Lunedì mattina le case automobilistiche giapponesi Honda e Nissan hanno firmato un memorandum d’intesa per integrare le loro attività. Dalla fusione nascerà una holding da quotare entro agosto 2026 e di cui Honda – che ha una capitalizzazione di mercato molto superiore a quella di Nissan: 44 miliardi di dollari contro 8,4 circa – nominerà la maggior parte dei membri del consiglio di amministrazione.
Il memorandum è stato firmato anche da Mitsubishi, un’altra casa automobilistica giapponese di cui Nissan possiede il 24,5 per cento. Honda ha anche fatto sapere che avvierà un programma di riacquisto delle proprie azioni per 7 miliardi di dollari.
Se l’integrazione dovesse realizzarsi, si verrebbe a creare il terzo maggiore gruppo automobilistico al mondo per unità vendute, dopo Toyota e Volkswagen. La decisione è attesa per la fine di gennaio.
LA FUSIONE HONDA-NISSAN PER COMPETERE MEGLIO CONTRO TOYOTA E LE CASE CINESI
Dalla fusione tra Honda, Nissan e Mitsubishi nascerà dunque un gruppo automobilistico in grado – o almeno queste sono le intenzioni – di competere meglio sia con Toyota, sia con le aziende automobilistiche cinesi come Byd, leader nella mobilità elettrica.
L’amministratore delegato di Honda, Toshihiro Mibe, ha spiegato che entrambe le case saranno controllate interamente dalla holding e manterranno i rispettivi marchi; alla guida della nuova entità ci sarà però Honda, vista la maggiore posizione di forza.
VOLUMI A CONFRONTO
Nel 2023 Honda ha prodotto quattro milioni di veicoli; Nissan ne ha prodotti 3,4 milioni e Mitsubishi poco più di un milione. Toyota, da sola, ne ha prodotti undici milioni e mezzo.
LA CRISI DI NISSAN
Secondo Carlos Ghosn, ex-amministratore delegato di Nissan arrestato nel 2018 in Giappone per utilizzo improprio dei beni aziendali e poi fuggito in Libano, Nissan è in “modalità panico” e la fusione con Honda è una “mossa disperata”.
Nissan, in effetti, è in difficoltà: da una parte non è competitiva sulle tecnologie per l’elettrico quanto i marchi cinesi, nonostante l’esperienza nel campo; dall’altra non è riuscita – a differenza di Toyota – a beneficiare della ripresa della domanda di vetture ibride in Nordamerica a causa di una gamma di modelli vecchia e poco attraente.
Fondersi con Honda, dunque, potrebbe – come ha scritto Bloomberg – darle un po’ di sollievo dopo il crollo delle entrate causato dalle scarse vendite negli Stati Uniti e in Cina: la società sta licenziando il 6 per cento della sua forza-lavoro, riducendo del 20 per cento la propria capacità produttiva e ha abbassato del 70 per cento le previsioni sul profitto nel 2024. Associarsi a un produttore più solido, insomma, potrebbe garantire a Nissan la scala industriale necessaria a competere in un settore dominato da gruppi grandi e consolidati.
L’amministratore delegato Makoto Uchida ha tuttavia voluto precisare che “la collaborazione con Honda non significa che stiamo rinunciando ai nostri piani di rilancio di Nissan”.
Dall’inizio dell’anno le azioni della società hanno perso il 19 per cento del loro valore.
CHE FARÀ RENAULT?
Resta da capire cosa farà Renault, dato che la casa francese possiede il 36 per cento di Nissan e dunque potrà esprimersi sulla fusione con Honda.
La settimana scorsa è emerso che Foxconn – l’azienda taiwanese di componentistica elettronica famosa per l’assemblaggio degli iPhone – ha incontrato i rappresentanti di Renault per discutere di un possibile investimento in Nissan. Pare però che i piani siano stati congelati a seguito dell’operazione con Honda.