Sulla Topolino amaranto / Si sta che è un incanto / Nel quarantasei / Se le lasci sciola un po’ la briglia / Ti sembra una Aprilia, rivali non ha, cantava nel 1975 Paolo Conte, a rimarcare l’italianità della piccola e caratteristica vettura Fiat. Italianità che Stellantis oggigiorno vorrebbe ribadire anche con l’erede della Topolino: stesso nome per una microcar elettrica che può essere guidata già dai quattordici anni.
LA NUOVA FIAT TOPOLINO ARRIVA DAL NORD AFRICA
Che la nuova Topolino non sia esattamente italiana, ma figlia del nuovo corso internazionale del Gruppo, i puristi lo sanno bene: è di fatto gemella della curiosa Citroën Ami. Ma questo al governo, arrivato ormai ai ferri corti nel suo tavolo delle trattative con Stellantis (l’esecutivo chiede al Ceo, Carlos Tavares, di tornare sopra al milione delle vetture prodotte in Italia, mentre il Gruppo si sta stabilizzando attorno a cifre che rappresentano più o meno la metà dell’obiettivo fissato dal Ministero del Made in Italy) interessa poco.
La nuova linea dell’esecutivo, stante l’indisponibilità di dialogo con Tavares, sembra ormai essere quella di impedire a Stellantis di fregiarsi in pubblico di produrre vetture italiane, se poi così non è. E allora ecco che, dopo la querelle sull’Alfa Romeo polacca Milano, che a seguito dell’intervento del governo ha dovuto cambiar nome in Junior, adesso sono guai per la nuova Topolino.
IL SEQUESTRO DELLE MICROCAR A LIVORNO
Il quotidiano toscano Il Tirreno ha infatti riportato la notizia secondo la quale 119 Fiat Topolino e 15 Fiat Topolino Dolcevita sono state sequestrate da Guardia di finanza e Agenzia delle dogane e dei monopoli appena sbarcate a Livorno.
Il motivo? La presenza di tricolori italiani sulla carrozzeria che secondo la nuova linea della tolleranza zero tracciata dal governo con Stellantis costituisce però fallace indicazione sull’origine del prodotto: il consumatore vedendoli si convincerebbe che sia un’auto elettrica made in Italy ma viene invece fabbricata in Marocco per poi essere spedita a Livorno su navi merci.
LE NORME CHE TAGLIANO LE GOMME A STELLANTIS
Ciò che qualche settimana fa ha spinto i legali di Stellantis a suggerire a Carlos Tavares e a Jean-Philippe Imparato di non impuntarsi sul nome Milano per l’Alfa Romeo polacca, dato il concreto rischio di essere bloccata alla frontiera italiana, sta insomma accadendo con la Fiat Topolino marocchina.
Sì, perché se alle Dogane si vuole essere puntigliosi, ci sono tutti gli strumenti per bloccare il commercio di beni importati che in qualche modo generino nell’utente false aspettative, causando al contempo un danno economico per chi invece produce in Italia.
PERCHÉ LE DOGANE SEQUESTRANO LA FIAT TOPOLINO
Com’è possibile leggere in questi materiali dell’Agenzia delle dogane sulle norme di riferimento, non si può rivendicare l’origine nazionale (“made in Italy”) per quei beni per i quali una parte rilevante del processo produttivo è stato realizzato all’estero. Rispetto all’Alfa Romeo, che ha dovuto frettolosamente cambiare strada per colpa del nome del modello (Milano), qui più che Topolino rileverebbe l’apposizione del tricolore italiano.
L’Accordo di Madrid permette di bloccare alla frontiera le merci per le quali vi sia il fondato sospetto che rechino una falsa o fallace indicazione di provenienza. In quel caso è possibile far scattare un fermo amministrativo all’atto della loro introduzione nel territorio dello Stato da parte degli uffici doganali competenti. La questione inoltre non ha solo natura civilistica-amministrativa, avendo potenzialmente rilievo penale.
L’articolo 517 del Codice penale individua la seguente condotta: “Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in circolazione opere dell’ingegno o prodotti industriali, con nomi, marchi o segni distintivi nazionali o esteri, atti a indurre in inganno il compratore sull’origine, provenienza o qualità dell’opera o del prodotto, è punito, se il fatto non è preveduto come reato da altra disposizione di legge, con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a ventimila euro”.
GLI INVESTIMENTI MAROCCHINI DI STELLANTIS
Un bel grattacapo, per Stellantis che, accusata dall’esecutivo italiano di attuare un rapido disimpegno nel nostro Paese (testimoniato per esempio dall’attuale chiusura dell’impianto torinese di Mirafiori) pare invece sempre più convinta a investire nella sponda settentrionale del Mediterraneo.
Nel novembre del 2022 il Gruppo, accolto con tutti gli onori dal Capo del Governo locale e mezzo esecutivo – dal Ministro dell’Industria e del Commercio al Ministro per gli investimenti -, aveva annunciato un investimento di oltre 300 milioni di euro a favore dell’impianto produttivo marocchino di Kenitra allo scopo di raddoppiarne la capacità produttiva lanciando anche una piattaforma “smart car”.
A seguito di quell’investimento l’impianto oltre ad aver creato 2mila posti di lavoro in più ha raddoppiato la propria capacità produttiva fino a raggiungere i 400.000 veicoli all’anno, a cui vanno aggiunti 50.000 esemplari dei veicoli elettrici: Citroën Ami e Opel Rocks-e. E dato che la nuova Fiat Topolino è la gemellina della Ami, si spiega perché Stellantis, anziché adibire ad hoc una fabbrica italiana, abbia scelto di sfornarla da quelle linee.
TUTTE LE FIAT PRODOTTE FUORI DALL’ITALIA
Con il sequestro delle Topolino, Stellantis è avvertita: il governo italiano la sta marcando a uomo. Anzi, a vettura. E di vetture Fiat prodotte all’estero, come Start ha ribadito più e più volte in questi mesi, ce ne sono davvero tante: oltre alla Topolino marocchina e, appunto, all’Alfa Romeo Milano fatta in Polonia, non bisogna dimenticare infatti la 500 algerina, la futuribile Panda serba e la 600 polacca.