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Giorgetti

Vi racconto l’arcicontismo di Mastella

Vita, opere e aspirazioni di Clemente Mastella, da Benevento con furore e passione pro Conte

 

Meno male che c’è il sindaco di Benevento Clemente Mastella, già ministro del Lavoro col centrodestra di Silvio Berlusconi e ministro della Giustizia col centrosinistra di Romano Prodi.

Questa strana crisi-non crisi di governo, cercata da Matteo Renzi col ritiro delle sue due ministre ma negatagli dal presidente del Consiglio Conte, sarebbe stata o di una noia o di una paura entrambi terribili entrambi se non fosse sceso in campo un quasi bipartisan Mastella, appunto.

Il mio vecchio amico Clemente, che conosco da tantissimo tempo ormai, da quando amichevolmente mi aiutava a comporre le mappe sempre provvisorie delle varie correnti della Democrazia Cristiana, seduti a parlare su qualche divano di Montecitorio, ti strappa un sorriso per la simpatica improntitudine con la quale descrive lui stesso il lavoro che fa dietro e davanti alle quinte per comporre mosaici politici in cui tutti, per ora ad eccezione di Matteo Salvini, possano ritrovarsi prima o poi.

C’è chi si diverte a ridere, anche a crepapelle, alle battute e agli spettacoli di Beppe Grillo, in verità diradatisi già prima che la pandemia virale scoppiasse e svuotasse i teatri, e chi si accontenta di sorridere alle battute e alle iniziative del più innocuo Mastella. Che ha avuto almeno la fortuna, per l’Italia, di fare e disfare dopo l’esperienza democristiana all’ombra di Ciriaco De Mita piccoli partiti, e non un movimento capace addirittura di sostituire la Dc come forza di maggioranza relativa. Grillo invece c’è riuscito e non vuole che l’incanto finisca con uno scioglimento anticipato delle Camere.

Qualcuno ogni tanto reclama o minaccia, questo scioglimento, reso però obiettivamente difficile da un’emergenza dichiarata con tanto di disposizioni legislative e reale in tempi di epidemia e di conseguenti crisi economica e sociale. Ma gli americani, viene obiettato, hanno appena votato lo stesso ed altri si accingono a farlo in Europa e altrove. Ma negli Stati Uniti ciò è potuto accadere anche grazie al voto postale, ammesso in Italia solo per gli italiani residenti all’estero. E si è visto comunque con quali contestazioni ed effetti, compreso un assalto ritorsivo al Parlamento con morti e feriti.

Al telefono 24 ore su 24, tra il Municipio di Benevento e la sua villa a Ceppaloni, nota per la piscina a forma di cozza attorno alla quale si sono ritrovati in tanti, ricchi e poveri, famosi e non, Mastella ha di fatto aperto e gestisce con la solita disinvoltura e spavalderia succursali, a seconda delle circostanze e degli interlocutori, del Quirinale e di Palazzo Chigi. “Io sono il medico della crisi”, ha appena dichiarato facendo non so se sobbalzare o ridere il presidente della Repubblica, che in questo campo si sente probabilmente, e non a torto, l’unico a poter emettere ricette, prescrivere cure ed eseguire interventi chirurgici come lo scioglimento delle Camere.

Dispensatore di consigli, oltre che di terapie, Mastella ha detto, fra l’altro, di non frequentare il presidente del Consiglio, che pure cerca di aiutare procurandogli amici parlamentari disposti a sostenerlo. Lo ha conosciuto solo in ottobre del 2019, con De Mita ed altri amici della disciolta Dc, alla commemorazione di Fiorentino Sullo, affidata in un teatro di Avellino proprio a Conte dal presidente dell’omonima fondazione Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia. Che avrebbe voluto consegnare all’oratore, al termine del discorso, una tessera della Dc se avesse potuto disporne. E Conte sorrise, compiaciuto e disponibile ad altre commemorazioni che potessero ulteriormente accreditarlo nel filone dei cattolici impegnati in politica, estimatore come si era già dichiarato del compianto e conterraneo Aldo Moro. Cui anche Mastella lo ha in qualche modo paragonato in questi giorni, pur considerandolo a lui inferiore, un po’ “figlio ‘e entrocchia” quale Moro dall’alto della sua autorevolezza non si poteva certamente bollare.

In onore della terra contiana d’origine Mastella si è detto capo degli “straccioni di Voltura Appula”, emuli di altri straccioni: quelli di Valmy riesumati nel 1998 da Francesco Cossiga, con lo stesso Mastella al seguito, per dare a Massimo D’Alema i numeri parlamentari necessari a garantirgli la maggioranza nella successione a Romano Prodi a Palazzo Chigi, dopo che Fausto Bertinotti lo aveva fatto cadere da sinistra. Gli “straccioni” di Cossiga e Mastella invece venivano dal centrodestra. E seppero far vincere D’Alema come quelli veri di Valmy nel 1792 procurarono alla Francia rivoluzionaria e malmessa una clamorosa vittoria sulle truppe prussiane e austriache lanciate verso Parigi.

Di una curiosità, chiamiamola così, Mastella e la moglie Alessandrina Lonardo, senatrice ex forzista candidata dai giornali a ministra della Famiglia nel governo Conte eventualmente rimpastato, non riescono a capacitarsi: del fatto che Pd e grillini, beneficiari delle terapie di Clemente, vogliano a Benevento impedirne la rielezione a sindaco in primavera. Ingrati che non sono altro.

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