Sì a una maggiore produzione di colture di proteine in Europa, no alle “proteine da laboratorio”. È questo in sintesi il parere della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, che ieri ha bocciato la parte della risoluzione sulle colture proteiche in cui si menzionavano “prodotti innovativi a base cellulare”, il cosiddetto cibo “sintetico”.
Parere che ha messo d’accordo eurodeputati di tutte le forze politiche, dal Pd al Movimento 5 stelle, fino – ovviamente – al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia.
L’UE BOCCIA IL CIBO “SINTETICO”
La risoluzione discussa ieri dalla commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo punta a una maggiore produzione di colture di proteine in Europa per rispondere – in modo più indipendente – al fabbisogno globale. Solo il 29% delle materie prime ad alto contenuto proteico necessarie per l’alimentazione animale proviene infatti dall’Ue, il che rende l’Unione fortemente dipendente dalle importazioni da paesi terzi.
Il paragrafo bocciato dalla commissione riguardava le “proteine da laboratorio”, che avrebbero di fatto condotto alla produzione della carne coltivata o “sintetica”.
NO ALLE PROTEINE DA LABORATORIO SÌ ALLE BIOTECNOLOGIE IN AGRICOLTURA
L’europarlamentare Pd e membro della Comagri Paolo De Castro, che insieme a Daniela Rondinelli (Pd) e altri deputati del Gruppo dei Socialisti e Democratici, ha presentato emendamenti che hanno portato alla bocciatura delle “cibo da laboratorio” ha tuttavia sottolineato “l’importanza delle nuove biotecnologie sostenibili nella sfida globale per un’agricoltura in grado di produrre di più, utilizzando meno input”.
“Lo ripetiamo da mesi, e adesso lo abbiamo messo anche nero su bianco in una relazione del Parlamento europeo: la carne sintetica, con i suoi impatti da un punto di vista ambientale, sociale, economico ed etico non può rappresentare una soluzione al deficit strutturale di proteine affrontato dall’Europa. Al contrario – afferma De Castro -, la scienza ci offre soluzioni ben più sostenibili, a partire dalle nuove tecnologie ad evoluzione assistita delle piante, che possono portare ad un incremento nel breve termine della produzione europea di proteine vegetali, grazie a varietà più produttive e più resistenti”.
“La battaglia contro il cibo sintetico e a favore di una scienza che, come con le TEA [Tecniche di evoluzione assistita, ndr], sostenga e rafforzi i cicli biologici necessari alla produzione di cibo, continua. E come paesi mediterranei – conclude De Castro – dovremo essere in grado di creare un blocco granitico a difesa del legame cibo-natura, che rischia di essere sostituito a causa di visioni opposte alle nostre, soprattutto da parte dei paesi nord-europei”.
La battaglia però non è ancora conclusa. Il progetto di risoluzione dovrà infatti essere sottoposto a votazione in plenaria, probabilmente nella sessione del 16-19 ottobre.
SODDISFAZIONE BIPARTISAN
E non poteva che essere soddisfatto anche il ministro Lollobrigida, che già lo scorso maggio aveva varato il primo divieto al mondo alla carne sintetica: “Siamo da sempre al fianco dei nostri agricoltori, anche con iniziative di supporto per incrementare le colture, ma questo non deve avvenire con la possibilità di realizzare alimenti in laboratorio”.
“Auspico che questi tentativi, come quello scongiurato oggi, non vengano riproposti – ha detto il ministro -. Sono convinto che ormai, anche in Europa sia passato il messaggio che il cibo prodotto in vitro non solo potrebbe nascondere conseguenze negative per la salute dei cittadini, ma distruggerebbe intere filiere senza alcun beneficio per l’ambiente”.
Gli fa eco il sottosegretario leghista Luigi D’Eramo: “Il nostro Paese è stato il primo a sollevare forti perplessità in merito, in base al principio di precauzione prima di tutto la tutela della salute pubblica. Anche in Europa sta prevalendo il buonsenso. Continueremo a essere al fianco dei nostri agricoltori e allevatori che con il loro lavoro quotidiano e i loro sacrifici sono impegnati in prima persona nella salvaguardia dell’ambiente”.
COSA SONO LE TECNICHE DI EVOLUZIONE ASSISTITA (TEA)
Ma cosa sono le Tecniche di evoluzione assistita (Tea) di cui parla anche De Castro? Come osserva il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), il fabbisogno mondiale di cibo sarà sempre maggiore e le colture dovranno essere, oltre che più sostenibili, anche più resistenti per far fronte a siccità e alluvioni dovute ai cambiamenti climatici. Per tutte queste ragioni le nuove tecnologie giocano un ruolo fondamentale.
Tra queste ci sono le Tea che, come ha spiegato all’Ansa, Luigi Cattivelli, direttore del Centro di Ricerca Genomica e Bioinformatica del Crea, sono “due tecniche utilizzate nel miglioramento genetico delle piante, il genome editing e la cisgenesi”.
MA LE TEA SONO COME GLI OGM?
Le Tea potrebbero far venire alla mente gli Ogm, organismi geneticamente modificati ma Cattivelli ha chiarito che “mentre gli Ogm prevedono l’inserzione nel genoma originario di sequenze di geni provenienti da altre specie (piante, animali o batteri), introducendo cioè Dna estraneo e creando organismi transgenici, le Tea consentono la modifica del genoma, ma senza inserimento di geni “estranei”, provenienti cioè da altre specie”.
“Le mutazioni indotte mediante editing – prosegue – sono in tutto e per tutto equivalenti alle mutazioni naturali che costituiscono la base biologica della biodiversità”.
Una pianta cisgenica, invece, afferma Cattivelli, “è una pianta nel cui genoma è stato inserito un gene derivante da un’altra pianta interfertile, spesso della stessa specie”. Questa tecnica si preferisce perché “consente di risparmiare tempo […] ma soprattutto di mantenere inalterato tutto il genoma della varietà ricevente”.
Per il Crea, genome editing e cisgenesi sono tra gli strumenti che permetteranno di introdurre le caratteristiche necessarie per le piante dell’agricoltura di domani e l’alternativa più efficace ai fitofarmaci.
NORMATIVA ITALIANA VS NORMATIVA EUROPEA
Tuttavia, la normativa italiana ed europea sulle Tea non è la stessa. Il Parlamento italiano, infatti, ha ricordato Cattivelli ha recentemente approvato una norma che “sblocca la sperimentazione in campo delle piante ottenute con Tea (non quella degli Ogm), fino al 31 dicembre 2024, con una procedura semplificata per i caratteri che promuovono la resistenza alla siccità e alle malattie”.
Mentre per la normativa europea, “la sperimentazione in campo delle Tea è regolata dalla direttiva 2001/18 sugli Ogm”, la quale prevede delle esenzioni, per esempio, per “organismi ottenuti con la mutagenesi”, ma non per le Tea. Affermazione ribadita anche da una pronuncia della Corte di giustizia europea del 2017.
“Ma, ora – afferma Cattivelli -, il mondo scientifico ritiene che il genome editing abbia tutte le caratteristiche di una mutagenesi in quanto le piante editate non contengono Dna estraneo diversamente dagli Ogm. E il fatto che non siano nell’elenco delle tecniche escluse dall’applicazione della normativa sugli Ogm è dovuto a una questione di tempistica, visto che – dicono gli esperti – sono state scoperte 10 anni dopo la direttiva 2001/18”.
Il Parlamento potrà, dunque, rivedere la norma. Intanto, ha infine ricordato Cattivelli, nel mondo, già diversi Paesi, come Stati Uniti, Canada, Sud America, Giappone, Regno Unito, hanno liberalizzato l’uso in campo delle Tea.