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La fusione salverà Honda e Nissan dalla concorrenza di Cina e Tesla?

La fusione tra Honda e Nissan basterà a risollevare le due case giapponesi e metterle nelle condizioni di competere con Tesla e i marchi cinesi? Fatti, numeri e analisi.

A fine dicembre le case automobilistiche giapponesi hanno annunciato l’avvio, attraverso un memorandum d’intesa, dei negoziati per la loro fusione: se l’operazione andrà in porto – è coinvolta anche Mitsubishi, di cui Nissan possiede il 24,5 per cento -, quello che ne nascerà sarà il terzo maggiore gruppo automobilistico al mondo per unità vendute, dopo Toyota e Volkswagen.

L’OPERAZIONE PIÙ GRANDE DOPO LA FUSIONE FCA-PSA

Come ha ricordato Quartz, una fusione tra Honda e Nissan rappresenterebbe il più grande sconvolgimento dell’industria automobilistica dal 2021, l’anno della nascita di Stellantis a seguito della fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e Groupe Psa.

I PROBLEMI DI HONDA E NISSAN

Ci si chiede, però, se la fusione possa bastare a risolvere i problemi delle due aziende giapponesi e in particolare di Nissan. Nonostante la maggiore esperienza nelle tecnologie per la mobilità elettrica e ibrida, infatti, l’azienda è in difficoltà economiche: licenzierà il 6 per cento della sua forza-lavoro, sta riducendo del 20 per cento la propria capacità produttiva e ha abbassato del 70 per cento le previsioni sui profitti nel 2024.

Anche Honda – comunque – non è posizionata benissimo per sostenere la concorrenza dei marchi cinesi di veicoli elettrici, che offrono prezzi di vendita molto vantaggiosi, e di Tesla, che è avanti anche nei software per la guida autonoma.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Mario Cianflone, giornalista del Sole 24 Ore esperto di automotive, ha scritto che “un conglomerato Honda Nissan che deve trovare il modo di innovare e sviluppare vetture che non siano cloni l’uno dell’altro e limitare le sovrapposizioni della gamma […]. E in questa sfida”, aggiunge, “la chiave è sempre quella dell’innovazione: nel mirino ci sono batterie allo stato solido e il software, un settore dove il Giappone non ha saputo dire la sua ma che, con il paradigma dei software defined vehicle, assume una importanza capitale”.

Cianflone sottolinea che “due zoppi non fanno uno sano”, ricordando le difficoltà di Honda nelle vendite in Europa e l’esaurimento della “spinta propulsiva” di Nissan “soprattutto dopo il divorzio da Renault e la fine dell’alleanza sostenuta dall’antico Ceo Carlos Ghosn”, arrestato nel 2018 in Giappone per utilizzo improprio dei beni aziendali e poi fuggito in Libano. “L’implosione di Nissan trae origine dall’incapacità di ripetere il successo di modelli iconici, come Qashqai, l’auto che nel 2006 cambiò le regole del gioco inventando il Suv per tutti, ma generazione dopo generazione non ha saputo tenere testa ai competitor“.

“Tutta l’operazione Honda Nissan”, conclude il giornalista, “ha il sapore della ricostruzione degli zaibatsu, le grandi e storiche concentrazioni industriali e finanziarie giapponesi. E in pratica si verrebbero a creare due ‘zaibatsu dell’auto’: Toyota, numero uno mondiale e grande leader con Suzuki, Mazda e Subaru e Honda con Nissan (la controllata Mitsubishi) e l’appoggio esterno dell’ex alleato di ferro Renault”.

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