Il dibattito politico apertosi la scorsa settimana sull’eventuale accordo tra il governo italiano e SpaceX per la fornitura di comunicazioni crittografate dalla costellazione satellitare Starlink chiama ora in causa le aziende nazionali del comparto spaziale.
Da una parte Roberto Cingolani, ad e dg di Leonardo, ha asserito che “SpaceX rappresenta la realtà tecnologica più evoluta”, se l’Italia compra il servizio Starlink, spetta poi “al nostro paese crittare e proteggere i segnali che vengono trasmessi” e Leonardo sa “come si fa e possiamo raggiungere questo risultato attraverso tecnologie di cui siamo in possesso”.
D’altronde risale giusto allo scorso 7 giugno l’accordo tra Telespazio (jv tra Leonardo e Thales) e SpaceX per integrare proprio Starlink nella rete globale di connettività ibrida e potenziare l’offerta di servizi di comunicazione a clienti istituzionali e industriali dei settori energetico e marittimo. Tra questi anche la Difesa.
Sul tema si è espressa anche Chiara Pertosa, ad di Sitael, azienda spaziale pugliese, che intervistata ieri dal Corriere della sera ha dichiarato: “Possiamo costruire una costellazione di satelliti a bassa orbita con meno di un miliardo, ma probabilmente avere solo una costellazione italiana non ha molto senso”. Pertanto, “nel breve termine affidarsi a un servizio già disponibile come quello offerto da Starlink è la soluzione più rapida”.
Quindi alcune aziende tricolori sono aperte all’accordo del nostro paese con Starlink, e si dichiarano pronte a collaborare con la divisione Internet satellitare di Elon Musk. Nel frattempo sulla questione Starlink sì o Starlink no per le telecomunicazioni sicure governative e militari dell’Italia, nel fine settimana i media hanno riferito circa il parere negativo del Quirinale…
Tutti i dettagli.
IL DIBATTITO SU STARLINK IN ITALIA
Se lunedì scorso il patron di SpaceX Elon Musk ha affermato di essere “pronto a fornire all’Italia la connettività più sicura e avanzata!”, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha precisato che c’è “l’esigenza di valutare ogni soluzione tecnicamente atta a fornire le capacità che servono alle forze armate”. Al momento le comunicazioni militari italiane fanno affidamento infatti sul programma Sicral (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarmi), un sistema satellitare per le telecomunicazioni governative in orbita alta realizzato da Telespazio, joint venture tra l’italiana Leonardo (67%) e la francese Thales (33%). Sussiste pertanto la necessità di dotarsi di sistemi, in orbita bassa, ad elevato datarate e bassa latenza. Tanto che Crosetto ha dichiarato che “La Difesa è interessata, obbligata forse, a integrare le proprie capacità con quelle fornite da satelliti in orbita bassa”.
Tra cui appunto Starlink. Dopodiché in conferenza stampa la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha difeso le interlocuzioni del governo con SpaceX, affermando che il sistema Starlink non ha “alcuna alternativa pubblica”.
LE ALTERNATIVE EUROPEE
Già perché l’opzione europea Iris2, l’iniziativa della Commissione europea progettata per offrire comunicazioni sicure per i governi e le agenzie europee con cui l’Ue mira a posizionarsi nella gestione dei sistemi satellitari in cui attualmente spadroneggia Starlink, non è un’alternativa praticabile nel breve termine. Se SpaceX ha già dispiegato quasi 7mila satelliti Starlink nello spazio (la metà di quelli in orbita), per Iris2 si punta a raggiungere la piena operatività nei primi anni del 2030.
Parallelamente, l’Ue ha avviato il progetto GovSatCom, (su cui si baserebbe Iris2) che dovrebbe essere lanciato entro la fine dell’anno, ma non ci sono garanzie sul rispetto della tabella di marcia (anche l’operatività di Iris2 era inizialmente prevista entro il 2027).
E le aziende nazionali, fiore all’occhiello del comparto aerospaziale, come si posizionano in tutto ciò?
LA POSIZIONE DELL’AD DI LEONARDO SU STARLINK
“Tutti i Paesi europei stanno valutando i sistemi satellitari a bassa orbita” ha spiegato al Foglio Roberto Cingolani, numero uno di Leonardo. “Tra le opzioni in campo, da valutare, c’è sicuramente Elon Musk. Ma non solo. Le cose cambiano in fretta in questo settore, nel giro di un anno lo scenario potrebbe essere diverso. È un momento di grande sviluppo. Ma certamente al momento SpaceX rappresenta la realtà tecnologica più evoluta. Il 2030, la data entro cui Iris2 dovrebbe entrare in funzione, è ancora parecchio lontano. Nel frattempo è necessario adottare soluzioni ponte”, ha evidenziato l’Ad. “Ovviamente Starlink è tra le possibilità che devono essere vagliate. Non è l’unica ma certo è quella più avanzata. Capisco che Musk, per il suo attuale ruolo politico, possa in qualche modo suscitare timori. Ma dal punto di vista tecnico e tecnologico è questo lo scenario in cui ci muoviamo”, ha osservato Cingolani.
LA GARANZIA DEI DATI AFFIDATA A LEONARDO IN CASO DI ACCORDO CON STARLINK
Inoltre, riguardo i timori sulla gestione di tali comunicazioni affidata alla società di proprietà del miliardario statunitense, Leonardo è pronta a fugare ogni dubbio. L’Italia è in grado di garantire la sicurezza dei dati? “Certamente. Noi compriamo un servizio, la banda e i satelliti. Dopodiché spetta al nostro paese crittare e proteggere i segnali che vengono trasmessi. Sappiamo come si fa e possiamo raggiungere questo risultato attraverso tecnologie di cui siamo in possesso”, ha assicurato l’ad di Leonardo, Cingolani.
LA TESI DI CHIARA PERTOSA, AD DI SITAEL
Anche l’ad di Sitael, Chiara Pertosa, ha affermato al Corriere della sera che “Nel breve termine affidarsi a un servizio già disponibile come quello offerto da Starlink è la soluzione più rapida”, aggiungendo comunque che “come Europa dobbiamo puntare sull’indipendenza”.
Pertosa ha precisato che “Possiamo costruire una costellazione di satelliti a bassa orbita con meno di un miliardo, ma probabilmente avere solo una costellazione italiana non ha molto senso”. Allora perché non abbiamo una costellazione satellitare in orbita bassa made in Italy? Secondo l’ad di Sitael, “Non è un problema di tecnologia: in Italia siamo perfettamente in grado di realizzare satelliti e costellazioni, abbiamo competenze eccellenti”.
Secondo Pertosa dunque “Il vero ostacolo sono i fondi. Creare una costellazione così importante in termini di numeri, richiede investimenti iniziali significativi. A livello europeo abbiamo impiegato 3 anni per lanciare il progetto Iris2 ed è finanziato solo al 60%. Negli Stati Uniti, i sussidi e i contratti di lungo termine permettono di recuperare questi costi nel tempo. In Europa, inoltre, abbiamo un approccio molto più frammentato e regolamentato”.
IL PROGETTO ITAL-GOVSATCOM, UNA STARLINK ITALIANA, A CUI PARTECIPANO ANCHE LEONARDO E SITAEL
Eppure, entrambe queste aziende partecipano già a un programma nazionale per una sistema satellitare innovativo per telecomunicazioni istituzionali denominato Ital-GovSatCom, lanciato nel 2018.
Il “Programma nazionale Ital-GovSatCom nasce come contributo all’iniziativa europea denominata, appunto, GovSatCom [già menzionata all’inizio], per permettere all’Italia un importante posizionamento in un settore strategico come quello delle telecomunicazioni istituzionali e si pone l’obiettivo di realizzare ed attivare un sistema satellitare innovativo e competitivo per l’erogazione di servizi di telecomunicazioni con caratteristiche di sicurezza, resilienza ed affidabilità tali da consentirne l’utilizzo per scopi istituzionali in diversi campi di applicazione, come protezione civile, sicurezza, difesa, aiuto umanitario, telemedicina, sorveglianza marittima” si legge nel comunicato stampa diffuso dall’Asi nel luglio 2019.
Per la sua realizzazione l’Asi, su impulso del Mise, ha dato vita ad un partenariato per l’innovazione con una compagine industriale che vede insieme Thales Alenia Space Italia (in qualità di capofila), Telespazio, Leonardo, Sitael e Airbus Italia e che ha coinvolto nella filiera 43 imprese di 12 regioni diverse.
Che ne è oggi di questo programma? Presto un approfondimento su Startmag, ma ora torniamo al dibattito attuale su Starlink.
UNO SCONTRO INTESTINO NEI PALAZZI DELLA DIFESA SU STARLINK?
Ieri Il Fatto quotidiano titolava: “Lo scontro alla Difesa e il no del Colle bloccano Starlink”.
Già sabato Il Post riportava infatti che “al Quirinale non piace granché l’ipotesi di affidarsi a Starlink”. Domenica il Fatto Quotidiano è tornato sulla questione, rilanciando anche su divergenze intestine al dicastero Difesa riguardo l’accordo in fieri con Starlink di SpaceX.
“Siamo nel 2022 e sull’eventuale accordo con Musk c’è una sorta di via libera da parte di ministeri e servizi” scriveva ieri il quotidiano, proseguendo: “Sul più bello, però, arriva un niet inaspettato, quello del VI Reparto della Difesa, che si occupa di informatica, cyber e tlc: il sì a Starlink affosserebbe un nuovo progetto di costellazione satellitare made in Italy, da realizzare dopo uno studio di fattibilità affidato a due società, una siciliana e una pugliese. Costo? Circa 700 milioni in 3 anni per la fase preliminare.”
Ma di che progetto si tratta?
COSA C’È SCRITTO NEI DPP DELLA DIFESA
In rete è difficile trovare riferimenti a questo progetto, anche setacciando gli ultimi Documenti programmatico pluriennale per la Difesa (Dpp), ovvero l’elenco dei programmi d’armamento e di ricerca in corso ed il relativo piano di programmazione finanziaria.
Nel Dpp 2023-2025, tra i programmi di previsto avvio, compare “Programma per lo sviluppo di una costellazione di satelliti per comunicazioni e relay dei dati ad elevato datarate e bassa latenza. Attraverso la citata costellazione si mira a: – fornire servizi di telecomunicazioni innovativi alle Forze Armate per supportarne il processo di digitalizzazione; – sviluppare una rete di scambio dati tra i satelliti governativi funzionale allo sfruttamento dei prodotti spaziali per esigenze tattiche; – aumentare la resilienza delle reti di comunicazioni a banda larga nazionali”.
Il documento precisa che “Il programma presenta un finanziamento sul bilancio del Ministero della Difesa per mezzo delle risorse recate da capitoli a “fabbisogno” per complessivi 5 milioni. Il programma ha un fabbisogno previsionale complessivo di 900 milioni di euro di cui al momento risulta finanziata una quota parte per 5 milioni di euro distribuiti in 1 anno”.
Dopodiché, questo progetto figura tra i programmi operanti della Difesa, come si legge nel recente Dpp 2024-2026, trasmesso dal ministro Crosetto lo scorso settembre.
Quindi il programma esiste ed è operante, secondo il Dpp.
IL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA
Dunque di soluzioni nazionali se stanno studiando (anche più di una), ma il problema restano sempre i tempi e le risorse.
Starlink invece è l’opzione pronta all’uso. Sempre il Fatto quotidiano scrive che “viene chiesto all’Agenzia spaziale un rapporto per spiegare perché urge dotare il Paese di una costellazione ed elencare le varie opzioni. Poi toccherà al Consiglio Supremo di Difesa analizzare il report e fare una scelta”.
D’altronde anche la presidente del Consiglio Meloni ha precisato che sul dossier Starlink “si tratta di interlocuzioni che rientrano nella normalità del lavoro che fa un governo cioè sono interlocuzioni che noi abbiamo con decine di aziende che arrivano e si propongono per le cose più disparate dopodiché funziona che si fa un’istruttoria e all’esito di quella istruttoria se la cosa è di interesse si pone nelle sedi competenti” che in questo caso vanno dal “Consiglio Supremo di Difesa fino al Parlamento”. Quindi “siamo banalmente nella fase istruttoria” ha ribadito Meloni.
Tuttavia, secondo il Fatto, “il parere del capo dello Stato, che presiede il Consiglio, non è vincolante, ma un suo no sarebbe la pietra tombale su ogni rapporto organico con SpaceX”.