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Non solo Sicral, perché alle forze armate serve un sistema come Starlink. Parla Panero (Cesi)

Come funzionano adesso le comunicazioni delle nostre forze armate? E perché sarebbe importante un eventuale impiego di Starlink? Conversazione di Startmag con Emmanuele Panero, responsabile del Desk Difesa e Sicurezza del CeSI, Centro Studi Internazionali presieduto da Andrea Margelletti

 

Sulle comunicazioni satellitari sicure, SpaceX è il soggetto tecnologicamente più avanzato e, ad oggi, non ci sono alternative pubbliche. È quanto ha precisato ieri la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in conferenza stampa precisando che per l’Italia significa soprattutto garantire comunicazioni sicure per le nostre sedi diplomatiche e per i nostri contingenti militari all’estero

Ma come funzionano adesso le comunicazioni delle nostre forze armate?

Lo abbiamo chiesto all’analista Emmanuele Panero, analista, responsabile del desk Difesa e Sicurezza del CeSI.

Al momento le comunicazioni militari italiane fanno affidamento infatti sul programma Sicral (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarmi), un sistema satellitare per le telecomunicazioni governative in orbita alta realizzato da Telespazio, joint venture tra l’italiana Leonardo (67%) e la francese Thales (33%).

“La necessità di comunicazione è sempre più aumentata, le crescenti esigenze di ampiezza di banda comportano una nuova capacità di volume di comunicazione”, spiega Panero: “Questo può essere fatto come nel programma Sicral 3 con l’introduzione di una nuova banda (Ka), ma anche attraverso sistemi ridondanti, in primis quello in orbita bassa. Starlink, realizzato da SpaceX, è proprio un sistema in orbita bassa, quindi ridondante che aumenta il volume di comunicazione trasmissibile via satellitare”.

Ad oggi Starlink è quella che si rivela indispensabile per le forze armate? “Al di là dell’indispensabilità, è che non esistono da qui ai prossimi anni delle soluzioni comparibili”, sottolinea l’esperto del centro studi presieduto da Andrea Margelletti: “Iris2, sviluppata in ambito Ue, mira a realizzare la costellazione satellitare di 290 satelliti nel 2030, quindi questo comporta un ritardo di almeno 5 anni rispetto a delle esigenze che potrebbero presentarsi nel prossimo futuro”.

Al momento “Starlink gode di circa 6700 satelliti e nelle proiezioni più ambiziosi dell’azienda potrebbe raggiungere 42mila satelliti, quindi il tema non è tanto competitività in sé di Starlink, o sul prodotto in sé, ma sul fatto che non sono presenti tecnologie comparabili nel contesto continentale europeo”, ha concluso Panero.

 

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