skip to Main Content

Italvolt Termini Imerese Gigafactory Europa Italvolt StoreDot

Continua l’odissea Italvolt: ora realizzerà la gigafactory a Termini Imerese?

Dal Piemonte alla Sicilia. Sembrava che Italvolt, la prima gigafactory italiana di batterie per auto elettriche da 3,5 miliardi di euro, avesse trovato casa a Ivrea, invece è pronta a fare bagagli a Termini Imerese. Ecco i dettagli

Visto come è finita l’epopea di Silk-Faw (secondo il Resto del Carlino, l’alleanza sino-americana dovrà vedersela pure con una inchiesta della Guardia di Finanza di Reggio Emilia che starebbe indagando per tentata truffa aggravata ai danni dello Stato nei confronti della joint venture), facile essere titubanti riguardo l’odissea Italvolt. Perché in entrambi i casi si parla di progetti in ballo da anni, pluripubblicizzati e finora mai realizzati. Che la gigafactory di Italvolt fosse impantanata, avendo subito diversi rallentamenti che la stessa realtà aveva in un primo momento attribuito all’improvviso avvicendamento a Palazzo Chigi della scorsa estate, lo si sa da tempo. Ma solo nell’ultimo periodo l’imprenditore dietro al progetto, Lars-Eyvind Carlstrom, classe 1965, nato a Lulea, seconda città della Svezia per abitanti (poco più di 50mila), alle porte della Lapponia, ha lasciato intendere i suoi dubbi sulla possibilità di portare avanti il progetto. E ora pare che lo svedese dietro Italvolt punti allo stabilimento ex Blutec di Termini Imerese. Ma andiamo con ordine.

COME MAI IL PIEMONTE NON PIACE PIU’

La società, operativa dal 2021, gemellata con Britishvolt con la quale Carlstrom è stato però costretto a rescindere i rapporti per non ostacolare la raccolta fondi in Inghilterra in seguito alle polemiche per una condanna per evasione fiscale che negli anni novanta gli era costata 10 mila euro di multa e 60 ore di servizi sociali in Svezia, intende produrre batterie elettriche. E vuole farlo in Italia.

In un primissimo momento il progetto da 3,5 miliardi di euro di realizzare la fabbrica verteva sull’area ex Olivetti a Ivrea alle porte di Torino. E pareva quasi fatta: la PA era stata solerte nel recepire l’urgenza della situazione, era anche stato siglato l’accordo con Prelios, ma all’improvviso non se ne è saputo più nulla. Sono seguiti annunci di partnership ma dalle parti di Ivrea è calato il silenzio. Fino a quando Carlstrom ha spiegato le sue ragioni.

«In quell’area – ha detto qualche mese fa il manager alla Stampa – c’è un grande problema che riguarda la connessione alle rete elettrica degli impianti. Dobbiamo assicurarci che il sito possa ospitare le funzionalità di cui abbiamo bisogno, una fabbrica come la nostra consuma una quantità enorme di energia, stimiamo fino all’1% di tutta l’energia elettrica disponibile in Italia, per cui l’infrastruttura deve essere all’altezza. Ma ci troviamo in una situazione in cui la connessione alla rete potrebbe richiedere fino a quattro anni di lavori per essere raggiunta: noi non abbiamo tutto questo tempo perché la produzione, secondo i nostri piani, deve partire nel 2025. Stiamo lavorando per capire se è possibile accelerare i tempi e cosa possiamo fare ma non abbiamo rinnovato l’accordo con Prelios: di conseguenza non abbiamo più l’esclusiva sul sito».

ITALVOLT FA BAGAGLI E SI SPOSTA A TERMINI IMERESE?

Il sito scelto dallo svedese è da tutt’altra parte del Paese. L’ex Blutec è in amministrazione da quattro anni. Su quell’area ha già messo gli occhi l’imprenditore ucraino Sergey Shapran per realizzare una fabbrica per la produzione di alluminio, investendo nella fase iniziale 50 milioni di capitali propri e assorbendo almeno 300 lavoratori.

Questo perché si sa che i commissari straordinari stanno predisponendo il bando per l’assegnazione dell’area industriale. La pubblicazione con ogni probabilità avverrà a seguito della convocazione del tavolo, previsto i primi giorni di aprile, al ministero per le Imprese e il made in Italy che dovrebbe dare anche il via libera all’accordo di programma per l’area industriale complessa di Termini Imerese.

 

Back To Top