Fca guarda al post Marchionne. Dopo la presentazione dei conti e dei risultati ottenuti grazie al lavoro dell’ex amministratore delegato Sergio Marchionne, scomparso a causa di una grave malattia il 25 luglio, Mike Manley, nuovo ad della società ha il compito di guardare al futuro.
Tra i progetti, almeno quelli annunciati ufficialmente, c’è quello di conquistare la Cina e di rendere protagonista della società il marchio Jeep. Ma, ora che il debito è azzerato, Fca può anche tonare a guardare all’America. Di questo abbiamo chiacchierato con il giornalista Ugo Bertone, esperto di Fca e non solo.
FCA E IL RITARDO SULLA CINA
Prima di guardare a quello che sarà facciamo un passo indietro. Che Fca avesse sbagliato la sua strategia con la Cina “lo aveva ammesso anche lo stesso Marchionne”, ricorda a Start Magazine Ugo Bertone. “Il manager aveva riconosciuto che Fiat, in particolare, si era mossa con colpevole ritardo sulla Cina e l’azienda aveva già rifatto linea e accordi con Pechino”.
“In Cina ha avuto una crescita importante Maserati, che in questi mesi è venuta meno per una vicenda di dazi cinesi: non era conveniente per i cittadini cinesi comprare una Maserati prima del primo luglio perchè avrebbero dovuto pagare delle tasse che oggi dovrebbero essere state tolte – spiega Bertone – Il calo delle vendite registrato e annunciato da Manley nei giorni in occasione della presentazione dei conti di Fca, è dunque un fatto episodico, che però è servito a dimostrare quanto ormai la Cina sia un mercato importante”.
OBIETTIVO CONQUISTARE PECHINO
“Manley ha sottolineato che la Cina in futuro dovrebbe crescere grazie agli sforzi che l’azienda ha fatto per promuovere l’ultimo modello Jeep a sette posti e che dovrebbe incontrare una buona risposta da parte del mercato cinese”, dice Bertone, sottolineando che è “molto più difficile è la questione su accordi ed integrazione sul fronte commerciale, visto il clima che corre tra Trump e la Cina”.
ACCORDO CON HYUNDAI?
“Ma se in Cina viene meno un appeal speculativo, questo invece resta nei confronti di Hyundai. Fca potrebbe concludere accordi sulle nuove tecnologie, anche se dopo la scomparsa di Marchionne le strategia del gruppo andranno riviste in profondità”
LA VERA PARTITA SI GIOCA IN AMERICA
“In un passato recente, viste le chiusure registrate con General Motors in America e la difficoltà anche di immaginare un accordo con i tedeschi, la scelta di un interlocutore in Asia appariva la più probabile”, aggiunge a Start Magazine Ugo Bertone. “Ma i giochi ora sono da ridiscutere e a da riformulale, anche alla luce dell’abbattimento del debito, che potrebbe aprire scenari che prima sembravano impossibili. La Cina conta perché sicuramente è l’area in cui il gruppo si può espandere, ma la vera partita si gioca in America”.
NUOVO ACCORDO CON GM?
E parlando di nuovi scenari, Bertone ipotizza che “Fca potrebbe ripensare ad un nuovo accordo con General Motors. Marchionne era fortemente favorevole all’accordo con General Motors, ma lui stesso rappresentava un ostacolo perchè non era facile pensare di portarsi in casa un manager così importante e di quel talento”.
COME CAMBIERA’ IL PIANO PRESENTATO DA MARCHIONNE
A giugno 2018, Marchionne aveva presentato il nuovo piano industriale di Fca: più Jeep, Alfa Romeo e Maserati e più auto elettriche, meno diesel e meno auto Fiat. Ma “il piano cambierà tanto, anche se è presto dire come. Il piano sarebbe cambiato anche se al comando ci fosse stato ancora Marchionne, quelle sono delle linee guida e un’indicazione di obiettivi. Quella era un’indicazione al mercato della rotta che avrebbe seguito, rotta che sarebbe anche potuta cambiare nel corso degli anni. A determinare i futuri piani di Fca sarà anche l’accordo sui dazi che si sta decidendo tra Usa ed Europa”, ha spiegato Bertone.
IL PROSSIMO PASSO DEL NUOVO AD
Ma prima di pensare il piano, il nuovo ad Mike Manley avrà un compito molto irilevante: “Fca oggi è una casa automobilistica arlecchino, che fa dei macchinoni in America, macchine di lusso a Maranello, mentre ha una caratteristica diversa in Sud America e si accinge ad essere diversa anche in Cina. Secondo gli analisti, il gruppo non è sinergico e non trasmette un’immagine precisa di sé, dunque al nuovo ad spetta il compito di farne un’azienda compatta. Marchionne era l’unico al mondo in grado di tenere in piedi questo mosaico e di farlo fruttare”, conclude Bertone.