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Il governo aiuterà Stellantis?

Il governo intende fare fronte comune con filiera delle Pmi dell'auto, presidenti di Regione e sindacati per spingere Stellantis a impegnarsi seriamente in Italia. La roadmap è già fissata per arrivare alla definizione di un accordo per Ferragosto

 

Una cosa è certa: Stellantis tornerà a investire con convinzione in Italia se e solo se l’esecutivo metterà mano al portafogli. Il numero 1 del Gruppo franco-statunitense (sempre meno italiano,  il disimpegno nei siti produttivi del nostro Paese ormai non è più lamentato solo dai sindacati, ma pure da Confindustria e dal governo) lo ha detto e ripetuto in tutti i modi.

COSA CHIEDE  STELLANTIS AL GOVERNO

Cosa chieda Stellantis in cambio lo si intuisce leggendo la nota del costruttore vergata a margine del primo incontro al Mimit di qualche giorno fa, un faccia a faccia che “ha mostrato la necessità di un dialogo continuo e proficuo con tutti gli stakeholder per costruire insieme un progetto globale per l’Italia che tenga conto di diversi fattori come le previsioni di mercato, l’accessibilità economica delle auto per i clienti italiani, l’impatto di normative come l’Euro 7 sulla Fiat Panda, gli incentivi per mantenere la competitività italiana come il costo dell’approvvigionamento energetico e il costo di trasformazione”. Insomma, Stellantis al governo chiede sgravi per l’utenza, una sponda europea nella battaglia contro l’Euro 7 e incentivi di varia natura.

L’OBIETTIVO

L’obiettivo è riportare su la produzione dopo il crollo dell’ultimo periodo. “Sono fiducioso che, insieme ad Adolfo Urso, creeremo le condizioni per invertire innanzitutto la tendenza al calo dei volumi di produzione nei due anni a venire e poi costruire insieme la roadmap per produrre un milione di veicoli in Italia”, ha detto l’ad Carlos Tavares a margine del vertice all’ex ministero dello Sviluppo economico. Certo è che l’accordo non parte nel migliore dei modi considerato che Topolino e 600, a dispetto dell’italianità, saranno prodotte in Marocco e Polonia.

COSA PUO’ FARE IL GOVERNO PER AIUTARE STELLANTIS

Il governo ora dovrà correre e sembra essersi dato l’obiettivo di arrivare a un accordo per Ferragosto, così da sfruttare le risorse che potrebbero arrivare dal Pnrr 2.0, ovvero quello modificato secondo le nuove esigenze sorte dallo scoppio della guerra in Ucraina, e dal Repower Eu, che dovrebbe avvenire entro il 30 agosto.

Dalle parti del dicastero del Made in Italy non si vuole correre da soli. In questa partita, del resto, l’esecutivo è consapevole di avere importanti alleati: le Regioni in cui l’ex Fiat aveva gli stabilimenti, che certo non vogliono trovarsi nel pieno di una nuova desertificazione industriale, e soprattutto i sindacati, che per ovvi motivi tutelano l’occupazione delle tute blu. Sul fronte opposto c’è il sostegno di Confindustria e dei rappresentati della filiera dell’auto, che in Italia si compone di una miriade di PMI della componentistica nate e prosperate grazie a Fiat.

LE PROSSIME TAPPE

La road map è già fissata. Mercoledì Urso incontrerà i presidenti di regione, venerdì l’Anfia. Il titolare del dicastero del Made in Italy ha già anticipato che sul piatto non ci saranno solo risorse pubbliche, ma anche «accordi di innovazione, contratti di sviluppo e i incentivi, che vanno pianificati per sostenere la produzione nazionale al fine anche di rottamare quelle 11 milioni di autovetture che oggi sono euro 0, 1, 2 o 3».

LA CONCORRENZA EUROPEA

Stellantis ha sedi in tutto il mondo e con la pandemia sono venute meno molte regole, da quella, famigerata, del 3% nel rapporto deficit-Pil a quella sugli aiuti di Stato. Questo vuol dire che molti Stati stanno usando i soldi del PNRR per attrarre a sé le imprese estere. Lo fa la Francia (che in verità lo ha sempre fatto, non dimentichiamo che è pure azionista di Psa), lo fa la Spagna, che non a caso sta facendo incetta di gigafactory.

Bruxelles al momento chiude un occhio: c’è da agguantare la ripresa, ma soprattutto bisogna resistere alle bordate sleali dell’Ira di Joe Biden, un corpus normativo che comprende misure protezionistiche che avvantaggiano solo i costruttori che impiantano la propria filiera su suolo americano. La strada per l’esecutivo sembra tracciata: incentivi come se piovesse.

COSA CHIEDONO I SINDACATI

Per Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, e Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl “Serve che il Governo cofinanzi il futuro di Stellantis con la condizionalità degli impegni governativi e degli investimenti e dei cofinanziamenti orientati a positivi risultati occupazionali. Serve – aggiungono i rappresentanti dei lavoratori – ottenere benefici per l’occupazione non solo a saturando l’occupazione attuale ma prevedendo un vero e proprio ricambio generazionale e con esso un rilancio della qualità dell’occupazione nelle fabbriche di automobili di Stellantis” (qui l’intervento integrale pubblicato su Start).

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