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Bird volerà ancora? La startup dei monopattini elettrici ricorre al Chapter 11

L'unicorno valutato 2,5 miliardi di dollari presente in 350 città del mondo coi suoi escooter in sharing oggi ha bisogno di 25 milioni per evitare la bancarotta. Ecco che succede a Bird

Il 2023 non è stato un anno facile per la mobilità sostenibile. Non ci sono solo le auto elettriche rimaste invendute per via della famigerata ‘bolla‘, ma anche diverse startup dei motorini e monopattini in sharing alla spina in forte crisi. Delle difficoltà di Helbiz già si sapeva. Ha sorpreso maggiormente l’addio all’Italia di CityScoot, che con la fine dell’autunno se ne è tornato nei confini francesi. E proprio dalla Francia quest’anno è arrivato un segnale in controtendenza rispetto alla narrazione dominante, con la cacciata da Parigi delle arrembanti startup di noleggio di monopattini. L’ultima vittima della sharing economy è però americana: Bird Global Inc. (meglio nota come Bird) che ha dichiarato di volersi avvalere della procedura concordata per evitare il fallimento stringendo un accordo per vendere ai creditori alcune delle sue attività.

IL SALVATAGGIO DI BIRD

L’ormai ex unicorno di Miami, valutato in tempi migliori 2,5 miliardi di dollari (salvo poi veder perdere il 90% del proprio valore dopo lo sbarco in Borsa), dovrebbe incamerare nelle prossime ore 25 milioni di dollari utili a non essere costretto a sospendere le attività. Per questo la società ha fatto ricorso alla protezione del Chapter 11 che negli Usa permette di salvare il salvabile di una realtà decotta, a patto di farlo sotto la supervisione dei giudici.

LA FILIALE EUROPEA È SALVA

Per iniziare il piano di salvataggio la realtà di noleggio di bici a pedalata assistita e monopattini elettrici fondata nel 2017 da Travis VanderZanden, ex dipendente di Uber, dovrebbe prevedere (serve infatti l’ok del curatore fallimentare, che dovrà fare gli interessi della startup ma anche dei suoi creditori) la vendita di alcuni suoi asset a chi vanta un credito.

L’azienda mira a completare il processo di vendita entro 120 giorni. Da Apollo Global Management e altri finanziatori dovrebbero arrivare 25 milioni. L’azienda si premura di sottolineare che le attività canadesi ed europee non saranno lambite dalle procedure del fallimento.

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