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Arabia Saudita Gcap

Gcap, ecco come tira dritto il caccia di sesta generazione di Uk, Italia e Giappone

Il 2035 resta un “requisito fondamentale” per tutti e tre i paesi partner del Gcap, programma congiunto di Regno Unito, Italia e Giappone per il sistema di combattimento aereo del futuro. Lo ha sottolineato un dirigente di Bae Systems nonostante le discussioni in corso sulla richiesta di adesione da parte dell'Arabia Saudita

La consegna del Global Combat Air Program (Gcap), il programma di Regno Unito, Italia e Giappone per lo sviluppo di un aereo da combattimento di sesta generazione resta fissata al 2035.

È quanto ha sottolineato al Financial Times, Herman Claesen, amministratore delegato di Future Combat Air Systems presso BAE Systems, il colosso della difesa britannico èè uno dei principali partner industriali del progetto, insieme alla giapponese Mitsubishi Heavy Industries e all’italiana Leonardo.

Il 2035 è un “requisito fondamentale” del programma per tutte e tre le nazioni, ha precisato Claesan. “Sono assolutamente impegnati a rispettare tale requisito”, ha ribadito al Financial Times.

Alla domanda se ci fosse il rischio che la data del 2035 potesse slittare vista la richiesta dell’Arabia Saudita, Claesen ha detto “assolutamente no”.

Riad punta infatti a salire a bordo del progetto Gcap. Il principe ereditario e leader de facto Mohammed Bin Salman ha chiesto al Regno Unito, al Giappone e all’Italia di diventare partner a pieno titolo nel nel programma congiunto per costruire la prossima generazione di aerei da combattimento, in una mossa sostenuta dal governo britannico.

Come riportato per primo dal Financial Times a metà mese, la richiesta di Riad è stata confermata da numerosi alti funzionari di tutti e tre i paesi membri del Gcap.

Tutti i dettagli.

A CHE PUNTO È LA RICHIESTA DELL’ARABIA SAUDITA DI ADERIRE AL PROGETTO

È dello scorso dicembre la firma dell’accordo con cui Regno Unito, Italia e Giappone hanno stabilito di unificare i rispettivi progetti di sviluppo di velivoli da combattimento di quinta generazione. L’accordo ha combinato di fatto il progetto Tempest — a guida britannica a cui partecipa il nostro paese per sostituire i caccia Typhoon — con il programma F-X giapponese in un’impresa chiamata Global Combat Air Program (Gcap), relativo allo sviluppo di un sistema di sistemi di nuova generazione e operazioni multi-dominio.

Il dirigente di Bae Systems ha affermato che i colloqui sull’offerta di Riyadh si sono svolti a livello governativo e che l’obiettivo della sua azienda era quello di consegnare il programma in tempo, sebbene stesse “sostenendo il governo del Regno Unito con le sue conversazioni”.

Ma la richiesta di Riyadh ha creato tensioni nell’alleanza, con il Giappone contrario alla sua adesione mentre Regno Unito e Italia sono aperti all’idea, ricorda il Ft.

Tokyo teme che la presenza di un quarto membro nell’alleanza possa ritardare la scadenza già ravvicinata. I paesi mirano a sviluppare l’aereo in circa la metà del tempo impiegato per costruire l’Eurofighter Typhoon, utilizzando metodi di produzione avanzati e strumenti digitali.

A PROPOSITO DEL PROGETTO RIVALE FCAS FRANCO-TEDESCO

Inoltre, in Europa parallelamente al Gcap, si sta lavorando contemporaneamente al Fcas, programma franco-tedesco-spagnolo rivale afflitto da tensioni politiche e industriali tra i partner. Lanciato nel 2017, il programma franco-tedesco-spagnolo per il caccia di sesta generazione è progettato per sostituire il Rafale francese e gli Eurofighter tedeschi e spagnoli a partire dal 2040.

Claesen ha minimizzato le ipotesi di adesione al Gcap della Francia o della Germania, sottolineando che “non se ne parlava”.

Anche la dura posizione di Berlino sulle esportazioni militari costituirebbe un ostacolo, ha aggiunto il dirigente di Bae Systems. “La posizione che il governo tedesco sta attualmente assumendo [sta] rendendo più difficile [per esso] essere attraente per qualsiasi partner”.

E LA SVEZIA?

Infine, non va dimenticato che nel progetto Tempest guidato dal Regno Unito, oltre all’Italia c’era a bordo anche la Svezia. Stoccolma aveva infatti avviato uno studio congiunto con Londra nel 2019 per collaborare a un programma congiunto di sviluppo aereo da combattimento.

Al momento la Svezia non è più coinvolta. Tuttavia Claesen ha affermato che ciò non significa che “la porta sia saldamente chiusa” a Saab, il principale appaltatore della difesa del paese.

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