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Semi definitivo? Tesla annuncia (ancora) modifiche per il camion elettrico

Dall'annuncio alla produzione dei primi esemplari a tiratura limitata come i francobolli più rari sono passati cinque anni e ne saranno trascorsi con ogni probabilità ben nove quando il Semi inizierà a essere sfornato su larga scala. Dopo i robotaxi, il Cybertruck (che perde il suo uomo di punta) e la guida autonoma, l'ennesima promessa che Elon Musk ha faticato a concretizzare?

Ufficialmente è un restyling, ufficiosamente un aggiornamento per adattarlo ai cambiamenti del mercato che si sono resi inevitabilmente necessari dopo tutti gli anni rimasti nel limbo. Perché si parla di Tesla Semi dal 2017, ma solo il prossimo anno dovrebbe entrare in produzione di massa. Sarebbe dunque impensabile immettere sul mercato un mezzo così come era stato pensato ormai quasi dieci anni fa.

TESLA (RI)ANNUNCIA IL SEMI

Durante l’assemblea annuale degli azionisti, Tesla ha mostrato il nuovo design del camion elettrico Tesla Semi, aggiornato con modifiche al telaio, qualche vezzo luminoso e un’impostazione aerodinamica rivista.

L’azienda ha dichiarato che il veicolo sarà “più efficiente”, potrà trasportare un carico maggiore e sarà “progettato per l’autonomia”. Quest’ultima definizione la più interessante dal momento che, come si vedrà a breve, sembra suggerire che il camionista potrà essere affiancato dalla guida autonoma.

SOLO MARKETING?

A livello estetico, il mezzo è stato senz’altro reso più avveniristico, almeno a giudicare dalle foto diffuse dalla Casa di Elon Musk. Dal punto di vista delle prestazioni, non è sfuggito che sebbene Tesla come anticipato abbia definito il nuovo Semi “più efficiente”, nel materiale diffuso venga comunque citato lo stesso valore di 1,7 kWh per miglio già annunciato in precedenza.

L’aspetto interessante riguarda comunque la decisione di Musk di procedere con la scommessa di un camion completamente elettrico, con autonomia dichiarata fino a 800 chilometri e capacità di ricarica rapida “Megacharger”, nonostante la ben nota inchiodata a livello commerciale dei mezzi a batteria e l’ostilità nei confronti degli stessi mai nascosta dall’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump.

LE AZIENDE VOGLIONO ANCORA ESSERE SOSTENIBILI?

Probabilmente in Tesla sperano nel fatto che, mentre il sogno dell’auto elettrica privata si allontana, almeno in Occidente, le aziende vogliano ancora reclamizzare la propria sostenibilità al grande pubblico facendo incetta di mezzi alla spina, sull’onda (verde) di quanto accaduto negli anni scorsi, quando per esempio Amazon investì in Rivian commissionando alla startup americana il rinnovo della propria flotta di furgoni per le consegne. In quel caso, però, è ben noto che l’accordo si è infranto piuttosto presto con la realtà della situazione contingente.

I TANTI RITARDI DEL SEMI

A livello tecnologico, Tesla pur restando sul vago pare promettere che il Semi sarà già compatibile con gli ultimi ritrovati in tema di guida autonoma. Chiara la volontà di provare a recuperare il terreno perduto offrendo ciò che rivali come Daimler e Volvo, entrambe con diversi esemplari elettrici in scuderia, non posseggono.

La realtà, comunque, è che dall’annuncio alla produzione dei primi esemplari a tiratura limitata come i francobolli più rari sono passati cinque anni e ne saranno trascorsi con ogni probabilità ben nove quando il Semi inizierà a essere sfornato su larga scala, incarnando l’ennesima promessa di Musk (come il Cybertruck, i robotaxi o la stessa guida autonoma) arrivata sul mercato con un ritardo enorme rispetto ai primi annunci.

Come già ricordato su queste stesse pagine, esiste persino un sito web chiamato “Elon Musk Today,” che tiene traccia dei giorni trascorsi dalle scadenze che l’imprenditore stesso aveva indicato a fan e azionisti al fine di evidenziare la sua propensione all’ottimismo.

LO SPAURACCHIO DEL CYBERTRUCK

E proprio il Cybertruck pare configurarsi come il più grande spauracchio per Tesla: lanciato nel novembre 2023 dopo innumerevoli rinvii, avrebbe venduto assai meno delle attese. La Casa texana non distribuisce numeri ufficiali ma l’ultimo richiamo (di una lunga serie) lasciava supporre che sulle strade americane ne circolassero appena 46.096 unità fino ai primi mesi del 2025. Secondo una vecchia dichiarazione di Musk, l’intento era sfornarne 250mila ogni anno. La discrepanza è notevole.

The Verge sottolinea che i numeri più aggiornati sono ancora più scoraggianti: nel terzo trimestre 2025 Tesla avrebbe venduto appena 5.385 Cybertruck (-63% rispetto allo stesso periodo del 2024). Da inizio anno l’azienda avrebbe piazzato poco più di 16mila dei propri pickup elettrici.

Il mezzo, che non potrà essere omologato in Europa per via della sua foggia e rinuncia così ab origine a un mercato molto importante, nelle ultime ore ha perso pure il proprio uomo di punta: Siddhant Awasthi, responsabile del programma Cybertruck. L’ingegnere che ha guidato lo sviluppo del pick up elettrico e la produzione su larga scala, curando strategia di prodotto, qualità e supply chain, da luglio aveva assunto anche la guida del programma Model 3 ed era in Tesla da otto anni.

Non è dato sapere se Awashti abbia deciso di cambiare azienda proprio a causa delle scarsissime vendite del Cybertruck, ma è chiaro che quel modello (che inizialmente aveva suscitato parecchio entusiasmo tra i fan di Musk, con tantissimi pre-order giunti al sito ufficiale) ora è visto in azienda come una summa di errori da non ripetere.

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