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Intelligenza Artificiale

Cosa bolle in pentola tra Musk ed Erdogan su Tesla e Starlink

Tesla potrebbe approdare in Turchia con una fabbrica di batterie e forse Starlink potrebbe offrire il suo servizio satellitare. Ecco fatti e speculazioni sull'incontro tra Musk ed Erdogan

È luna di miele tra il Ceo di Tesla Elon Musk e il presidente turco Erdogan? A giudicare dall’incontro tra i due ai margini dell’Assemblea Generale dell’Onu in corso a New York, qualcosa di grosso bolle nella pentola turca, dove presto potrebbe approdare non solo una gigafactory di Tesla ma anche il servizio di comunicazioni satellitari di Starlink. Ecco tutti i dettagli.

L’incontro

Trovandosi a New York per partecipare alla 78ma Assemblea Generale dell’Onu, Erdogan ha avuto un abboccamento con Elon Musk, il miliardario americano fondatore, tra le altre cose, di Tesla, SpaceX e Stalink.

Le cronache di Reuters e Politico sottolineano che il presidente turco avrebbe chiesto a Musk di aprire in Turchia una gigafactory per Tesla, che sarebbe l’ottava per la casa automobilistica dopo le quattro ubicate negli Usa, l’una a testa per Cina e Germania e una attualmente allo stadio di progetto in Messico.

Lo scorso maggio Musk aveva reso noto di essere alla ricerca di un sito per un nuovo insediamento produttivo di Tesla, manifestando successivamente interesse per una sua collocazione in India. La scelta dovrebbe essere formalizzata entro la fine dell’anno.

Durante il suo colloquio con Erdogan, Musk avrebbe detto che la Turchia rientra tra i candidati più quotati ad ospitare la nuova gigafactory.

Anche Starlink?

Ma non solo di questo si è parlato alla Turkish House, grattacielo di Manhattan che sorge nei pressi del Palazzo dell’Onu.

Il Sultano si sarebbe detto anche disponibile a cooperare con Musk nel campo dell’intelligenza artificiale e in quello delle comunicazioni satellitari, che vede Musk attivo con Starlink, una società che non è quotata in borsa come Tesla ma che è interamente nelle sue mani come venture di SpaceX.

Erdogan ha riferito che Musk gli avrebbe detto che SpaceX sarebbe lieta di lavorare con le autorità di Ankara per ottenere la licenza necessaria per offrire il servizio satellitare di Starlink in Turchia.

Erdogan ha quindi invitato il suo interlocutore a partecipare al Teknofest di Izmir, il festival delle tecnologie aerospaziali che si tiene alla fine di questo mese, ottenendone una risposta positiva.

La lettura di Quartz

Fin qui i fatti, per come sono stati riferiti dal presidente turco. Ma è il sempre informato Quartz a fornirci un’interpretazione plausibile.

Appare significativo, anzitutto, che alla Turkish House non ci fosse alcun rappresentante di Tesla al di là dello stesso Musk. Ad accompagnare quest’ultimo c’erano invece Lauren Dreyer, che dirige le operazioni di Starlink, Ryan Goodnight, executive incaricato di cercare nuovi mercati per Starlink, e Omar Kunbargi, che si occupa di vendere i razzi di SpaceX.

A giudicare dal comunicato ufficiale del governo turco, sottolinea Quartz, la richiesta rivolta da Erdogan a Musk di aprire in Turchia una gigafactory di Tesla sarebbe arrivata in risposta alla richiesta fatta dal secondo al primo di ottenere una licenza per Starlink per operare in Turchia, ossia in un Paese dove attualmente non è disponibile il servizio.

Il nuovo ménage Erdogan – Musk metterebbe dunque in evidenza la difficile posizione del tycoon, costretto spesso a negoziare con governi autocratici usando simultaneamente tutti gli assi che ha nella manica.

Ciò rimanda a sua volta al problema chiave di Starlink, ossia di una rete di migliaia di satelliti che girano attorno al nostro pianeta anziché rimanere fissi in una sola regione e la cui esistenza dipende pertanto dalla presenza di un alto numero di utenti distribuiti su tutto il globo. Ciò significa, in poche parole, che Starlink perde denaro quando i suoi satelliti sorvolano un Paese dove l’azienda non ha la licenza per operare.

Per un’impresa che ha richiesto un investimento di 10 miliardi di dollari e che non genera entrate come sperato. gli 85 milioni di cittadini turchi rappresentano una preda ambita per Musk, che fino ad ora non era riuscito a ottenere il permesso dal governo turco.

Se Musk effettivamente optasse per la Turchia come sede per la ottava gigafactory di Tesla, saremmo di fronte a uno spregiudicato do ut des che dimostrerebbe, una volta per tutte, l’abilità del sultano di Ankara nell’ottenere quello che vuole – più investimenti hi-tech e posti di lavoro – giocando a poker.

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