Flettono i ricavi con 190 milioni mancati da chiusure per lockdown e utili in calo. È quanto emerge dalla trimestrale di Fincantieri guidata dall’ad, Giuseppe Bono, approvata ieri dal cda, riunitosi sotto la presidenza di Giampiero Massolo.
Ma a Piazza Affari il titolo Fincantieri ha chiuso al rialzo venerdì scorso segnando un +1,61% a 0,70 euro per azione. A far da traino la notizia dei colloqui in corso con il gruppo tedesco Thyssenkrupp sul programma dei sottomarini per la Marina italiana.
Il colosso navale di Trieste ha riferito che i risultati dell’intero anno saranno influenzati da una minore produttività nei cantieri, maggiori spese per la sicurezza dei dipendenti, costi aggiuntivi legati all’interruzione della catena di approvvigionamento e alla ridefinizione delle date di consegna degli ordini.
Il piano industriale 2020-2024 invece sarà finalizzato non appena gli sviluppi dell’emergenza consentiranno un’analisi più chiara dei possibili impatti.
RICAVI IN CALO
Fincantieri ha chiuso il primo trimestre con ricavi per 1,307 miliardi di euro, in flessione del 4,5% rispetto allo stesso periodo del 2019 (1.368 milioni di euro al 31 marzo 2019), nonostante i mancati ricavi, quantificabili in euro 190 milioni, conseguenti la riduzione dei giorni di produzione di circa il 20% per la completa sospensione delle attività dei cantieri e degli stabilimenti italiani del Gruppo.
IL SETTORE SHIPBUILDING
Nel settore Shipbuilding resta solido il business delle navi da crociera, sottolinea una nota del gruppo guidato dall’amministratore delegato, Giuseppe Bono. I ricavi relativi a navi da crociera hanno raggiunto infatti il 57% sui ricavi del gruppo al lordo dei consolidamenti mentre i ricavi dell’area di business delle navi militari sono incrementati del 4,1% con l’incidenza sui ricavi del Gruppo pari al 21% (20% al 31 marzo 2019).
“I maggiori ricavi dell’area di business delle navi militari riflettono l’avanzamento delle attività di costruzione relative alle commesse per il Ministero della Difesa del Qatar e per il rinnovo della flotta della Marina Militare italiana, che hanno ugualmente risentito degli impatti della sospensione dell’attività produttiva, oltre al significativo contributo della controllata FMG, impegnata nello sviluppo del programma LCS e del programma Foreign Military Sales tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita”, si legge nella nota.
IL CONTRIBUTO DI VARD
La nota sottolinea inoltre che “l’andamento dei ricavi dell’area di business delle navi da crociera riflette da un lato l’accelerazione produttiva e dall’altro l’incremento dei volumi sviluppati dalla business unit Cruise di Vard (+27,8%)”.
Che la controllata Vard abbia iniziato a dare i suoi frutti? Finora, infatti, non è stato così. Come aveva scritto già Start, a determinare i risultati negativi per l’anno 2019 del Gruppo era stata “la notevole performance negativa di Vard per la quale è stato implementato un piano di ristrutturazione a valle del delisting a fine 2018”.
Fincantieri ha ricapitalizzato l’azienda norvegese per 90 milioni di euro e ha “avviato una piena integrazione delle operazioni di Vard all’interno del gruppo”.
Sembra che la direzione sia quella giusta. Dopo 2 commesse a dicembre 2019 per due navi da crociera piccole, Vard ha firmato un contratto da 50 milioni di euro per il design e la realizzazione di una sofisticata unità per la società P/F Akraberg del gruppo Framherji, tanto che la controllata ha chiuso il trimestre con un Ebitda sostanzialmente in pareggio.
CRESCE IL SETTORE SISTEMI, COMPONENTI E SERVIZI
Aumenta il volume del settore Sistemi, Componenti e Servizi, con ricavi pari a euro 205 milioni, in incremento del 20,6% rispetto al primo trimestre 2019, che confermano il trend di crescita grazie al contributo derivante delle attività di Fincantieri Infrastructure, impegnata nella ricostruzione del ponte sul fiume Polcevera a Genova.
Fincantieri ha accelerato infatti sulla diversificazione e insieme a Salini Impregilo, nella società Pergenova, sta costruendo il nuovo ponte, su progetto di Italferr. Per la prima volta nell’ingegneria civile sono stati applicati sensori e sistemi di monitoraggio ad alta tecnologia sviluppati da Fincantieri per i sistemi navali.
CONTRAZIONE DELL’EBITDA
L’Ebitda è sceso a 72 milioni (da euro 92 milioni al 31 marzo 2019) e sconta la riduzione dei volumi di produzione dei siti italiani del Gruppo.
L’Ebitda margin è pari al 5,5% (6,7% al 31 marzo 2019). La perdita di Ebitda, dovuta all’assenza di avanzamento delle commesse navali nel periodo di chiusura, è stata calcolata in circa euro 15 milioni.
E IL DEBITO?
“La Posizione finanziaria netta consolidata presenta un saldo negativo (a debito) per euro 444 milioni (a debito per euro 736 milioni al 31 dicembre 2019), coerente con i volumi di produzione sviluppati dal Gruppo e con il calendario delle consegne delle unità cruise” si legge nella nota.
IL SUCCESSO NEGLI USA
Risultato importante messo a segno nel primo trimestre è senz’altro la gara aggiudicata negli Stati Uniti per la fornitura di una fregata alla US Navy del valore di 800 milioni di dollari per la progettazione di dettaglio e la costruzione dell’unità capoclasse delle nuove fregate lanciamissili.
Fincantieri Marinette Marine è scelta infatti come prime contractor della US Navy per il programma FFG(X) e il contratto prevede anche l’opzione per ulteriori 9 unità, portandone il valore complessivo a 5,5 miliardi di dollari.
TRATTATIVE CON LA MARINA ITALIANA E MARINE ESTERE
“Abbiamo raccolto un risultato eccezionale sui nostri mercati militari esteri di riferimento, sfruttando la nostra presenza e rafforzando il ruolo di partner strategico con le relative Marine. Proprio grazie alla nostra riconosciuta competenza nel settore navale della difesa, siamo ancora una volta coinvolti in trattative con la Marina Militare italiana oltre che con altre Marine estere” riferisce la nota.
Nel mercato domestico infatti “in pista c’è il rinnovo del programma per la costruzione di quattro sommergibili U-212 Nfs (Near Future Submarine) per la Marina militare italiana che attende la finalizzazione, non lontana, dopo aver incassato il doppio via libera parlamentare. Senza dimenticare il lavoro in corso nei cantieri liguri già impegnati nel piano di potenziamento della flotta della Marina italiana (a partire dai pattugliatori polivalenti d’altura)e nella costruzione delle nuove unità militari ordinate dal Qatar con la commessa vinta nel 2016” sottolinea il Sole 24 Ore.
Resta ancora in sospeso la partita in Egitto: il governo italiano non ha ancora sbloccato il contratto per le fornitura delle due Fremm, le ultime due del programma che dovevano essere assegnate alla Marina italiana e che invece, probabilmente, prenderanno la rotta per il Cairo.
LE INIZIATIVE STRATEGICHE
Sull’export militare, Fincantieri ha puntato con il costruttore francese Naval Group alla joint-venture Naviris grazie alla quale sperano di ottenere ordini tra 1,5 e 1,7 miliardi di euro nei prossimi quattro anni.
Al momento Navaris è concentrata sulla revisione delle fregate di classe Horizon e il programma Patrol Corvette europeo in collaborazione con la Grecia e il produttore spagnolo Navantia.
Ma la joint venture tra Fincantieri e Naval Group è “fragile” seconda i media francesi come Les Echos.
BRUXELLES FRENA LA FUSIONE CON STX?
Sul settore civile, Fincantieri è ancora in attesa della conclusione dell’acquisto del 50% dei Chantiers de l’Atlantique (ex Stx France).
“A fine marzo si era ancora in attesa delle valutazioni dell’Antitrust europeo” indica agli analisti il direttore generale Fincantieri Alberto Maestrini, “a quella data non sono stati dati aggiornamenti”.
Come si legge sul Ft, “una fusione di Fincantieri e Chantiers ridurrebbe il numero di grandi gruppi in Europa da tre a due, ma la società italiana ha citato una crescente minaccia dalla Cina come una logica fondamentale per la fusione. Entrambe le parti si sono rifiutate di offrire concessioni, come le unità di vendita, per ottenere l’autorizzazione alla fusione”.
Ma i regolatori di Bruxelles non sono convinti che la minaccia asiatica sia imminente. “La Cina non si vede da nessuna parte”, ha riferito una fonte a conoscenza dei fatti. “L’ingresso è stato dimostrato senza successo nel corso degli anni perché è un prodotto di fascia alta.”
I COLLOQUI CON THYSSENKRUPP
Nell’attesa di ottenere il via libera dalle autorità europee per l’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique, l’ad di Fincantieri, Giuseppe Bono, starebbe prevedendo un “piano B”.
Secondo Les Echos, Naval Group voleva essere al centro del consolidamento europeo del settore ma rischia di rimanere ai margini. Questa settimana infatti Reuters ha rivelato per primo i colloqui in corso tra Fincantieri e Thyssenkrupp Marine System (Tkms) per la nascita di un campione nelle navi militari con il gruppo tedesco attraverso una joint-venture. Secondo il quotidiano francese, per rafforzare la sua divisione Tkms, che costruisce sottomarini e navi da superfici, Thyssenkrupp cercherebbe di attrarre il gruppo di Trieste, che è “debole” in questo segmento.
Tra Fincantieri e Thyssenkrupp sono in corso colloqui sul programma dei sottomarini per la Marina italiana e questa cooperazione “costituisce una una solida opportunità per parlare degli scenari del futuro del consolidamento in Europa”. A confermarlo il direttore generale di Fincantieri, Alberto Maestrini, nel corso della conference call con gli analisti sui risultati del primo trimestre. “Abbiamo una cooperazione di lunga durata e di successo con ThyssenKrupp per la costruzione di sottomarini classe U212 per la Marina italiana. I colloqui in corso riguardano il programma dei sottomarini ma questa cooperazione rappresenta una solida opportunità per parlare degli scenari futuri del consolidamento in Europa”.
“Gli operatori europei non hanno la massa critica per competere con gli altri player internazionali e la creazione di sinergie finanziarie e operative è necessario per essere competitivi sull’export. Il consolidamento, inoltre, è un importante passo avanti per creare una difesa comune europea che garantirà più ampi volumi che aiuteranno a contenere i costi dello sviluppo delle nostre industrie. L’Europa non può continuare a pagare 29 differenti piattaforme di fregate contro le 4 negli Usa”.
Ma per Naval Group e Chantiers de l’Atlantique una joint venture italo-tedesca non sarebbe una “buona notizia”. Per questo la joint venture tra Fincantieri e Naval Group resta “fragile”.