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Xi

Tutti i nuovi amori tra Xi e Putin al decennale della Via della Seta

Ecco cosa è successo a Pechino per il decennale della Nuova via della Seta e cosa hanno detto Xi e Putin.

Anche se i leader di 130 Paesi sono convenuti ieri a Pechino per celebrare il decennale della Belt and Road Initiative (Bri), gli occhi erano tutti puntati sull’ospite più illustre, quel Vladimir Putin che ora punta tutte le sue carte sulla Bri per uscire dall’isolamento internazionale e forgiare un legame strategico con la Cina. Ecco cosa è successo a Pechino e le dichiarazioni di Putin e Xi Jinping.

Forum a Pechino

Mentre il mondo guardava inquieto al Medio Oriente dove la notizia di un missile caduto su un ospedale a Gaza infiammava gli animi, Vladimir Putin era a Pechino da quello che lui stesso ha definito il suo “caro amico” Xi Jinping per delineare la collaborazione russo-cinese nell’ambito della Bri.

Chi c’era con Putin

Come riferisce Reuters, per sottolineare l’importanza della presenza di Mosca all’evento, il presidente russo si è fatto accompagnare da una folta delegazione che comprendeva tra gli altri il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, il vice primo ministro Aleksander Novak e quel vice primo ministro Dmitry Chernyshenko che è l’uomo di riferimento di Putin per gli affari relativi al petrolio e al gas.

Erano presenti anche il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, il ministro dell’Economia Maksim Reshetnikov, il consigliere economico Maksim Oreshkin e l’ambasciatore della Russia in Cina Igor Morgulov.

Le parole del presidente russo

Durante il suo discorso al Forum, Putin ha rimarcato come la Bri vada a genio ad un Paese come la Russia che sta sviluppando una rete di infrastrutture che attraversa il suo intero territorio collegando la rotta del Mar Settentrionale, che va da Murmansk al confine con la Norvegia, fino allo stretto di Bering vicino all’Alaska.

“Per quanto riguarda la rotta del Mar Settentrionale – ha evidenziato Putin con parole riportate da Reuters – la Russia non offre ai suoi partner solo di utilizzare attivamente il suo potenziale di transito, ma di più: invitiamo gli Stati interessati a partecipare direttamente nel suo sviluppo”.

Non dei soli temi economici si è parlato a Pechino, ma anche delle implicazioni di un raduno che ha visto atterrare a Pechino decine e decine di leader, incluso il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, per dare forma e sostanza al progetto cinese di costituire un ordine internazionale alternativo a quello guidato da Washington. Un ordine che, per dirla con le parole di Putin riportate dalla Cnn, sia “multipolare e equo” e che rispetti l’aspirazione dei suoi partner “ad una cooperazione benefica”.

Il discorso di Xi

Xi Jinping dal canto suo ha ripetuto il mantra di una “modernizzazione” cinese che va a beneficio “di tutti i Paesi in via di sviluppo” e che rifugge dal vizio americano di imporre “scontri ideologici, rivalità geopolitiche e una politica di blocchi… che non rappresentano una scelta per noi”.

La Bri, con i suoi 150 Paesi coinvolti e “un trilione di dollari di investimenti” rivendicati da Xi, rappresenta lo strumento principe di questa nuova collaborazione multipolare sotto egida cinese.

Nel presentare il suo piano di azione in otto punti che includono la completa rimozione delle restrizioni agli investimenti esteri nell’industria cinese e uno schema di governance dell’intelligenza artificiale, il presidente cinese ha enfatizzato come “i risultati che abbiamo raggiunto negli scorsi dieci anni dimostrano che la collaborazione nell’ambito della Bri è dalla parte giusta della storia. Rappresenta l’avanzamento dei nostri tempi e la giusta strada che abbiamo davanti”.

Sposando quanto detto dal suo caro amico cinese, Putin ha ribadito che “dentro la cornice di questa cooperazione, nessuno impone il suo volere sugli altri”.

Il parere dell’esperto

Ma secondo Yuri Poita, capo della sezione Asia-Pacifico del Center for Army, Conversion and Disarmament Studies di Kiev, quello di Putin potrebbe rappresentare un segno di disperazione.

“Per la Russia”, ha dichiarato Poita ad Axios, “è molto importante sostituire i mercati perduti in Occidente, ed è molto importante tenere la sua economia a galla, specialmente in tempo di guerra”.

Come dimostrato dalla delegazione al seguito di Putin, continua Poita, l’obiettivo del Cremlino nel manifestare appoggio alla Bri era di espandere i legami commerciali ed energetici con la Cina per conferire “profondità strategica” a una relazione alla quale la Russia ora si aggrappa per compensare la perdita di legittimità subita dopo l’invasione dell’Ucraina.

Cosa dicono a Wall Street

Ma anche per Xi il quadro non è poi così roseo nonostante la coreografica esibizione di forza a Pechino.

Come ha scritto il Wall Street Journal, la montagna di debito cattivo accumulata dai Paesi coinvolti nella Bri mette sul chi va là i potenziali nuovi partner, oltre a proiettare una luce cupa sul capitalismo predatorio cinese.

Ma una Bri meno ambiziosa, puntualizza il quotidiano finanziario, potrebbe anche rappresentare un’ottima soluzione per una Pechino che si deve misurare ora non solo con le difficoltà economiche interne, ma anche con una guerra commerciale ed economica con gli Usa che rischia di intaccare seriamente le fondamenta della potenza cinese.

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