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Monetine

Addio alle monetine 1 e 2 centesimo: quali conseguenze per i cittadini

Non coniare le monetine da 1 e 2 centesimi porterà ad un risparmio di 20 milioni di euro, per le casse dello Stato. Ma a farne le spese saranno i cittadini     Siete pronti a dire addio alle monetine di 1 e 2 centesimi? La possibilità di sbarazzarci dei piccoli pezzi di rame che…

Non coniare le monetine da 1 e 2 centesimi porterà ad un risparmio di 20 milioni di euro, per le casse dello Stato. Ma a farne le spese saranno i cittadini

 

 

Siete pronti a dire addio alle monetine di 1 e 2 centesimi? La possibilità di sbarazzarci dei piccoli pezzi di rame che tanto ci danno fastidio nel nostro portafoglio (ma che tanto si rivelano utili una volta che si è alla cassa) è concreta. Dal 2018, se passa l’emendamento alla manovra finanziaria presentato dal Pd, a prima firma Sergio Boccadutri, il BelPaese potrebbe interrompere il conio delle monetine da 1 e 2 centesimi.

Un piccolo passo verso l’addio definitivo al contante (processo già avviato da paesi come Svezia e Norvegia)? Forse, quel che è certo è che ci sono pro e contro di questa decisione. Approndiamo insieme

La proposta di Sergio Boccadutri

La proposta fatta in un emendamento del Pd alla manovra-bis, è semplice: dire addio, a partire dal primo gennaio 2018, alle monete da 1 e 2 centesimi. Il risparmio derivante dallo stop al conio, si legge nell’emendamento, sarà destinato al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. La moneta più piccola, dunque, saranno i 5 centesimi.

Se la proposta verrà accolta, un decreto del Ministro dell’economia, da adottarsi entro il primo settembre 2017, spiegherà “le modalità attraverso cui i pagamenti effettuati in contanti sono arrotondati nel periodo di sospensione”.

Il Pro: un risparmio di 20 milioni di euro

Non è la prima volta che il deputato del Pd, Sergio Boccadutri, ha provato ad eliminare le monetine più piccole. Già il 6 maggio 2014, Boccadutri, allora deputato di Sel, aveva incassato un via libera unanime alla Camera per impegnare il Governo su questa strada a livello europeo.

L‘estensore dell’emendamento ha stimato il risparmio del mancato conio in 20 milioni di euro.

I contro: il rincaro dei prezzi

A parlare, invece, delle conseguenze negative dell’addio alle monetine da 1 e 2 centesimi è Codacons, l’associazione dei Consumatori. “I consumatori italiani sono favorevoli all’eliminazione delle monete da 1 e 2 centesimi, ma siamo certi che in Italia il provvedimento sarà tradotto nel senso più sfavorevole ai consumatori e darà vita ad una raffica di rincari dei prezzi“, sostiene Codacons.

“Già all’epoca del passaggio dalla lira all’euro abbiamo avuto prova di come le leggi che regolavano gli arrotondamenti siano state violate in modo sistematico da esercenti, commercianti e professionisti, e i prezzi al dettaglio siano stati tutti modificati verso l’alto, determinando una stangata media da ‘changeover’ pari a 1.505 euro a famiglia solo nel 2002, anno dell’introduzione della nuova valuta. Per questo non abbiamo alcun dubbio sul fatto che l’eliminazione dei centesimi, pur in presenza di regole per l’arrotondamento, darà sfogo ad aggiustamenti dei listini al rialzo e a rincari selvaggi a danno delle famiglie, perché il Governo non è in grado di controllare i prezzi nè sanzionare gli speculatori”, ha invece commentato il presidente di Codacons, Carlo Rienzi – .

Addio al contante?

Pro e contro a parte, dire addio alle monete da 1 e 2 centesimi è certamente un passo verso l’addio al contante. In Italia i pagamenti digitali stanno prendendo sempre più piene, ma è il denari fisico, ancora, ad attrarre la fiducia dei consumatori.
C’è qualcuno, però, che in questo campo si distingue. Parliamo di Bergamo, definita cashless city: qui, grazie a un progetto, i cittadini che utilizzano strumenti elettronici di pagamento vengono premiati.

Dalla Svezia all’Australia: ecco chi dice addio al contante

Mentre l’Italia fa i conti con le monetine da 1 e 2 centesimi, c’è chi invece ha deciso di dire addio anche alle banconote. Sempre più città e Paesi, infatti, hanno deciso di affidare la propria economia ai pagamenti digitali.

A Melbourne, per esempio, numerosi esercizi commerciali non accettano denaro contante. L’Australia dovrebbe diventare totalmente cashless entro il 2020, secondo la Westpac Bank: più dell’80% degli australiani possessori di uno smartphone vorrebbero pagare ogni cosa attraverso una App.

Non è solo comodità quello che spinge gli australiani ad utilizzare i pagamenti elettronici. Le compagnie creditizie, infatti, offrono all’utente la possibilità di sfruttare servizi di personal concierge che aiutano a trovare un appartamento da affittare, a prenotare una visita medica o a chiedere l’intervento di un idraulico.

Sono pronte ad abbandonare definitivamente il contante anche Svezia e Danimarca, i cui governi attuano politiche e misure e per rendere ogni servizio pagabile attraverso carta di credito o smartwatch. Anche le Chiese, in Svezia, ora accettano donazione tramite app, mentre la cattedrale di Uppsala accetta pure le carte di credito per eventuali offerte.

Un mondo sempre più cashless

Negli ultimi anni, i progetti di cashless society continuano a crescere, spinti da tecnologie applicate alla finanza che continuano a conquistare sempre più utenti. Ed è per questo che anche Apple e Google si sono lanciati nel mondo dei pagamenti elettronici.

Il metodo di pagamento Apple Pay, tra gli altri,  è un sistema collegato direttamente alla carte elettroniche e permette il pagamento attraverso l’iPhone o l’Apple Watch. Basterà avvicinarli al POS dei negozi che accettano pagamenti contactless, tenendo premuto il sensore Touch ID.

Apple PayLa tecnologia consente anche di fare acquisti in app e siti con Safari, tramite l’iPhone, iPad o MacBook Pro.

Il sistema made in America è già attivo in 14 Paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Spagna e Svizzera e presto sbarcherà anche in Italia.

Tra i grandi big che hanno deciso di lanciarsi nel settore, anche Whatsapp. In India che l’Over the top della messaggistica (così di definiscono le imprese che forniscono, attraverso la rete Internet, servizi, contenuti e applicazioni, senza avere una propria infrastruttura, agendo al di sopra delle reti ) potrebbe presto lanciare una nuova funzione di pagamento proprietario peer-to-peer. 

In base alle indiscrezioni del sito specialistico The Ken, infatti, ci sarebbero dei contatti tra la società americana ed il governo per ottenere il permesso all’utilizzo dell’Upi, un sistema di pagamento creato dall’NpciI, la National Payments Corporation of India.

Il sistema permetterà agli utenti che utilizzano l’applicazione di messaggistica di trasferirsi denaro fra loro, grazie ad accordi con diverse banche aderenti e ai network di carte di credito e debito.

 

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