Alcuni gruppi automobilistici cinesi hanno chiesto alle autorità di alzare i dazi sulle importazioni di vetture con motore endotermico di grossa cilindrata dall’Europa in risposta all’aumento delle tariffe europee sulle auto elettriche prodotte in Cina.
LE CASE AUTOMOBILISTICHE (NON SOLO CINESI) PRESENTI ALLA RIUNIONE
Alla riunione – organizzata dal ministero del Commercio cinese e resa pubblica dal Global Times, tabloid di orientamento nazionalista legato al Partito comunista – hanno partecipato non solo due società cinesi, ovvero SAIC e BYD, ma anche diverse case europee, principalmente tedesche: Volkswagen, Porsche, BMW, Mercedes-Benz, Stellantis (italo-franco-olandese) e Renault (francese). Scopo dell’incontro, come confermato da due fonti anonime a Reuters, era alzare la pressione sull’industria automobilistica europea, che ha nella Cina o un importante mercato di vendita, o un’importante base manifatturiera.
I DAZI EUROPEI SULLE AUTO ELETTRICHE DALLA CINA
Il 12 giugno la Commissione europea ha annunciato nuovi dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina: vanno dal 17,4 al 38,1 per cento – a seconda dell’entità di sussidi statali ricevuti e della collaborazione all’indagine -, in aggiunta all’aliquota standard del 10 per cento.
BYD, che si contende con Tesla il primato globale nella vendita di veicoli elettrici, vedrà applicarsi una tariffa aggiuntiva del 17,4 per cento; Geely del 20 per cento e SAIC del 38,1 per cento. I dazi non riguardano però solo le tre case cinesi, ma tutte quelle aziende – sia europee che di paesi terzi, come Tesla – che producono in Cina ed esportano in Europa: nel loro caso, le tariffe saranno del 21 o del 38,1 per cento.
I dazi in questione entreranno in vigore in via provvisoria dal 4 luglio e in via definitiva probabilmente da novembre. Secondo le fonti di Reuters, sia Bruxelles sia Pechino hanno interesse a raggiungere un accordo nei prossimi mesi per attenuare le tensioni commerciali; la Commissione europea, tuttavia, pare aver adottato un approccio più “interventista” a difesa delle proprie industrie critiche dalla concorrenza cinese (abbondante, economica e fortemente sussidiata). Al di là delle automobili, infatti, la Commissione sta indagando anche sugli eventuali aiuti distorsivi forniti dal governo cinese alle produzioni di pannelli solari, turbine eoliche e acciaio stagnato.
LA RISPOSTA DELLA CINA
In risposta all’aumento dei dazi sulle auto elettriche, la Cina ha annunciato l’apertura di un’indagine anti-dumping sulle importazioni di carne di maiale dall’Unione europea che potrebbe portare all’imposizione di dazi. Potrebbe inoltre – come anticipato dal Global Times già un mese fa – alzare dal 15 al 25 per cento i dazi sulle automobili di grossa cilindrata, andando a danneggiare soprattutto le case tedesche Porsche (gruppo Volkswagen), BMW e Mercedes-Benz. La Germania si era opposta ai dazi sulle vetture a batteria dalla Cina, promossi invece dalla Francia e applauditi dall’Italia.
LE CONSEGUENZE
Nel 2023, stando ai dati della China Passenger Car Association, l’Europa ha esportato in Cina 196.000 auto di grossa cilindrata, l’11 per cento in più su base annua. Nei primi quattro mesi del 2024, però, queste esportazioni si sono fermate a 44.000 unità, il 12 per cento in meno rispetto allo stesso periodo di un anno prima.
Nel 2023 l’Unione europea ha importato veicoli elettrici dalla Cina per un valore di 9,7 miliardi di dollari, esportandovi auto per 19,4 miliardi.
La Cina vale da sola quasi il 30 per cento delle vendite della case automobilistiche tedesche e la Germania è nettamente la maggiore esportatrice di veicoli con motori grandi: dall’inizio del 2024 ne ha inviati in Cina per un valore di 1,2 miliardi di dollari. Il GLE SUV e la berlina classe S di Mercedes-Benz, assieme al Cayenne di Porsche, sono le tre automobili più popolari tra quelle che la Cina importa dall’Europa: insieme, valgono più di un quinto delle 155.841 vetture di marchi europei importate dalla Cina nei primi cinque mesi del 2024.
Dopo la Germania, il secondo paese produttore di auto di grossa cilindrata nell’Unione europea è la Slovacchia.
I dazi sulle importazioni europee potrebbero favorire gli Stati Uniti, il Giappone e il Regno Unito, tutti paesi esportatori di automobili con motori più grandi di 2,5 litri.