La società cinese BYD, che si contende con Tesla il primato globale nella vendita di automobili elettriche, ha raggiunto un accordo con il governo della Turchia per costruire nel paese uno stabilimento da 1 miliardo di dollari. La fabbrica avrà una capacità produttiva di 150.000 veicoli all’anno e dovrebbe entrare in funzione alla fine del 2026, creando all’incirca cinquemila posti di lavoro.
PERCHÉ BYD HA SCELTO PROPRIO LA TURCHIA
L’interesse di BYD per la Turchia si spiega con la volontà di accedere al mercato europeo dell’automotive dopo che la Commissione ha introdotto nuovi dazi sui veicoli elettrici importati dalla Cina: l’aliquota aggiuntiva per BYD è del 17,4 per cento. L’Unione europea è considerata una destinazione attraente per le case cinesi per vari motivi: perché queste aziende hanno bisogno di nuovi mercati ad alto margine di profitto, data la saturazione del contesto domestico e la “guerra dei prezzi” in corso; perché Bruxelles ha puntato molto sulla mobilità elettrica, tanto da vietare l’immatricolazione delle vetture a benzina e gasolio dal 2035; e infine perché gli Stati Uniti sono diventati inaccessibili dopo le tariffe al 100 per cento.
I dazi europei potrebbero avere l’effetto di incentivare la localizzazione della manifattura di auto elettriche sul Vecchio continente o nelle sue immediate vicinanze. Sempre BYD, peraltro, sta costruendo uno stabilimento in Ungheria (la produzione dovrebbe partire l’anno prossimo) e ne sta valutando un secondo.
Non soltanto l’Unione europea, comunque, ma anche la Turchia ha imposto dei dazi aggiuntivi sulle importazioni di veicoli dalla Cina – l’aliquota è del 40 per cento – per proteggere la produzione nazionale. Il paese, infatti, è sede di una grande industria automobilistica e vi operano marchi stranieri come Ford, Renault, Toyota e Hyundai, spesso in joint venture con società locali. Nel 2023 la Turchia ha prodotto all’incirca 1,5 milioni di vetture e il suo principale mercato di esportazione è l’Unione europea: facendo parte dell’unione doganale europea, può esportare auto nell’Unione senza che queste vengano appesantite da ulteriori tariffe. Una condizione che BYD ha probabilmente valutato come molto vantaggiosa, anche considerato quanto dichiarato a maggio da Michael Shu, direttore della divisione europea dell’azienda: “spedire auto dalla Cina all’Europa non è una soluzione a lungo termine. La soluzione a lungo termine è produrre localmente”.
“UN CENTRO PER L’INNOVAZIONE”
Il ministro dell’Industria della Turchia, Mehmet Fatih Kacir, ha definito l’accordo con BYD un esempio del “potenziale” del paese “di essere non solo un centro per gli investimenti internazionali, ma anche un centro per l’innovazione e la tecnologia green avanzata”: lo stabilimento di BYD, dedicato ai veicoli elettrici e ibridi, conterrà infatti anche un centro di ricerca e sviluppo.
Kacir ha poi aggiunto che il governo sta conducendo “intense trattative” sugli investimenti con altri produttori automobilistici asiatici ed europei. A settembre il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva chiesto a Elon Musk di aprire una fabbrica di Tesla in Turchia; esiste inoltre un progetto finanziato dallo stato per sviluppare un’automobile elettrica turca.