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Alitalia

Ecco la verità di Atlantia sul piano di Ferrovie e Delta per Alitalia

Che cosa c'è scritto nella memoria depositata da Atlantia alla Camera su Alitalia. Documenti che contraddicono quello che ha detto Ferrovie in audizione parlamentare l'8 gennaio. L'approfondimento di Michele Arnese e Giusy Caretto

Scontro indiretto su Alitalia tra Ferrovie e Atlantia. Ecco tutti i dettagli.

La risposta indiretta alle accuse di Ferrovie nei confronti di Atlantia – accuse pronunciate oggi a sorpresa in Parlamento dal numero uno Gianfranco Battisti – è contenuta in una memoria depositata proprio dalla holding della famiglia Benetton alla Camera.

Il ritiro di Atlantia dalla cordata per il salvataggio di Alitalia ha un motivo preciso: il piano di rilancio dell’ex compagnia di bandiera orchestrato da Fs e Mediobanca con Delta non dava un futuro solido alla compagnia aerea, si legge nel documento di Atlantia. Ma andiamo per gradi.

LE ACCUSE DI BATTISTI

Il capo azienda di Ferrovie, Battisti, in audizione alla Camera (qui i dettagli), non ha utilizzato mezzi termini, sostenendo che nel corso dei contatti Fs-Atlantia per la costituzione di un consorzio per l’acquisizione di Alitalia “era emerso in maniera chiara come l’approccio di Atlantia al dossier era comunque condizionato alla soluzione di altre vicende che riguardavano il loro gruppo” e a “incertezze” legate alla vicenda Autostrade.

Atlantia, ha detto Battisti, aveva avanzato – “ritenendo che Delta non desse un impegno particolarmente forte” – anche una “richiesta di valutare la ripresa di eventuali contatti con Lufthansa nonostante la compagnia tedesca non avesse mai espresso formalmente un proprio interesse a entrare nell’equity di Alitalia”.

LA MEMORIA DI ATLANTIA

“Atlantia ha approcciato la valutazione del possibile investimento in Alitalia con serietà e con un ingente impegno di persone e risorse, schierando sin dal 15 luglio un proprio team di lavoro”, ribatte il gruppo controllato da Edizione Holding di Benetton nella memoria inviata depositata alla Camera alla vigilia delle audizioni su Alitalia.

LA POSIZIONE DI ATLANTIA

E il ritiro di Atlantia dalla cordata, si legge nei documenti, è dovuto anche all’approccio del vettore statunitense. “L’approccio proposto da Delta per il rilancio di Alitalia è risultato strutturalmente insufficiente ad avviso di Atlantia e dei propri advisors”, è scritto nella documentazione contenuta nella memoria.

La società ha precisato di non aver aderito al consorzio per “mancanza di presupposti industriali”. In un piano di rilancio “stand-alone”, evidenziano gli analisti di Barclays in alcuni grafici realizzati per Atlantia e allegati alla memoria, si “evidenzia un elevato assorbimento di cassa nel periodo e forte sensibilità a fattori di rischio esogeni”.

LE PECCHE DI DELTA

“Il Piano Delta è emerso sin da subito come non sostenibile sotto vari aspetti, mantenendo un cospicuo numero di rotte strutturalmente in perdita, non dando pieno respiro al potenziale del mercato Nord America (area elettiva di sinergia con Delta)”, scrive Atlantia.

LE CRITICHE DI ATLANTIA AL PIANO DI FS-DELTA

“Nello specifico, il Piano Industriale presentato da Delta ha rivelato i seguenti fattori dl criticità: I) mancanza di una vera integrazione Industriale e di un’effettiva ottimizzazione dei rispettivi network, non solo in Nord America ma soprattutto in Europa dove Alitalia maggiormente soffre la competizione delle compagnie aeree low cost; ii) atteggiamento restrittivo di Delta verso l’apertura di nuove rotte o frequenze verso il Nord America, unico mercato realmente profittevole di Alitalia e quindi considerato chiave per il rilancio; iii) mancanza di profonde e visibili sinergie di costo e ricavo, in particolare da armonizzazione del network di medio raggio, che avrebbero permesso un recupero di profittabilità più veloce rispetto a quanto previsto nel Piano; iv) elevato assorbimento di cassa nel periodo di piano e forte sensibilità a fattori di rischio esogeni, ancora maggiore data la mancata integrazione e l’assenza quindi di economie dl scala”, si legge nel documento.

E ancora. “Per quanto riguarda la governance – spiega ancora Atlantia nella memoria in cui racconta a sua verità – l’assenza del necessario ruolo ‘attivo’ del partner Delta risulta evidente considerando: I) l’impegno economico limitato, con investimento, in ogni caso, non superiore a €100 milioni per il 10% del capitale, nonostante le ingenti risorse finanziarie delle quali Delta è dotata, dimostrate tra l’altro nell’acquisizione di una quota del 20% In LATAM airlines per un valore di $1.9 miliardi nel Settembre 2019; ii) la mancanza di volontà di intraprendere un percorso definito verso il controllo di Alitalia nel medio-lungo termine; iii) la mancanza di un reale coinvolgimento nella gestione operativa e nella nomina del nuovo Management, e l’indisponibilità ad assumere un tale ruolo”.

TRA DELTA E LUFTHANSA

La delusione per il piano della statunitense Delta sembrava trovare consolazione in una possibile alleanza con Lufthansa, con cui “Atlantia è riuscita a raggiungere una visione condivisa con Lufthansa sulle principali ipotesi di flotta e di piano industriale, sugli assetti di governance e sulla gestione commerciale del periodo transitorio”. Visione condivisa che veniva fuori da una serie di “approfondimenti serrati ed incontri operativi con Lufthansa sia a Francoforte che a Roma”.

COSA PREVEDEVA IL PIANO DI LUFTHANSA

“Le ipotesi di piano condivise con Lufthansa – aggiunge Atlantia – prevedevano una flotta più ridotta – ma comunque in marcato incremento rispetto alla proposta inizialmente avanzata da Lufthansa nel 2018 – in virtù del taglio incisivo delle rotte strutturalmente in perdita e di un’integrazione a più ampio raggio dei rispettivi network, in particolar modo in Europa, dove Alitalia soffre maggiormente la competizione della compagnie aeree low cost”.

E il ridimensionamento su Roma avrebbe avuto, aggiungono i Benetton, anche ricadute negative per Aeroporti di Roma, controllata del gruppo Atlantia.

MA LUFTHANSA ERA INTERESSATA?

Se c’era un piano possibile per il rilancio di Alitalia, dunque, Lufthansa era realmente interessata a entrare in cordata. Interesse, sostiene la società del gruppo Benetton, dimostrato anche il 9 ottobre quando “Lufthansa ha inviato una manifestazione di interesse esprimendo la disponibilità a supportare Alitalia tramite una solida alleanza commerciale che prevedeva: i) l’armonizzazione del rispettivi network globali e l’ottimizzazione del traffico, sia punto-punto che di feeding, ii) l’ingresso nell’alleanza Star Alliance e nelle Jv di Lufthansa in Nord America e Asia; iii) l’integrazione dei sistemi commerciali di Alitalia e Lufthansa; iv) la condivisione del know-how di Lufthansa nella ottimizzazione dei costi; v) l’ingresso di Alitalia nel programma fedeltà di Lufthansa.”, scrive Atlantia nella memoria depositata alla Camera, contraddicendo quanto riferito invece da Battisti, che in audizione ha sostenuto che Lufthansa non avrebbe mai dimostrato interesse.

ATLANTIA PENSA A FUSIONE

Atlantia auspica di fatto per Alitalia una fusione con un player dalle spalle larghe.

“Attualmente Alitalia si trova in una situazione di precarietà caratterizzata da un lato da una forte debolezza dei ricavi (…), dall’altro da una struttura di costi elevata e non competitiva” che servirebbe “un approccio d’investimento diverso rispetto al passato”.

ALITALIA COME IBERIA E SWISSAIR ED ALTRI

“Tale necessità – spiega la Atlantia nelle prime righe della sua memoria – risulta particolarmente evidente guardando ai precedenti casi di rilancio di compagnie aeree europee in difficoltà: essi sono sempre riconducibili ad operazioni di integrazione di tali compagnie in grandi gruppi aerei full service, come è stato nel caso di Iberia acquisita dal gruppo IAG, o nei casi di SwissAir, Brussels Airline e Austrian rilevate da Lufthansa. Tutte queste operazioni sono state caratterizzate da una completa Integrazione industriale che ha comportato un significativo ridimensionamento iniziale della flotta e della forza lavoro, realizzando un ribilanciamento del network mediante la sospensione di rotte non profittevoli e la progressiva crescita di rotte a lungo raggio sostenuta dal feederaggio del gruppo, e che ha permesso il pieno sfruttamento delle sinergie industriali risultanti dall’integrazione in un gruppo aereo più grande.

LE SINERGIE DELLA FUSIONE

A sostegno dell’ipotesi di fusione, gli analisti di Barclays hanno anche evidenziato come le compagnie aeree in difficoltà acquisite da gruppi più grandi abbiano portato ad importanti sinergie, come evidenziato nella seguente slide.

L’IMPEGNO DI ATLANTIA RESTA

Detto questo, l’impegno di Atlantia resta. “Atlantia ha confermato, e reiterato, che mantiene ferma la disponibilità, ulteriormente riconfermata con un comunicato il 3 dicembre scorso, a proseguire, se richiesto, il confronto per l’individuazione del partner industriale e di un piano industriale, condiviso, solido e di lungo periodo per un effettivo rilancio di Alitalia”. Lo scrive la holding nella memoria inviata ieri sera alla commissione Trasporti della Camera.

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