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Robot

Una proposta di legge per tassare i robot

Presentata alla Camera da Oreste Pastorelli (deputato Psi) una proposta di legge per tassare i robot   Robot e automazione: croce e delizia del mondo del lavoro. Mentre l’intelligenza artificiale accelera i processi di produzione, ruba anche posti di lavoro e soprattutto non paga le tasse. Dunque, se a a lavorare in un futuro prossimo…

Presentata alla Camera da Oreste Pastorelli (deputato Psi) una proposta di legge per tassare i robot

 

Robot e automazione: croce e delizia del mondo del lavoro. Mentre l’intelligenza artificiale accelera i processi di produzione, ruba anche posti di lavoro e soprattutto non paga le tasse. Dunque, se a a lavorare in un futuro prossimo molto vicino saranno i robot chi ci pagherà le pensioni?
La domanda non è certo nuova. E a provare a dare una risposta, è stato, in passato Bill Gates: che ha proposto una tassa sui robot. Favorevole a questa soluzione sarebbe anche il leader del partito laburista inglese, Jeremy Corbyn.

Anche qualcuno in Italia si fa domande simili: è Oreste Pastorelli, deputato del Psi, che avrebbe presentato alla Camera una legge per utilizzare la leva fiscale nelle imprese che utilizzano robot. Approfondiamo insieme.

La proposta di Legge tassare i robot

Maker Faire Rome robotOreste Pastorelli, deputato Psi, è il primo firmatario di una proposta di legge che intende tassare i robot. A sostenere la proposta che le parlamentari Pia Locatelli e Michela Marzano.

La proposta mira ad intervenire a livello fiscale sulle aziende che scelgono l’automazione. In pratica, il deputato chiede di intervenire sull’imposta sul reddito della società (Ires), aumentando di un punto percentuale l’aliquota nel caso in cui l’attività produttiva sia realizzata e gestita direttamente da macchine intelligenti.

Non è previsto alcun aumento, invece, nel caso in cui l’azienda investisse lo 0,5% dei propri ricavi in progetti di welfare aziendale, ovvero in progetti di riqualificazione professionali dei propri lavoratori dipendenti.

“Le finalità che vogliamo perseguire con questa proposta di legge è disincentivare il brutale rimpiazzo di forza lavoro umana con forza lavoro robotica. Allo stesso tempo l’intenzione è quella di incentivare le aziende allo sviluppo della propria forza lavoro umana e, al contempo, di dotare i lavoratori di conoscenze e abilità tali da garantire loro un posto in un mercato del lavoro sempre più particolare e complesso”, spiega Pastorelli.

Favorevoli e contrari

A supportare il pensiero del deputato Psi  anche Stefano Micelli, docente di International management all’Università Ca’ Foscari di Venezia: “Il dibattito sulla tassazione dei robot potrebbe apparire, in Italia e nel mondo, come una novità assoluta. Ma a guardare bene, anche a costo di semplificare un po’ dovremmo riconoscere che si ispira a un principio a cui nel tempo ci siamo abituati e di cui riconosciamo l’utilità. Ad esempio nel campo dell’ambiente, dove ormai consideriamo normale che un’azienda che ha abbattuto 10 alberi per proprie esigenze produttive debba assumere l’impegno di ripiantarne altrettanti per non danneggiare la qualità della vita della comunità. Ecco, in linea generale è comprensibile che per l’utilizzo dei robot possa valere lo stesso principio ‘compensativo’ rispetto ai posti di lavoro per umani che le nuove tecnologie potrebbero far scomparire”, avrebbe dichiarato in passato il professore.

Tra i contrari alla proposta dovrebbe esserci, invece,  Milena Gabanelli. “A mio parere vale la pena di discuterne, magari partendo da un assunto: la robotica si produce perché crea valore. Se un’azienda sostituisce 50 dipendenti con i robot, avrà più utili, e su quelli dovrà pagare le tasse. Va anche considerato che risparmiando sul costo del lavoro, i prodotti o i servizi saranno venduti a un prezzo più basso, con vantaggio per tutti. Quindi la domanda è: bisogna tassare la ricchezza, o la tecnologia per produrla? Se negli anni Ottanta si fosse pensato di tassare i pc e i relativi software, che hanno cancellato dalla faccia della terra milioni di impiegati, lo sviluppo informatico sarebbe stato rallentato, e la Microsoft di Bill Gates probabilmente non sarebbe quella che è oggi. Anche allora c’erano gli stessi timori, ma a distanza di anni si è visto che, essendosi creata la necessità di nuove competenze, i nuovi posti di lavoro hanno superato quelli perduti. Chi dice che per i robot la storia dovrebbe essere diversa non ha però nessun dato a supporto, essendo un nuovo fenomeno. Oggi, quindi, apparentemente il moltiplicatore è negativo, ma non c’è un solo posto al mondo dove 20 anni fa hanno installato nelle aziende i robot e oggi sono pieni di disoccupati”, ha sostenuto nei mesi scorsi, sulle pagine del Corriere della Sera, la giornalista e conduttrice italiana, Milena Gabanelli. “L’applicazione della robotica alla bassa manovalanza, ai lavori usuranti e pericolosi, è e sarà una benedizione. Come lo sarà quella «di servizio» nell’assistenza a persone anziane e disabili ad alzarsi dal letto e camminare, ma mai potrà sostituire la badante. L’intelligenza artificiale non eliminerà completamente i diversi tipi di lavoro, ma permetterà ai dipendenti di svolgerli in modo più efficiente, portando a un numero sempre minore di personale necessario”.

Non solo Italia. I laburisti inglesi si muovono per tassare i robot

In questa battaglia Orete Pastorelli non è solo. Ad essere convinto che bisogna ipotizzare delle tasse sui robot e all’automazione è anche leader del partito laburista inglese, Jeremy Corbyn. “Dobbiamo affrontare la sfida dell’automazione e della robotica che potrebbe rendere superflui tanti posti di lavoro. Non potremo godere dei benefici dei progressi tecnologici se questi saranno monopolizzati per il profitto di pochi”, avrebbe detto Corbyn. I media inglesi sono convinti che si riferisse proprio all’ideazione di una tassa per i robot.

Anche Bill Gates vuole tassare i robot

Quello che propone Bill Gates è semplice: visto che i robot ruberanno il lavoro dell’uomo, è giusto che questi vengano tassati. “Al momento se un lavoratore umano guadagna 50.000 dollari lavorando in una fabbrica, il suo reddito è tassato. Se un robot svolge lo stesso lavoro dovrebbe essere tassato allo stesso livello”, suggerisce Bill Gates. “Non ritengo che le aziende che producono robot si arrabbierebbero se fosse imposta una tassa” aggiunge Gates.

In effetti, se i robot prenderanno progressivamente il posto degli esseri umani all’interno delle mansioni lavorative, sempre meno persone lavoreranno e dunque sempre meno individui pagheranno le tasse. Si avrebbe sempre meno denaro per finanziare opere pubbliche e lavori e questo sarebbe un male per le tasche dello Stato: la tassazione dei robot potrebbe essere una soluzione a tutto.

Grazie ai proventi, secondo l’idea di Bill Gates, si potrebbe anche finanziare la riqualificazione della forza lavoro, espulsa dall’automazione. In pratica, se un robot ha rubato il lavoro all’uomo, la tassazione servirà per pagare un nuovo percorso di formazione.

Robot a lavoro, i primi numeri

robotGli automi sono già entrati nelle fabbriche e negli uffici di tutto il mondo. Almeno secondo un rapporto dell’International Federation of Robotics, secondo cui sono già operativi in tutto il mondo oltre 1,5 milioni di robot industriali. E il numero è destinato almeno a raddoppiare entro il 2025.

Facendo riferimento agli Stati Uniti, a sfruttare le potenzialità dei robot è soprattutto il settore dell’auto, che sfrutta il 39% dei robot industriali utilizzati negli Stati Uniti. I dati del 2014 danno un rapporto di 117,7 robot ogni mille lavoratori. Segue a distanza il settore dell’elettronica da consumo (13,1 robot ogni mille lavoratori) e le industrie chimica e metallurgica (rispettivamente 9,9 e 8,3 robot per lavoratore). L’automazione è invece pressoché inesistente nei comparti cartiero e tessile.

Le previsioni

E’ l’ultimo rapporto del McKinsey Global Institute a darci un’idea di quello che potrebeb accadere in futuro. In uno studio approfondito sugli effetti dei robot, la società di ricerca ha tracciato e analizzato gli anni a venire di 2000 singole attività (per intenderci, non fa riferimento alla categoria agricoltore, ma parla di “addetto alle macchine agricole”, di “tornitore”, etc).

La ricerca dimostra che ben il 49% delle attività (che producono salari complessivi per annui per 15.8 miliardi di dollari), grazie alle attuali tecnologie, potrebbe essere svolto dai robot. Meno del 5% del totale professioni potrà essere completamente automatizzato e nel 60% dei lavori, il 30% delle attività potranno essere svolte automaticamente da robot.

 

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