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Variante BA.2.86

Come convivere con Covid. Report

Cresce il fronte di esperti che ritiene “non realistico” vaccinare tutti ogni pochi mesi. Ecco cosa hanno detto al New York Times

 

Sono sempre di più le voci che si uniscono al coro lanciato pochi giorni fa dal virologo Andrew Pollard, direttore dell’Oxford Vaccine Group e capo del Uk Committee on Vaccination and Immunization, che ha contribuito a realizzare il vaccino AstraZeneca.

Pollard ha detto che “non è sostenibile” vaccinare il pianeta ogni 4 o 6 mesi e il New York Times ha raccolto il parere di diversi esperti che condividono questa opinione.

COSA HANNO DETTO AL NYT

Con l’imperversare di Omicron in tutto il mondo, come convivere con il virus è il dilemma delle autorità e della comunità scientifica che, interrogata dal Nyt, ha prevalentemente risposto che se la somministrazione di una quarta dose di vaccini anti Covid ai soggetti ad alto rischio è utile, sottoporre, invece, l’intera popolazione a un richiamo ogni pochi mesi “non è realistico” e “ha poco senso dal punto di vista scientifico”.

“Non è una cosa mai sentita somministrare vaccini periodicamente ma ci sono strade migliori dell’offrire richiami ogni sei mesi”, ha detto Akiko Iwasaki, immunologa dell’Università di Yale.

“Non appare di sicuro una strategia sostenibile nel lungo termine”, ha commentato Deepta Bhattacharya, immunologo dell’Università dell’Arizona.

“Non ha senso continuare a somministrare richiami per un ceppo che se ne è già andato”, ha rincarato Ali Ellebedy, immunologo della Washington University di St. Louis, “se vuoi aggiungere una quarta dose, aspetterei decisamente l’arrivo di un vaccino specifico per Omicron”.

LE RAGIONI

Il quotidiano osserva, infatti, che in assenza di un obbligo vaccinale appare difficile convincere i cittadini a farsi somministrare una dose ogni pochi mesi. Negli Stati Uniti, il 73% degli adulti ha concluso il ciclo vaccinale ma solo un terzo si è sottoposto al richiamo.

Simili i numeri dell’Italia, dove, al 7 gennaio, ad aver ricevuto la terza dose è 70,42 % della popolazione idonea.

Inoltre, come già sosteneva Pollard, anche il Nyt ricorda che attualmente non sono disponibili dati a sostegno dell’utilità di una quarta dose per persone non immunodepresse.

PERCHÉ ALCUNI NON TEMONO OMICRON

Inizialmente, alcuni esperti, si legge nell’articolo, erano addirittura contrari all’ipotesi di un richiamo perché la prima campagna vaccinale era apparsa sufficiente a evitare i ricoveri per la maggior parte della popolazione.

“Omicron mi ha fatto cambiare idea”, ha detto Scott Hensley, immunologo dell’Università della Pennsylvania ma questo non significa che sia a favore di una quarta dose, in quanto spiega che “altre componenti del settore immunitario, come le cellule T e le cellule B, si mantengono stabili forse anche solo con due dosi e, sebbene non siano in grado di prevenire l’infezione, diminuiscono la gravità dei sintomi e, di conseguenza, le probabilità di finire in ospedale”.

QUANTO FUNZIONANO I VACCINI CONTRO OMICRON

Se da una parte i richiami possono alleggerire la pressione sugli ospedali, dall’altra alcuni studi preliminari citati dal quotidiano suggeriscono che il numero di anticorpi inizia a diminuire già alcune settimane dopo la terza dose.

Inoltre, sostengono gli esperti intervistati, la variante Omicron appare in grado di aggirare le difese immunitarie anche al picco della protezione: “Anche con quei livelli di anticorpi, è molto difficile fermare il virus per un tempo prolungato”, ha affermato Shane Crotty, virologo del La Jolla Institute for Immunology, in California, “ora l’asticella è molto più alta e forse un vaccino specifico per la variante Omicron farebbe un lavoro migliore”.

INUTILE RINCORRERE OMICRON

“La variante Omicron ha cambiato la logica, non ha più senso cercare di impedire il contagio ma la questione è tenere le persone fuori dall’ospedale”, secondo Michel Nussenzweig, immunologo della Rockefeller University di New York.

Anche Anthony Fauci, immunologo e consigliere del presidente Joe Biden, ha detto che “è prematuro parlare di una quarta dose”.

Inoltre, in vari casi, aumentare l’intervallo tra le dosi si è rivelato più utile al rafforzamento dell’immunità.

POSSIBILI SOLUZIONI PER IL FUTURO

Gli esperti, riferisce il Nyt, sperano ora anche in trattamenti che potranno essere disponibili nel prossimo futuro, come i vaccini nasali o orali. Ma la “nuova normalità”, ha detto Hensley sulla scia di quanto già affermato anche dal virologo Fabrizio Pregliasco, potrebbe prevedere una vaccinazione all’anno – almeno sui soggetti più fragili – prima dell’inizio della stagione invernale, proprio come avviene con l’influenza.

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