Il futuro della mobilità sarà anche nell’auto elettrica, ma le case automobilistiche più realistiche preferiscono continuare ad alimentare i vecchi motori a combustione. Perché Ue e America potranno avere già deciso le tappe che ci porteranno all’obbligo di vetture alimentate a spina, ma buona parte del mondo non è ancora nelle condizioni di effettuare una simile rivoluzione o, semplicemente, non ha alcun interesse a farlo. E dato che è anche la parte più popolosa, si comprende come mai non siano pochi i marchi che scindono le proprie attività per continuare a seguire la vecchia propulsione. La prima è stata Ford, nel Vecchio continente ci ha pensato Renault.
I PIANI (NON ELETTRICI) DI RENAULT HORSE
La retta che unisce Hangzhou, in Cina, con Dhahran, in Arabia Saudita, passa per Parigi, nella bizzarra geografia dell’automotive, rivoluzionata dalla transizione energetica ed ecologica in atto. Nella capitale francese a inizio anno è stata difatti siglata una dichiarazione congiunta che vede la società petrolifera saudita Aramco (che nel mondo dei motori è già nota per essere lo sponsor di Aston Martin Racing in Formula 1) diventare azionista di minoranza della nuova azienda Horse, nata dallo scorporo della produzione di motori tradizionali ed ibridi in cui finora sono parte la stessa Renault e il gruppo cinese Geely.
TUTTO SULLA NUOVA JOINT VENTURE
La joint venture sarà guidata da un CdA in cui Renault e Geely godranno di pari rappresentanza, due sedi operative responsabili per le attività tra Est (Cina e Sud Est Asiatico) e Ovest (soprattutto Sud America): Madrid per i francesi e Hangzhou Bay per i cinesi, mentre la sede centrale dovrebbe essere nel Regno Unito.
Venendo agli impianti, Renault Horse (che poi sul mercato sarà semplicemente Horse) avrà a sua disposizione 17 stabilimenti e cinque centri di ricerca e sviluppo in tre continenti per un totale di 19 mila dipendenti con un rateo di fuoco annuale di 5 milioni di motori e trasmissioni. Renault e Geely trasferiranno la proprietà intellettuale ai due centri operativi con l’intento anche di fornire propulsori ad altri costruttori (Volvo, Proton, Nissan, Mitsubishi e Punch Torino).
E I SAUDITI?
Nel caso in cui la società petrolifera saudita volesse essere della partita, Geely e il Gruppo Renault manterranno quote paritarie nella nuova azienda indipendente, scendendo dal 50% al 40% e liberando dunque un 20% per Aramco.
L’AVANZATA DI GEELY IN EUROPA
Ma ciò che va sottolineato è l’avanzata di Geely nel mercato europeo. Una avanzata che prima di prevedere lo sbarco del marchio ha predisposto il terreno mediante l’acquisizione o la partecipazione in Case automobilistiche come Lotus, Mercedes-Benz o Volvo e, sul fronte delle motorizzazioni tradizionali, mediante accordi per il 100% della joint venture Aurobay e, appunto, con Renault per la metà di Horse.