Quattro dosi di ‘vecchi’ vaccini anti Covid non sono poi meno efficaci dei vaccini aggiornati a Omicron 4 e 5. Lo afferma uno studio indipendente condotto su un piccolo gruppo di persone e pubblicato su bioRxiv.org, rivista online di articoli in pre-print, ovvero in attesa di revisione tra pari (peer-review).
Secondo alcuni ricercatori della Columbia University e dell’Università del Michigan i richiami con i vaccini bivalenti di Moderna e Pfizer/BioNTech non sono riusciti ad aumentare i livelli di anticorpi neutralizzanti contro i ceppi Omicron dominanti più di quattro dosi dei precedenti vaccini contenenti solo il ceppo originario del virus.
LO STUDIO
Il team ha confrontato i livelli di anticorpi neutralizzanti nei campioni di sangue di 21 persone che hanno ricevuto una quarta iniezione dei booster bivalenti Moderna o Pfizer/BioNTech con i livelli di anticorpi di 19 persone che hanno invece ricevuto quattro iniezioni dei vaccini originali.
I RISULTATI
A distanza di 3-5 settimane dalla quarta iniezione, lo studio afferma che le persone che avevano ricevuto i nuovi richiami mirati alle varianti 4 e 5 “avevano titoli anticorpali neutralizzanti simili a quelli di coloro che avevano ricevuto un quarto vaccino monovalente a mRna”.
“Finora non vediamo i benefici” dei vaccini bivalenti rispetto ai precedenti, ha affermato David Ho, uno degli autori della ricerca e virologo a capo dell’Aaron Diamond AIDS Research Center della Columbia University. Tuttavia, Ho, in un’intervista con Bloomberg, ha anche aggiunto che “una chiara differenza tra i booster potrebbe emergere in periodi di tempo più lunghi”.
L’IMPRINTING: UNA POSSIBILE SPIEGAZIONE
Il virologo ha poi spiegato che i risultati “potrebbero essere dovuti a un fenomeno chiamato imprinting”, ovvero che il sistema immunitario ricorda con maggior forza la prima versione di un virus che incontra. Dopo la mutazione, la risposta a un vaccino – anche se mirato a ceppi più recenti – potrebbe essere ancora orientata a combattere l’agente patogeno originale.
SONO QUINDI INUTILI I VACCINI AGGIORNATI?
Tali risultati non equivalgono a dire che i nuovi vaccini non abbiano alcun beneficio – anche perché saranno necessari ulteriori studi per confermare queste evidenze – ma viene almeno spontaneo chiedersi se fosse necessario progettare e realizzare nuovi vaccini.
COSA DICONO PFIZER E MODERNA
Va inoltre aggiunto che quanto affermato dai ricercatori si scontra con una nota rilasciata da Pfizer il 13 ottobre in cui la casa farmaceutica annuncia i “primi dati positivi” relativi a uno studio clinico a 7 giorni dall’iniezione del nuovo vaccino bivalente.
Il comunicato dichiarava infatti che questi primi dati avevano mostrato “un aumento sostanziale della risposta anticorpale neutralizzante Omicron BA.4/BA.5 rispetto ai livelli precedenti al richiamo” e suggerivano “una migliore protezione”.
Secondo un portavoce dell’azienda, ulteriori dati relativi ai risultati a 30 giorni dall’iniezione dovrebbero essere rivelati nelle prossime settimane.
Moderna non ha ancora commentato lo studio.
LA REAZIONE DELLA BORSA
“Le azioni Moderna”, scriveva ieri Bloomberg, “sono salite del 2,7% a 136,57 dollari alla chiusura delle contrattazioni di New York. Il titolo Pfizer è rimasto invariato”.