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Brexit

Brexit: cosa succederà dopo le elezioni in Gran Bretagna

I risultati delle elezioni in Gran Bretagna non consentono a Theresa May di perseguire una hard Brexit. Cosa succede ora?   I risultati delle elezioni in Gran Bretagna cambiano gli scenari: Theresa May non ottiene la maggioranza, è costretta ad allearsi con i nordirlandesi e, con molto probabilmente, a rinunciare ad una Brexit dura, con…

I risultati delle elezioni in Gran Bretagna non consentono a Theresa May di perseguire una hard Brexit. Cosa succede ora?

 

I risultati delle elezioni in Gran Bretagna cambiano gli scenari: Theresa May non ottiene la maggioranza, è costretta ad allearsi con i nordirlandesi e, con molto probabilmente, a rinunciare ad una Brexit dura, con un taglio netto e deciso nei confronti dell’Europa, ad un’uscita a muso duro, anche senza accordi. Ma andiamo per gradi.

La Gran Bretagna vuole la Brexit

A decidere l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue sono stati i cittadini, il 23 giugno 2016: al Referendum, la Brexit ha vinto con il 52% dei voti, portando alle dimissioni del primo ministro britannico David Cameron, che aveva voluto il referendum, ma poi aveva fatto campagna per la permanenza nell’Unione Europea.

Theresa May pronta ad un’uscita a muso duro

Lo scorso 29 marzo Londra ha consegnato a Bruxelles la lettera che avviava il processo di uscita di Londra dall’Ue. Un processo che durerà, sulla carta, 2 anni. La procedura è quella prevista dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che non è mai stato applicato e che recita che “Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione. (…)Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l’Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l’Unione”.

La via scelta da Theresa May, nuovo Primo Ministro dopo David Cameron era qualla di una “hard Brexit”: un’uscita senza mezze misure. La May intende togliere la Gran Bretagna non solo dalle faccende politiche Ue, ma anche dal mercato interno del Vecchio Continente.

Elezioni: la scommessa persa

Poi, però, Theresa May ha perso la sua scommessa. I conservatori si confermano il primo partito alle elezioni in Gran Bretagna, ma senza ottenere la maggioranza assoluta, voluta dalla May per avere un mandato pieno per trattare una Brexit dura, a spese dei lavoratori europei del suo Paese.

I coservatori si sono fermati a quota 318 seggi, 12 in meno rispetto al Parlamento uscente e 8 di quelli necessari ad avere la maggioranza assoluta. I laburisti di Jeremy Corbyn, invece, hanno registrato un risultato tra i migliori di sempre, arrivando a conquistare 261 seggi.

Ed è per questo che per evitare le dimissioni della May e formare il nuovo esecutivo,i Tory hanno stretto un accordo con gli unionisti nord-irlandesi del Dup, che hanno conquistato 10 seggi.

Ed ora?

BrexitIl risultato del Referendum resta. La Gran Bretagna dovrebbe uscire dall’Ue, ma niente muso duro. L’ex primo ministro britannico John Major, nelle scorse ore, si è unito ad un crescente coro di voci, che ricordano a Theresa May che non ha il mandato di perseguire una Brexit dura che stava progettando, come mostrano i risultati dell’elezione.

“Ora, dopo questa elezione, bisognerà prendere in considerazione anche il punto di vista di coloro che desiderano restare nella Ue e optare per una Bexit soft: una Brexit dura non è stata approvata dall’elettorato”, ha detto John Major in un’intervista alla radio della BBC. “Dobbiamo riconoscere che l’elezione ha cambiato, se non tutto, moltissimo, e il governo deve rispondere a tutto questo.”

Germania pronta a riaccogliere Londra?

Intanto dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, arriva un invito a Londra. “Se il Regno Unito decide di non lasciare più l’Unione europea, è di nuovo benvenuto nel blocco”, avrebbe detto a Bloomberg.

Ma partono i negoziati

Inviti a parte, i negoziati per la Brexit potrebbero partire già la prossima settimana. Mentre un Governo ancora non c’, infatti, Theresa May avrebbe detto a Emmanuel Macron, Presidente della Francia, che “ tempi della Brexit non cambiano, i negoziati cominceranno la prossima settimana”.

Anche Macron, comunque, apre ad un possibile ritorno, ricordando però che questo non lo può decidere solo la May e gli altr gruppi politici. “Fino a che il negoziato non sarà finito la porta resta sempre aperta. Ma la decisione è stata presa dal popolo sovrano britannico e come tutte le decisioni del popolo sovrano va rispettata”, avrebbe detto Macron.

Le differenze tra hard e soft Brexit

Se non sarà hard Brexit, sarà soft Brexit. Ma cosa significa tutto questo? Difficile stabilirlo con certezza, dal momento che non esiste una definizione rigorosa dei termini.

La hard Brexit progettata in passato da Theresa May poteva comportare che Londra abbandonasse l’Unione Europea, tutti i trattati e le istituzioni europee di cui fa parte, nonché il ‘mercato unico’ e interrompa la libera circolazione delle persone.

Una Brexit soft, invece, potrebbe essere simile alle scelte della Norvegia, che è un membro del mercato unico e deve accettare la libera circolazione delle persone, pur restando fuori dall’Ue a 28. Quello che è certo è che ad oggi pochi vogliono mettere in discussione l’unione doganale, tantomeno i nordirlandesi del Dup, mentre cresce il numero dei deputati che affermano che rinunciare al mercato unico europeo sarebbe uno sbaglio. Questo cambia i vecchi piani di Theresa May, che dovrà sicuramente tener conto di tutto questo nella definizione dei futuri accordi commerciali.

Brexit: cosa chiede l’Ue?

brexitTre gli argomenti principali che dovranno essere discussi con Londra. Il primo è quello delle garanzie reciproche per i cittadini europei che vivono nel Regno Unito e per i britannici residenti negli altri paesi Ue. Il secondo sarà quello degli aspetti finanziari e poi ci sarà da risolvere la questione Irlanda.

Sui diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, l’Europa chiede l’acquisizione della residenza permanente dopo un periodo continuativo di cinque anni di residenza legale e che i cittadini possano essere in grado di esercitare i loro diritti attraverso procedure amministrative semplici. 

In tema finanziario, l’accordo dovrebbe includere non solo gli impegni assunti nel bilancio pluriennale dell’Ue, ma anche nell’ambito della Banca Europea degli Investimenti, del Fondo Europeo di Sviluppo e della Banca Centrale Europea. I negozionati dovranno assicurare che sia l’Unione sia il Regno Unito rispettino gli obblighi. In pratica, il Regno Unito dovrebbe continuare a contribuire al bilancio comunitario come se fosse uno stato membro anche dopo la sua uscita formale nel 2019, forse fino al 2021.

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