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Tavares

Tutte le sbandate cinesi di Stellantis

Stellantis continua a rivedere le proprie joint venture in Cina. Dopo la cessazione con Gac, nuovo maquillage per la partnership con Dongfeng

Mentre l’ultima indagine annuale dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, condotta su un campione di 470 imprese e presentata dall’Anfia e dalla Camera di Commercio di Torino certifica che è andata logorandosi quella ragnatela di rapporti industriali avviluppata attorno a Fiat e la filiera italiana dell’auto è sempre meno legata alle attività di Stellantis, il gruppo guidato da Carlos Tavares continua a modificare la sua presenza in Cina.

LA CINA (DELL’AUTO) SEMPRE PIU’ VICINA

Paese che, sempre secondo i sondaggi di Anfia, continua a preoccupare l’automotive italiano: il 36% delle imprese della filiera lo percepisce infatti come una minaccia e solo il 16% parla di opportunità da cogliere mentre il 48% dice di non riuscire a “esprimere un giudizio, manifestando incertezze nel valutare a oggi le implicazioni” per l’industria europea.

BYE BYE ITALIA

Una cosa è certa: dalla fusione con Psa la ex FCA sta sciogliendo i rapporti contrattuali che furono di Fiat. Secondo lo studio, la quota di aziende che hanno ancora in essere contratti con Stellantis e Iveco in solo un anno è scesa dal 72,9% al 68,4% e la percentuale di operatori con un fatturato di oltre il 50% legato alle due multinazionali è crollata dal 39,6% al 33,3%, mentre il peso dei ricavi medi generato dalle vendite ai due costruttori si contrae dal 40,7% al 35,5%.

CHE COMBINA STELLANTIS IN CINA?

Quanto all’estero, c’è fermento per le attività cinesi del gruppo nato nel 2021 dalla fusione tra Psa e Fca: infatti, oltre ad avere esplorato la fattibilità di un’intesa con Zhejiang Leapmotor Technologies, startup del gruppo Faw e dopo la liquidazione della joint venture tra Stellantis e Guangzhou Automobile Group Company, ora Carlos Tavares ha sottoscritto un accordo per il trasferimento di beni e cespiti patrimoniali della joint venture paritetica Dpca (Dongfeng Peugeot Citroën Automobile) alla Casa cinese, a fronte di un corrispettivo di 1,714 miliardi di yuan (circa 221 milioni di euro al cambio attuale).

La transazione riguarda alcuni diritti immobiliari su edifici e strutture industriali a Wuhan e Xiangyang attualmente utilizzati dalla Dpca (Dongfeng Peugeot Citroën Automobile) per produrre veicoli a marchio Peugeot, Citroën e Fukang. Contestualmente, è stato firmato un contratto di leasing con cui Dongfeng affitterà i beni acquistati alla stessa Dpca per un periodo di dieci anni.

Parrebbe dunque che, riconosciute le difficoltà di altri Gruppi esteri ben radicati in Cina, come le Case nipponiche e quelle tedesche, Stellantis miri a diluire la propria presenza sul territorio, con le vetture Peugeot e Citroën destinate alla Cina e all’esportazione che, in base alla nuova formulazione, saranno prodotte negli stabilimenti appartenenti a Dongfeng Motors.

IL TAGLIANDO ALLA PARTNERSHIP

Non ci sarà però quella risoluzione del rapporto vista con Gac. Dalla jv anzi fanno sapere che le due parti intendono “approfondire ulteriormente la loro cooperazione” ed “espandere l’esportazione di veicoli e componenti” frutto del lavoro congiunto. Stellantis e Dongfeng confermano “l’impegno a rispettare l’accordo di collaborazione strategica firmato nel 2019”, incluso l’attuale modello di governance della joint venture e il “sostegno costante alla crescita sostenibile” dell’impresa congiunta.

STELLANTIS PREFERISCE GLI USA ALLA CINA?

Alcuni osservatori sostengono che le modifiche alla joint venture siano spia della volontà di Stellantis di disimpegnarsi da un mercato che sta dimostrando di essere sempre più autarchico. Secondo questa tesi, le recenti mosse Usa del Gruppo andrebbero invece lette nel senso che Carlos Tavares guardi sempre più a Occidente e sempre meno all’Oriente.

Non è detto. Occorre tenere anzitutto a mente che per via di una legge che Pechino ha smantellato solo negli ultimi anni, in precedenza per produrre in Cina occorreva instaurare jv con realtà affini. Con l’abrogazione della norma, molti attori esteri hanno però deciso di chiuderle o comunque di sottoporre le collaborazioni locali a restyling poderosi per trarre maggiore convenienza dai rapporti in essere.

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