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Renault Turchia

Gli affari turchi di Renault

Renault trasforma l'impianto in Turchia gestito in jv con la locale Oyak nel proprio hub per le vetture destinate al Nord Africa e Medio Oriente, con motori a scoppio

Renault guarda alla Turchia per il proprio hub mediorientale e per il Nord Africa. La Losanga investirà 400 milioni di euro nel suo stabilimento di Bursa per la produzione di vetture extra-europee, dal mercato turco a quello maghrebino.

COSA FARA’ RENAULT IN TURCHIA

La somma investita è modesta in quanto, con ogni probabilità, si tratterà di vetture spinte da “vecchi” motori endotermici, dato che i Paesi di destinazione non hanno intrapreso la medesima corsa verso l’elettrico che sta caratterizzando il mondo dell’auto del Vecchio continente. Dunque non c’è di mezzo alcun restyling della fabbrica.

E l’impianto sarà uno dei primi della nuova divisione Horse, avviata in partnership coi cinesi di Geely che consentirà alla realtà francese di continuare a produrre motori a scoppio nei mercati extra Ue, mentre le attività sul Vecchio continente passeranno integralmente ad Ampere.

LA ROADMAP TURCA

Tornando a Bursa, stando ai progetti dei francesi, lo stabilimento sfornerà quattro nuove vetture derivate da modelli della controllata romena Dacia (Duster, Bigster e C-Neo)

Secondo anticipazioni della stampa francese la prima sarà la Duster, modificata per essere più competitiva sui nuovi mercati di destinazione. Nel 2025 sarà invece il turno di una Suv gemella della Bigster (soprannominata “maxi Dacia”) mentre l’anno successivo Renault metterà in produzione in Turchia anche una berlina tre volumi, pensata per i mercati mediorientali e nordafricani.

Nel 2027 sarà la volta di una Suv-coupé, sempre strettamente imparentata con la Dacia Bigster. Tutti i nuovi modelli saranno realizzati sulla base della piattaforma CMF-B, già utilizzata per l’attuale Clio prodotta proprio a Bursa.

L’IMPIANTO

Edificato nel 1969, la fabbrica di Bursa attualmente è gestita da una joint venture con il gruppo turco Oyak (le quote sono: 51% per Renault e le restanti 49% in mano alla realtà locale). Al pieno delle proprie potenzialità, si legge sul sito, è in grado di sfornare circa 400mila vetture l’anno.

Ma negli ultimi tempi l’impianto turco è stato utilizzato ben al di sotto delle proprie capacità, scartabellando tra i dati si scopre infatti che lo scorso anno da Bursa sono uscite circa 200 mila Renault Clio, per lo più destinate al mercato europeo e 40mila Mégane in versione berlina. Attualmente dà lavoro a 6.258 persone.

La notizia dell’investimento di Renault in Turchia compensa almeno parzialmente la grande delusione per il fatto che la fabbrica di batterie per vetture alla spina in partnership tra il colosso locale Koç Holding – legato all’omonima famiglia, una delle più facoltose del Paese che nel mondo dell’auto aveva fatto affari soprattutto con la nostrana Fiat – l’americana Ford e la sudcoreana LG Energy Solution di batterie alle porte di Ankara che aveva elettrizzato il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan (che spinge perché il Paese sia tra i protagonisti della transizione ecologica in atto) non si farà. Almeno non adesso. L’Ovale blu ha preferito infatti rivedere i propri piani visto l’attuale rallentamento della domanda per le auto elettriche.

IL RIEQUILIBRIO DELL’ALLEANZA PASSA DALLE AZIONI

Intanto tornando a Renault, la Losanga ha iniziato a cedere 211 milioni di azioni della Casa di Yokohama, pari al 5% circa del capitale che saranno acquisite dalla stessa Nissan nell’ambito del riequilibrio cruciale per il rinnovo dell’Alleanza franco-nipponica. La cessione sarà effettuata al prezzo di 568,5 yen e comporterà per Renault proventi per 765 milioni di euro.

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