mondo, ha sviluppato appositamente per questo mercato. Le restrizioni rientrano in una serie di misure di controllo alle esportazioni di tecnologie critiche americane in vigore da circa un anno: Washington vuole contrastare lo sviluppo industriale e militare – i chip sono importanti anche per il comparto della difesa, infatti – di Pechino, la sua principale rivale politica.
I CHIP DI NVIDIA NEL MIRINO DEL GOVERNO AMERICANO
Come ha spiegato un funzionario statunitense a Bloomberg, le restrizioni riguardano i chip A800 e H800 di Nvidia: si tratta di versioni modificate e “depotenziate” di altri dispositivi che l’azienda ha realizzato appositamente per la vendita in Cina, nel rispetto dei controlli all’export che l’amministrazione di Joe Biden ha implementato circa un anno fa.
Questi controlli riguardano i microchip cosiddetti top-of-the-line, quelli cioè tecnologicamente all’avanguardia, utilizzati ad esempio per alimentare i sistemi di intelligenza artificiale. Il funzionario statunitense sentito da Bloomberg ha detto però che anche alcuni chip di qualità inferiore possono comunque venire impiegati per l’intelligenza artificiale e i supercomputer, e dunque rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale dell’America.
Ad agosto il Financial Times aveva rivelato come le grandi società tecnologiche cinesi – come Baidu, ByteDance, Tencent e Alibaba – avessero effettuato massicci ordini di chip A800 di NVIDIA, forse in previsione propri di nuove restrizioni al commercio.
Rispetto agli A100, di cui rappresentano una versione meno performante, gli A800 hanno velocità di trasferimento dati più basse. L’H800 è una versione modificata dell’H100, un’unità di elaborazione grafica (GPU) molto avanzata.
CALANO LE AZIONI DI NVIDIA NEL PRE-MARKET
Per effetto della notizia, a New York, alle 9 di mattina (ora locale), le azioni di NVIDIA si scambiavano sul pre-market al 3,6 per cento in meno.
“ZONE GRIGIE”
Non sono chiare le specifiche tecniche dei microchip sottoposti alle nuove restrizioni, ma il funzionario ha detto che Washington intende monitorare le “zone grigie”, ovvero quei componenti tecnologici non avanguardistici ma comunque sofisticati e sensibili per la sicurezza nazionale.
A questo proposito, la segretaria al Commercio Gina Raimondo ha detto che “è difficile tracciare una linea precisa tra la tecnologia militare e commerciale. Ci sono spesso tecnologie a uso duale, e le stesse tecnologie che alimentano gli scambi commerciali, purtroppo, possono a volte permettere ai nostri concorrenti di modernizzare le loro forze armate, sorvegliare i loro cittadini e rafforzare l’oppressione”.
La segretaria ha aggiunto però che gli Stati Uniti non vogliono essere più restrittivi del necessario. L’amministrazione di Joe Biden ha ripetuto varie volte di non essere intenzionata a danneggiare l’economia della Cina, ma di voler solo tutelare la sicurezza nazionale. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha tuttavia accusato Washington di “politicizzare, strumentalizzare e sfruttare come un’arma il commercio e le questioni tecnologiche”.