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Italvolt

Cosa farà Italvolt con la start up StoreDot

L'imprenditore svedese dietro la gigafactory di Ivrea sigla un accordo con la piccola ma arrembante realtà delle batterie a ricarica ultra rapida. I piani di Italvolt e StoreDot per l'Italia

Eppur si muove. Italvolt, nonostante qualche rallentamento di troppo che la stessa realtà ha attribuito all’improvviso avvicendamento a Palazzo Chigi della scorsa estate, sta compiendo comunque una serie di passetti avanti che dovrebbero portarla ad aprire una delle più importanti gigafactory per la mobilità elettrica sul nostro territorio. Per chi ancora non lo sapesse, infatti, Lars Calstrom, imprenditore svedese dietro Britishvolt, intende aprire uno stabilimento hi-tech nel Bel Paese, per la precisione a Scarmagno, alle porte di Ivrea, in Piemonte, patria della Fiat. E a questo proposito Italvolt ha appena annunciato l’avvio di una una collaborazione strategica con la startup innovativa israeliana StoreDot, ma andiamo con ordine.

PERCHE’ L’ACCORDO TRA ITALVOLT E STOREDOT CI RIGUARDA

La startup adocchiata dagli svedesi è una delle più promettenti sulla scena dell’auto elettrica, non a caso vi hanno già investito Daimler Trucks, BP, Samsung e Volvo. L’intesa prevede, in particolare, che l’azienda israeliana conceda in licenza a Italvolt la propria tecnologia di ricarica ultrarapida e ad alta densità energetica e i diritti di proprietà intellettuale per la produzione di batterie agli ioni di litio XFC proprio nella costruenda gigafactory di Scarmagno. Inoltre, hanno reso noto le parti, nel patto fresco di firma è compreso un contratto per la fornitura alla stessa StoreDot, a prezzi predefiniti e per un determinato periodo di anni, di accumulatori che saranno prodotti in Italia.

L’ASSO NELLA MANICA DEGLI ISRAELIANI

Ciò che rende particolarmente appetibile StoreDot è il fatto che nel suo percorso di ricerca e sviluppo questa realtà innovativa abbia deciso di dismettere i metalli tradizionali, che peraltro rendono le aziende succube dei fornitori cinesi e dei rialzi delle materie prime del mercato minerario a favore di molecole organiche sintetizzate chimicamente.

L’accumulatore, chiamato FlashBattery, prevede interventi a livello di catodo (composto dal litio e da altri polimeri), anodo ed elettrolita: il risultato, oltre a essere maggiormente sostenibile, dovrebbe migliorare le prestazioni se si pensa che l’obiettivo è realizzare dispostivi in grado di garantire un’autonomia di 160 chilometri con una ricarica di sol cinque minuti entro il 2024, di tre minuti entro il 2028 e di due minuti entro il 2032.

LA PARTNERSHIP COL POLIMI

In piena estate Italvolt aveva invece siglato una partnership con il Politecnico di Milano “per realizzare un’economia circolare a ciclo chiuso per lo sviluppo di batterie per la mobilità elettrica”. Nell’ambito della partnership, il laboratorio interdipartimentale di recente costituzione del Politecnico, CIRC-eV, Circular Factory for the Electrified Vehicles of the Future, identificherà le fonti di approvvigionamento primario di materie prime e analizzerà le possibilità di recupero di materiali chiave da fonti secondarie riciclate, come le batterie esauste.

All’interno della partnership, il Politecnico di Milano mapperà le catene di approvvigionamento per aiutare Italvolt a reperire materie prime da fonti primarie per la realizzazione della gigafactory di Scarmagno, con una capacità produttiva a regime di 45 GWh. L’Università valuterà la qualità dei materiali provenienti dai fornitori primari per garantire la realizzazione di batterie agli ioni di litio di massima qualità e sostenibilità. Oltre alle fonti di approvvigionamento primario, il Politecnico analizzerà i flussi relativi agli scarti di produzione per alimentare la fornitura anche tramite fonti secondarie. L’Università valuterà l’intera catena di produzione per permettere a Italvolt il recupero di materiale chiave presente nelle batterie esauste.

“Questa analisi – spiegano le parti – sarà fondamentale per limitare al minimo gli sprechi e sviluppare un processo produttivo pienamente efficiente. Il riciclo dei componenti delle batterie assumerà un ruolo sempre più fondamentale per soddisfare la domanda di materie prime nei prossimi decenni. L’Aie (Agenzia internazionale per l’energia) stima che entro il 2040 il litio riciclato utilizzato nelle batterie potrebbe essere pari a circa 81 mila tonnellate, con un enorme aumento rispetto alle 3 mila tonnellate previste per il 2030.”

PERCHE’ ITALVOLT HA SCELTO SCARMAGNO PER LA GIGAFACTORY?

“Non è un caso che la Gigafactory Italvolt sia ubicata a Scarmagno, in Piemonte”, spiegano dal Gruppo. “Nel paese dove Alessandro Volta inventò la batteria nel lontano 1800, abbiamo scelto un sito precedentemente utilizzato da Olivetti per la fabbricazione di prodotti di alta tecnologia”. Questa la spiegazione romantica, segue quella pragmatica: “È un’area con un ricco patrimonio industriale, soprattutto come polo dell’industria automobilistica europea, e offre una vasta forza lavoro qualificata. È anche un crocevia strategico dei corridoi pan-europei da est a ovest e da nord a sud.” Di fatto, Italvolt ha in mano un’opzione di acquisto dell’area dell’Ex Olivetti.

Parlando con eeNews Europe, Calstrom ha fatto sapere che la Gigafactory di Italvolt produrrà batterie agli ioni di litio con la tecnologia MNC (nickel, manganese, cobalto) e anodi in silicio. Tuttavia, il Ceo ha ammesso che l’azienda sta valutando anche la possibilità di assemblare celle allo stato solido. La Gigafactory avrà al suo interno linee per garantire tutta la filiera di produzione di accumulatori, inclusa non solo la lavorazione di materiali e componenti, ma anche la lavorazione del litio. In totale saranno otto linee di produzione, ciascuna con una capacità di circa di 6 GWh, per alimentare, almeno a regime, oltre mezzo milione di auto elettriche.

IL PIANO OCCUPAZIONALE

La gigafactory che Italvolt intende realizzare, con apertura prevista per il 2025, consiste in un’impianto disegnato da Pininfarina dall’estensione di 300.000 metri quadri, che nei progetti darà lavoro a circa 3.000 persone e raggiungerà a regime una capacità produttiva fino a 45 GWh all’anno, diventando così una delle più grandi fabbriche del suo genere al mondo. “Non realizzeremo ancora pacchi batteria, ci stiamo concentrando solo sulle celle – ha rivelato l’Ad. La batteria è la piattaforma dell’auto e deve essere progettata dalla Casa automobilistica. Perché tutto questo accada deve esserci una collaborazione tra il produttore di celle, i costruttori di automobili e la filiera”.

L’indotto dovrebbe occupare, a vario titolo, diecimila unità. Naturalmente il produttore estero insiste particolarmente sul punto, nella speranza di poter strappare al prossimo governo l’accordo migliore. Ancora nell’ultima intervista rilasciata il Ceo ha sottolineato come “il passaggio dal motore a combustione interna ai veicoli elettrici causerà disoccupazione poiché l’Italia è forte nei propulsori endotermici e le aziende licenzieranno molte persone”. “Questo – ha aggiunto – è un vantaggio per noi in quanto ci dà accesso a una forza lavoro qualificata”.

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