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Robot

Quali lavori possono essere svolti da un robot

I robot ruberanno il lavoro all’uomo, ma non potranno fare proprio tutto. E la percentuale di automatizzazione dipenderà dal livello medio di istruzione di un Paese I robot ci sostituiranno in diversi e numerosi lavori. Su questo concordano studi e analisi (alcuni allarmisti) pubblicati negli ultimi mesi. Qualcuno è convinto che gli automi potrebbero prendere…

I robot ruberanno il lavoro all’uomo, ma non potranno fare proprio tutto. E la percentuale di automatizzazione dipenderà dal livello medio di istruzione di un Paese

I robot ci sostituiranno in diversi e numerosi lavori. Su questo concordano studi e analisi (alcuni allarmisti) pubblicati negli ultimi mesi. Qualcuno è convinto che gli automi potrebbero prendere il posto dell’uomo anche per i lavori più intellettuali, come quello dell’avvocato. Ma proprio dagli Usa, patria della tecnologia e dell’innovazione, arriva un freno a tutto questo. Approfondiamo insieme.

I Robot ci ruberanno il 38% dei posti di lavoro

Tra 15 anni il mondo del lavoro sarà davvero diverso, dominato da robot, da tecnologia e sempre meno dall’uomo. Uno studio di PricewaterhouseCoopers (Pwc), sostiene infatti che nel 2032 (circa), il 38% dei posti di lavoro disponibili oggi negli Stati Uniti potrebbero essere presi dai robot. In Germania, invece, l’automazione eliminerà il 35% dei posti e in Gran Bretagna il 30%. In Giappone “solo” il 21%.

Le percentuali potrebbero variare, però, se intelligenza artificiale e automazione non rispetteranno, nei prossimi anni, le attutali stime di velocità ed estensione delle capacità. Non è possibile, infatti, definire con certezza gli attuali sviluppi del progresso tecnologico e dunque le stime precise. Grosso modo, i numeri dovrebbero esser questi. E, in parte, dovrebbero farci preoccupare.

I dati ricalcano un po’ quanto già affermato nell’ultimo rapporto del McKinsey Global Institute, in cui si dimostra che ben il 49% delle attività (che producono salari complessivi per annui per 15.8 miliardi di dollari), grazie alle attuali tecnologie, potrebbe essere svolto dai robot. Meno del 5% del totale professioni potrà essere completamente automatizzato e nel 60% dei lavori, il 30% delle attività potranno essere svolte automaticamente da robot.

Robot al posto dell’uomo: la percentuale dipende dal livello di istruzione

La percentuale di penetrazione dei robot in azienda varia, come abbiamo potuto notare, di paese in paese. Il motivo è semplice: si basa sul livello di istruzione medio nei vari territori: più alto è il livello, più sarà difficile la sostituzione con gli automi. I lavori più a rischio automazione, infatti, sono quelli che richiedono un livello inferiore di studio per essere svolti.

robotFacciamo un esempio concreto, riferendoci ad un settore che richiede sempre un minimo di preparazione, quello della Finanza. Gli analisti di New York si concentrano sul mercato locale, quelli di Londra operano su scala globale. Appare chiaro che i primi avranno bisogno di meno conoscenze e meno dati incrociati e potrebbero essere più facilmente sostituiti dai robot.

I settori più a rischio

Detto questo, è facile capire quali saranno i settori più a rischio. Secondo lo studio di Pwc, ad essere completamente automatizzati saranno i settori dell’ospitalità, dei servizi alimentari, dei trasporti e dello stoccaggio.

L’avvento della guida autonoma, per esempio, manderà in pensione gli autisti di camion e poi dei pullman e degli autobus. Alle aziende converrà impegnarsi solo nella manutenzione ordinaria e straordinaria di una vettura senza conducente, che farsi carico anche dei costi di un contratto per un dipendente alla guida della vettura.

Una rivoluzione non proprio così vicina

Se è vero che prima o poi i robot sostituiranno l’uomo, è anche vero che la rivoluzione portata dall’automatizzazione non è così vicina come ci si aspetta. Lo sostiene, tra gli altri, il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin: l’avvento dei robot “è ancora lontano nel tempo, così tanto da non essere neppure nel mio radar. Parliamo di 50, o anche 100 anni”, sostiene Mnuchin. “L’automazione riguarderà i lavori che pagano meno. Quindi dobbiamo prepararci investendo nell’istruzione e l’addestramento degli americani”, ha aggiunto poi il Segretario al Tesoro.

Ci sarebbero anche altri limiti. Quelli rappresentati dallo sviluppo della tecnologia, o dalle regole imposte dalla politica proprio per proteggere gli esseri umani. L’automazione, poi, non sarà decisa solo da ciò che è tecnicamente fattibile.

“Gli esseri umani saranno ancora indispensabili: il guadagno in produttività che noi prevediamo potrà essere raggiunto solamente se gli uomini lavoreranno fianco a fianco con le macchine”, si legge nel rapporto di McKinsey.

robotAlla questione competenze, si aggiunge il discorso denaro. Il costo economico del processo di automazione è alto. I veicoli a guida autonoma, come ha spiegato Michael Chui, uno degli autori del rapporto di McKinsey, manderanno a casa 1,7 milioni di camionisti, nella sola America, ma è anche vero che la sostituzione della flotta richiederebbe un investimento di mille miliardi di dollari. E tutto questo rallenta ancora i più il processo di automatizzazione.

I robot entreranno anche gli studi legali

I progressi dell’intelligenza artificiale portano gli analisti a pensare che i robot potrebbero presto entrare negli studi legali. Anche i più grandi avvocati sembra che stiano investendo nei robot, affinchè possano svolgere la ricerca di un documento o possano scrivere un contratto.

Secondo una recente ricerca, “l’inserimento in un ufficio legale di tutte le nuove tecnologie pensate per il settore si tradurrebbe in un calo stimato del 13% delle ore di lavoro degli avvocati”. Un tasso di adozione più realistico, invece,taglierebbe le ore lavorate da parte degli avvocati del 2,5% all’anno per cinque anni.

Ma un robot non può sostituire un avvocato

ma anche in questo caso, prima che l’automazione possa entrare in ufficio, è necessario che l’intelligenza artificiale faccia la sua strada, un percorso simile a quello fatto dalla trasformazione digitale di base – i fogli di calcolo, software di elaborazione testi, l’accesso online ai documenti storici.

Dunque, anche l’adozione di un robot in uno studio legale sarà un processo lento. E soprattutto, l’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire un avvocato. Potrà aiutarlo nei compiti più semplici, come la ricerca di un documento, ma spetterà all’uomo ragionare sui singoli casi, trovare una soluzione efficace o un escamotage per risolvere il tutto.

E allora lo studio legale del futuro, come ha dichiarato Michael Mills, un avvocato e chief strategy officer della start-up Neota Logic, sarà composto da uomini e da “più robot”. All’automa spetterà il ruolo di svolgere il lavoro di routing. Quello, come scrive il The New York Times, del “nonlawyers”, l’equivalente legale dell’ infermiere.

Alexander Hudek, esperto informatico che ha lavorato anche al progetto del genoma umano, nel 2011 ha deciso di voler concentrare i sui sforzi per automatizzare alcune attività del mondo dell’avvocatura. Era convinto di riuscire in questa operazione in solo quattro mesi di lavoro. E invece, ci sono voluti due anni e mezzo per perfezionare il software in modo che robotpossa facilmente identificare i concetti, come quello delle clausole contrattuali.

Kira Systems, questo il nome del programma ideato da Alexander Hudek, ha ridotto dastricamente il numero dei documenti che dovrebbe leggere un legale, ma è anche vero che il controllo umano è ancora necessario.

Sorprende, però, il miglioramento dell’efficienza. I clienti di Kira riferiscono di ridurre il tempo richiesto per il riesame del contratto dal 20% al 60%, ha detto Noah Waisberg, amministratore delegato di Kira.

Il mese scorso, Baker McKenzie ha istituito un comitato per l’innovazione per monitorare lo sviluppo della tecnologia in ambito legale e impostare la strategia giusta da adottare.

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