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Ecco perché il governo ha rivoluzionato il cda di Ita Airways

Che cosa cambierà in Ita Airways dopo la mossa inattesa del governo che ha nominato un nuovo consiglio di amministrazione della compagnia aerea. Fatti, nomi, indiscrezioni e approfondimenti

 

Perché Giorgetti e Turicchi, con l’assenso di fatto di Palazzo Chigi, hanno ribaltato il cda di Ita Airways silurando i consiglieri esperti di trasporto aereo? Perché non hanno atteso il paio di mesi necessario affinché i tedeschi di Lufthansa potessero indicare i loro due consiglieri di amministrazione come previsto dai patti? C’è per caso una sorta di piano B tutto statale allo studio del governo nel caso la prospettiva tedesca non si realizzi?

Sono alcune delle domande che circolano in questi giorni nei palazzi non solo romani dopo la mossa inattesa del ministero dell’Economia e fortemente gradita (se non direttamente promossa) dal presidente della compagnia, Antonino Turicchi (nella foto), che è rimasto ora dominus unico e incontrastato dell’azienda di Stato; mossa del Mef avallata dalla presidenza del Consiglio.

Ecco fatti, nomi, ricostruzioni, indiscrezioni e scenari.

LE NOVITA’ DECISE DAL MEF PER ITA AIRWAYS

Per Ita Airways il nuovo consiglio d’amministrazione si riduce da cinque a tre membri: così ha deciso il ministero dell’Economia il 20 luglio. Per il prossimo triennio viene confermato l’attuale presidente Antonino Turicchi ed entrano due consiglieri, Valeria Vaccaro e Francesco Spada (provenienti, rispettivamente, dal Tesoro e dalla presidenza del Consiglio). Con la decisione presa dall’assemblea degli azionisti (Mef), escono di scena l’amministratore delegato Fabio Lazzerini insieme ai due consiglieri, il manager Frances Vyvyen Ouseley e Ugo Arrigo (che era stato voluto nello scorso novembre da Palazzo Chigi su indicazione del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari): Ouseley è stata country manager di easyJet e Arrigo è un economista esperto di trasporto aereo. Ora il board della compagnia aerea appare una sorta di cda di una vecchia partecipata statale, se non addirittura di una società in house del Mef, intriso di dirigenti ministeriali e personalità di assoluta fiducia dell’azionista Tesoro.

TURICCHI DOMINUS INCONTRASTATO

Insomma, a soli due mesi dal previsto passaggio a Lufthansa del 41% delle quote azionarie e della cloche gestionale a Lufthansa, Ita Airways cambia quasi tutti i suoi vertici. Al timone della compagnia erede di Alitalia resta l’uomo di fiducia del ministro Giancarlo Giorgetti: il presidente Antonino Turicchi, che ha ora assunto le deleghe più importanti dell’estromesso ad e fondatore di Ita, Fabio di Lazzerini. Ha sottolineato La Stampa: “Da una parte il Tesoro a guida leghista, dall’altra Fratelli d’Italia: Giorgetti, di sponda con Turicchi, ha voluto anticipare il cambio di rotta, con una mossa sgradita al partito della presidente del Consiglio”.

IL VIA LIBERA DI PALAZZO CHIGI

Mossa sgradita davvero a Fratelli d’Italia? Non parrebbe visto che, secondo la ricostruzione di Start Magazine, sul nuovo assetto di Ita c’è stato comunque un via libera di Palazzo Chigi: non a caso nel nuovo cda c’è un dirigente, Francesco Spada, del dipartimento per l’Attuazione del programma di governo della Presidenza del Consiglio, dipartimento appannaggio proprio di Fazzolari.

CHI E’ ARRIGO USCITO DAL CDA

Chi è Arrigo uscito dal cda? Ecco quello che scrisse Verità & Affari, quotidiano fondato da Maurizio Belpietro, quando l’economista divenne consigliere di amministrazione di Ita: “Arrigo segue da decenni la partita Alitalia, indipendentemente dal colore politico dei governi. Docente universitario dell’Università Bicocca, insegna finanza e contabilità pubblica, quasi un’eresia per una Milano e un mondo universitario meneghino più avvezzo ai temi della finanza delle banche e delle imprese. Un liberista, consapevole però del fatto che se l’economia s’inceppa, lo Stato deve fare la sua parte. Arrigo è uno che conosce bene il mondo delle partecipate dello Stato. Alitalia inclusa. E che ha dimostrato di vederci lungo: era consulente anche ai tempi dei capitani coraggiosi di Silvio Berlusconi. Ma non essendo convinto che l’operazione sarebbe andata a buon fine, la criticò duramente. Cosa che gli costò l’incarico”.

LE RIMOSTRANZE DEL PD

Da notare il comunicato del Pd sul ribaltone: “L’azzeramento del Cda di Ita Airways, che ha portato all’uscita dell’ad Fabio Lazzerini e dei consiglieri Ugo Arrigo e Frances Ouseley e alla designazione di un nuovo consiglio privo di consiglieri con esperienza nel settore, in una fase di transizione estremamente delicata a meno di due mesi dalla firma dell’accordo con cui Lufthansa si è impegnata a entrare nel capitale della compagnia, desta molte perplessità”, ha affermato Antonio Misiani, responsabile Infrastrutture della Segreteria nazionale Pd.

IL NUOVO ASSETTO DI ITA AIRWAYS

Il nuovo assetto di Ita è una sorta di monarchia assoluta con Turicchi alla testa. Dopo l’assemblea ieri pomeriggio si è poi riunito il Cda: tutte le deleghe operative di Lazzerini sono state affidate ad Andrea Benassi (attuale Chief network fleet and alliances officer) che assumerà l’incarico di direttore generale. Inoltre, Francesco Presicce (Chief technology officer), è stato nominato Accountable manager, posizione in precedenza ricoperta dallo stesso Lazzerini. Il collegio sindacale è stato invece riconfermato in toto con Marina Scandurra Presidente, Paolo Maria Ciabattoni e Giovanni Naccarato come sindaci effettivi.

COME E’ NATO IL NUOVO CDA DI ITA AIRWAYS

Sta di fatto che la terna del cda non è stata la prima scelta del governo. Infatti all’inizio la terna scelta dal ministero dell’Economia era formata da Turicchi, confermato alla presidenza, Ugo Arrigo e Olga Cuccurullo, dirigente del Mef e con esperienze passate e presenti in altri partecipate e controllate di Stato. La presenza di Arrigo nella prima terna e l’uscita di Lazzerini era di fatto un apprezzamento indiretto verso l’operato di Arrigo che, secondo ambienti sindacali di Ita, non poche volte si era scontrato con l’ex amministratore delegato pur senza ricevere supporto dal presidente Turicchi, che invece all’epoca si schierava con Lazzerini. Eppure nella terna finale Arrigo scompare. Come mai? Fonti interne ai Palazzi sostengono che l’economista avrebbe avrebbe spiegato a Fazzolari che con quell’assetto a tre si sarebbe sentito isolato, ossia una voce destinata a restare stabilmente in minoranza e dunque di fatto inutile, per questo avrebbe comunicato la sua indisponibilità a entrare nel nuovo cda.

CHE COSA DICE IL COMUNICATO E COSA HA SCRITTO IL SOLE

Nel comunicato la compagnia Ita spiega che la decisione di nominare un consiglio di tre componenti è «coerente con gli accordi intercorsi tra il ministero dell’Economia e Lufthansa», in base ai quali «per effetto della sottoscrizione di un aumento di capitale a lei riservato, la compagnia tedesca entrerà nell’azionariato ed esprimerà altri due consiglieri, di cui uno con il ruolo di Ad». A questo proposito – ha scritto il Sole 24 ore – “il nome che al momento sembra più probabile per ricoprire la posizione di Ad sembra essere quello di Joerg Eberhart (Head of strategy di Lufthansa). In sostanza il Cda dopo questa fase transitoria, tornerà a cinque componenti una volta completata l’acquisizione del 41% del capitale sociale di Ita Airways da parte di Lufthansa, attraverso un investimento di 325 milioni di euro destinato all’aumento di capitale”.

RUMORS E SCENARI

Ma non tutto è così chiaro: perché non rinnovare il cda e contemporaneamente inserire i due consigliere di nomina tedesca? Perché questa accelerazione imprevista? In ambienti della maggioranza di governo si bisbiglia – e c’è pure chi sotto sotto lo auspica – che l’accordo con Lufthansa non si concretizzerà davvero e dunque con un cda tutto “ministeriale” si possa pilotare meglio una soluzione pubblica. Magari – chissà – con un Turicchi che potrebbe prendere la guida di Cassa depositi e prestiti alla scadenza del mandato di Dario Scannapieco. Solo rumors? Si vedrà.

ENIGMA LUFTHANSA

Comunque nei giorni scorsi era emerso che ancora Lufthansa non ha formalizzato la richiesta per ottenere l’autorizzazione della Direzione generale per la Concorrenza di Bruxelles che dovrà pronunciarsi per poter dichiarare chiusa l’acquisizione e procedere all’aumento di capitale. Di fronte all’incertezza dei tempi, in previsione dell’arrivo dell’autunno, quando tradizionalmente le compagnie aeree bruciano cassa, ieri l’assemblea ha dato anche il via libera all’erogazione dei 250 milioni, ultima tranche degli 1,35 miliardi già autorizzati dalla Commissione europea.

I PASSAGGI SUCCESSIVI

I passaggi successivi della privatizzazione – ha sottolineato il Sole 24 ore – prevedono che Lufthansa possa esercitare l’opzione di acquisto di un ulteriore 49% una volta raggiunto il breakeven, il Ceo Carsten Spohr parlando con gli analisti si è detto «fiducioso di poter trasformare Ita in una compagnia redditizia entro il 2025», ma anche aggiunto che «si tratta di una possibilità, non possiamo essere costretti a rilevare tutta la compagnia fino a quando tutti gli obiettivi non sono stati raggiunti». La terza fase scatterà dal 2028, con l’opzione per l’acquisizione dell’ulteriore 10% per portare nel complesso l’investimento di Lufthansa a 829 milioni di euro.

IL SILURAMENTO DI LAZZERINI

Sta di fatto che l’effetto più evidente della mossa di Giorgetti è stato il siluramento dell’amministratore delegato Lazzerini: “L’espressione «risoluzione consensuale» con Lazzerini utilizzata nel comunicato stampa serviva principalmente a limitare possibili ulteriori strascichi giudiziari da parte della compagna nei confronti dell’ex ad, sparito dai radar mediatici da diversi giorni dopo aver ammesso lo scorso 13 luglio, nell’ultimo incontro con la stampa, che «i conti di Ita non sono ancora in ordine»”, ha scritto Lettera 43 diretta da Paolo Madron (che con il precedente vertice di Ita ha avuto un contrastato rapporto, secondo anticipazioni di Report poi non andate in onda). “Lazzerini ha cercato di ritardare il più possibile l’assemblea, ma ormai la situazione si era talmente deteriorata che il suo intento non ha trovato sponde neanche tra i suoi storici supporter del Pd, da Dario Franceschini a Paola De Micheli fino al sindaco di Roma Roberto Gualtieri (da sempre sostenitori del matrimonio tra Ita e Air France) che lo nominarono alla guida di Ita quando erano rispettivamente ministri dei Trasporti e delle Finanza sotto il governo Conte, nonostante le discutibili competenze sugli aspetti finanziari. E dopo che erano venuti meno anche i legami forti col Mef, dopo l’addio del direttore generale Alessandro Rivera e del responsabile della valorizzazione del patrimonio pubblico Filippo Giansante, nonché dei sei consiglieri di Ita dimissionari che lo avevano sempre spalleggiato nella gestione”, ha aggiunto Lettera 43.

LE CRITICHE A LAZZERINI

“A Lazzerini nei mesi scorsi – ha ricostruito il giornale diretto da Madron – sono state contestate molte operazioni che rischiano di configurarsi danno erariale alle casse dello Stato. Come il contratto da 4 milioni di euro con TIE, True Italian Experience, una società fondata nel giugno 2020 con sede a San Polo d’Enza, che nasce per promuovere l’Italia nel mondo, gestita da Gianni Prandi, grande amico del segretario della Cgil Maurizio Landini; l’attribuzione del Premio di Risultato di 300 mila euro che si sommano ai 400 mila euro di stipendio annuo pur avendo chiuso il bilancio 2022 con circa 500 milioni di perdite; le numerose cause legali; i viaggi in Sardegna al Forte Village con ospiti mai resi noti pubblicamente a spese di Ita Airways; e ultimo ma non meno importante, l’attività di ostacolo a Lufthansa-MSC prima, e a Lufthansa dopo, che ha causato il rallentamento enorme alla trattativa facendo perdere quel miliardo di euro che a gennaio 2022 avrebbe sollevato le tasche dei contribuenti privatizzando la compagnia”.

LA NUOVA FILIERA TREMONTIANA

I più avvezzi alla manovre politicistiche insite nelle società statali notano una sorta di filiera tremontiana che si è consolidata in Ita: dal leghista Giorgetti al Mef a Turicchi (tremontiano di ferro anche in Cassa depositi e prestiti quando l’attuale senatore di Fratelli d’Italia era ministro dell’Economia nei governi Berlusconi), fino a Gaetano Caputi, attuale capo di gabinetto del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: Caputi fu vicecapo di gabinetto (2002/04) e capo del legislativo (2004/06) del ministro Tremonti all’Economia.

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