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Italvolt, la gigafactory di Scarmagno è più vicina?

Il Politecnico di Milano supporterà Italvolt nella creazione di un processo di sviluppo delle batterie a "ciclo chiuso". Ecco le ultime novità

L’Italia, è noto, ha tristemente bisogno di gigafactory. Mentre gli altri Paesi europei, dalla Germania alla Spagna, passando per la Francia, hanno approfittato delle opportunità dei rispettivi PNRR per dare una spinta alla transizione ecologica che sta travolgendo il comparto dell’automotive, rivoluzionandolo, noi stiamo drammaticamente fermi e bisognerà peraltro comprendere se la fine anticipata del governo Draghi non travolgerà gli accordi presi con Stellantis per dare nuova vita all’impianto di Termoli. Restano in piedi altri due progetti: quello emiliano, portato avanti da Silk-Faw, di cui però non si sa più niente (saltato e rinviato al 25 luglio anche l’ultimo vertice tra l’azienda e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla) e quello di Italvolt che, è noto, sta costruendo una gigafactory con una capacità produttiva a regime di 45 GWh di celle per batterie a Scarmagno, in Piemonte.

CHE COS’È ITALVOLT

“La Italvolt sono io”, ha detto a Quattroruote Lars Calstrom, imprenditore svedese dietro Britishvolt, di cui, fin dal nome, Italvolt dovrebbe rappresentare la gemella dislocata nel Bel Paese. “Sono al momento l’unico socio e finanziatore, ho reinvestito lì parte del ricavato della vendita della mia quota nella Britishvolt: per ora circa cinque milioni di euro. Sto cercando di raccoglierne altri 35 per formare il capitale iniziale, grazie a una serie di investitori la cui partecipazione non posso ancora ufficializzare. Alcuni sono italiani, e molto noti. Comunque, a quel punto creeremo una piattaforma per ampliarne il numero”. Italvolt intende diventare “uno dei principali fornitori di batterie verdi in Europa facendo dell’Italia uno dei maggiori produttori di batterie”. Da lì l’impegno per la “creazione di una valley di ricerca e innovazione attraverso un centro avanzato di R&S di 20.000 metri quadrati”.

PERCHE’ ITALVOLT HA SCELTO SCARMAGNO?

“Non è un caso che la Gigafactory Italvolt sia ubicata a Scarmagno, in Piemonte”, spiegano dal Gruppo, dando le cose già per fatte (in realtà, come vedremo, la situazione è un po’ più complessa). “Nel paese dove Alessandro Volta inventò la batteria nel lontano 1800, abbiamo scelto un sito precedentemente utilizzato da Olivetti per la fabbricazione di prodotti di alta tecnologia”. Questa la spiegazione romantica, segue quella pragmatica: “È un’area con un ricco patrimonio industriale, soprattutto come polo dell’industria automobilistica europea, e offre una vasta forza lavoro qualificata. È anche un crocevia strategico dei corridoi pan-europei da est a ovest e da nord a sud.” Di fatto, Italvolt ha in mano un’opzione di acquisto dell’area dell’Ex Olivetti.

LA GIGAFACTORY DI IVREA IN NUMERI

Là Italvolt intende realizzare, per il 2024, un’impianto disegnato da Pininfarina dall’estensione di 300.000 metri quadri, che nei progetti darà lavoro a circa 3.000 persone e raggiungerà a regime una capacità produttiva fino a 45 GWh all’anno, diventando così una delle più grandi fabbriche del suo genere al mondo. “Grazie all’utilizzo di materie prime sostenibili, energia rinnovabile e sistemi di riciclo innovativi – si legge nei materiali distribuiti alla stampa -, Italvolt ridurrà al minimo le emissioni di CO2. Il centro di 20.000 metri quadri dedicato alle attività di ricerca e sviluppo, in collaborazione con partner accademici e industriali di alto profilo, creerà competenze ineguagliabili in materia di innovazione tecnologica, trasferimento di conoscenze e formazione del personale. Inoltre, alcune aree del sito saranno aperte alla comunità, con spazi pubblici, parchi, strutture per l’infanzia e altro ancora”.

LA PARTNERSHIP COL POLIMI

E qualcosa effettivamente si muove dato che in settimana è stata siglata una partnership con il Politecnico di Milano “per realizzare un’economia circolare a ciclo chiuso per lo sviluppo di batterie per la mobilità elettrica”. Nell’ambito della partnership, il laboratorio interdipartimentale di recente costituzione del Politecnico, CIRC-eV, Circular Factory for the Electrified Vehicles of the Future, identificherà le fonti di approvvigionamento primario di materie prime e analizzerà le possibilità di recupero di materiali chiave da fonti secondarie riciclate, come le batterie esauste.

All’interno della partnership, il Politecnico di Milano, mapperà le catene di approvvigionamento per aiutare Italvolt a reperire materie prime da fonti primarie per la realizzazione della gigafactory di Scarmagno, con una capacità produttiva a regime di 45 GWh. L’Università valuterà la qualità dei materiali provenienti dai fornitori primari per garantire la realizzazione di batterie agli ioni di litio di massima qualità e sostenibilità. Oltre alle fonti di approvvigionamento primario, il Politecnico analizzerà i flussi relativi agli scarti di produzione per alimentare la fornitura anche tramite fonti secondarie. L’Università valuterà l’intera catena di produzione per permettere a Italvolt il recupero di materiale chiave presente nelle batterie esauste.

“Questa analisi – spiegano le parti – sarà fondamentale per limitare al minimo gli sprechi e sviluppare un processo produttivo pienamente efficiente. Il riciclo dei componenti delle batterie assumerà un ruolo sempre più fondamentale per soddisfare la domanda di materie prime nei prossimi decenni. L’Aie (Agenzia internazionale per l’energia) stima che entro il 2040 il litio riciclato utilizzato nelle batterie potrebbe essere pari a circa 81 mila tonnellate, con un enorme aumento rispetto alle 3 mila tonnellate previste per il 2030.”

Questa partnership segue quella siglata recentemente da Italvolt con AECOM, con l’obiettivo di ottimizzare la produzione e aumentare la resilienza delle batterie agli ioni di litio, riducendo al minimo gli scarti nel ciclo di vita del progetto.

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