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Case Automobilistiche

Il chiagni e fotti delle Case automobilistiche (vedi i casi Stellantis e Renault)

Le principali Case automobilistiche del Vecchio continente vendono meno auto ma guadagnano come mai prima d'ora. E tutte continuano a lamentarsi... Fatti, nomi e numeri

Sono una lamentela unica e continua: la concorrenza cinese, la pandemia, l’assenza di chip, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, l‘Ira di Joe Biden, la transizione ecologica ed energetica, la mancanza di sussidi, l’Euro7, l’indifferenza degli utenti verso l’auto elettrica, le spese di R&D, i costi troppo elevati per i propulsori a minor impatto ambientale… Eppure, mai come in quest’ultimo periodo le Case automobilistiche europee stanno incamerando soldi, pur vendendo molte meno auto. È successo (e ne avevamo già parlato analizzandone i conti) a Stellantis, ma succede pure a Renault.

DE MEO BRINDA PER I CONTI DI RENAULT

«Facciamo più soldi adesso che vendiamo 2 milioni di auto di quando ne vendevamo 3,5 milioni. Difficile che si torni indietro rispetto al mantenimento dei margini». A dirlo in un’intervista a Repubblica è stato, Luca de Meo, amministratore delegato del gruppo Renault, festeggiando la florida situazione economica del marchio d’Oltralpe.

«Questi sono i migliori risultati che la Renault ha mai fatto nella sua storia. Soprattutto per quanto riguarda la generazione di cash, cosa che ci assicura un futuro in un settore che per le trasformazioni in atto continua a richiedere investimenti. Nei primi sei mesi del 2023, abbiamo generato la cassa di tutto il 2022. Riducendo i costi, aprendo la forbice tra costi e prezzi, abbassando il break even del 50%. Così ci assicuriamo il futuro».

E al giornalista di Repubblica che gli chiede se i prezzi delle auto diminuiranno, risponde: «Dopo un anno di inflazione, immagino un periodo deflattivo su energia, logistica e materie prime. Situazione che si può gestire in due modi: abbassando i costi e i prezzi, oppure abbassando i costi e tenendo i prezzi stabili. Vedo la seconda più probabile».

TAVARES E LA RIDUZIONE DEI COSTI

Questo perché, appunto, «facciamo più soldi adesso che vendiamo 2 milioni di auto di quando ne vendevamo 3,5 milioni. Difficile che si torni indietro rispetto al mantenimento dei margini». Per essere competitivi, del resto, lo ha detto anche Carlos Tavares presentando i conti aggiornati di Stellantis, «dobbiamo lavorare di più sulla riduzione dei costi, per assicurarci di restituire al mercato il respiro di cui ha bisogno, proteggendo al contempo i nostri margini unitari».

Si va insomma verso un periodo di austerità che riguarderà un po’ tutte le Case automobilistiche del Vecchio continente. Persino quelle che storicamente vendono di più, come Volkswagen, impegnata in tagli e riassetti per risparmiare ogni singolo centesimo.

Secondo quanto riporta l’Handelsblatt, quotidiano economico tedesco, l’ultima riunione tra il responsabile del marchio tedesco, Thomas Schäfer, e la sua dirigenza si è rivelata un vero e proprio shampoo per gli oltre 2mila manager presenti e connessi.

VOLKSWAGEN HA “IL TETTO IN FIAMME”

«Il tetto è in fiamme», avrebbe detto il manager-ingegnere senza troppi giri di parole. «È in gioco tutto» e nel pieno della delicata fase della transizione ecologica «i costi sono troppo alti in molte aree», frase che lascia ipotizzare che il Gruppo elaborerà in estate un draconiano piano di ottimizzazione delle spese.

LICENZIAMENTI IN VISTA PER LE CASE AUTOMOBILISTICHE EUROPEE?

Bisognerà capire in che modo queste politiche aziendali si ripercuoteranno sull’occupazione. Quel che è certo è che tutti i marchi storici della vecchia Europa danno la colpa a Tesla e alla sua guerra dei prezzi, all’Euro7, alla roadmap di Bruxelles per l’auto elettrica, alla concorrenza di Pechino che sta per invaderci con vetture a basso prezzo, all’assenza di sussidi. Lamentele già sentite più e più volte. Ma è il mercato, bellezze: se non si è in grado di essere competitivi, si finisce fuori…

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