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Efficacia Vaccini Biden Covid

Moderna, Pfizer, Astrazeneca e Jansenn: tutte le novità sul vaccino anti Covid

L'annuncio odierno di Moderna, la corsa di Pfizer e le mosse di Astrazeneca e Jansenn per portare sul mercato il vaccino anti Covid. Fatti, annunci, numeri, incognite e commenti 

 

Entra nel vivo la corsa al vaccino anti Covid.

Quale antidoto arriverà per primo sul mercato? E quale l’efficacia da attenderci?

Pfizer ha annunciato che il suo vaccino è efficace al 90% e presto dovrebbe essere somministrato al personale sanitario degli Stati Uniti, ma diversi sono i problemi logistici.

L’americana Moderna sostiene che il suo vaccino è efficace al 94,5%. Vicino alla commercializzazione anche il vaccino di AstraZeneca, mentre prende il via la fase 3 del vaccino di Janssen, società farmaceutica che fa capo alla multinazionale della chimica Johnson&Johnson.

Tutti i dettagli.

TRE VACCINI IN ARRIVO

Partiamo dalle aspettative.

Aspettiamo tre vaccini “per la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo. Sono Pfizer con BionTech, AstraZeneca con Oxford e Irbm, e l’americana Moderna. Altri dovrebbero arrivare all’inizio del 2021: Johnson&Johnson, Sanofi e, poco più avanti, l’italiana Reithera”, ha detto a Repubblica Nicola Magrini, direttore generale Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco.

PFIZER: VACCINO EFFICACE AL 90%

L’americana Pfizer, a colpi di annunci, sembra essere nella fase più avanzata. Il vaccino anti-Covid sviluppato da Pfizer e BioNTech, che dovrebbe costare circa 15 euro a dose secondo i dati di Repubblica. è risultato efficace al 90 per cento nel prevenire la comparsa dei sintomi (e quindi la malattia) durante la fase 3 della sperimentazione.

Si tratta, però, di risultati preliminari e la sperimentazione è ancora in corso. Nonostante questo la società americana e quella tedesca sono pronte a chiedere l’autorizzazione all’uso emergenziale alla Fda.

AL VIA VACCINAZIONE NEGLI STATES?

Se tutto procede come da piani, a dicembre Pfizer potrebbe già avviare la vaccinazione, come ha affermato il virologo Roberto Burioni a Che Tempo che fa.

“In passato per produrre un vaccino ci sono voluti 12 anni, qui siamo davanti ad un qualcosa di stupefacente: è la più grande impresa che la scienza e l‘uomo abbiano fatto nella storia. Addirittura so di una vaccinazione programmata per gli operatori sanitari negli States fissata per il 15 dicembre”, ha commentato Burioni l’annuncio del vaccino di Pfizer.

PFIZER E LA VACCINAZIONE IN ITALIA

Anche l’Italia si muove per procurarsi le prime dosi del vaccino dell’americana Pfizer.

“Pfizer potrebbe consegnare all’Italia 3,4 milioni di dosi tra fine gennaio e metà febbraio. Poiché serve un richiamo, parliamo di 1,7 milioni di persone. I vaccini verrebbero consegnati in modo scaglionato per ridurre i problemi di stoccaggio”, ha detto Magrini a Repubblica. “Il commissario Arcuri coordinerà la distribuzione alle regioni in base a un documento di programmazione del dipartimento prevenzione”.

“L’ordine di vaccinazione per le prime dosi è già fissato. Si parte con le persone più a rischio: operatori sanitari, forze dell’ordine, grandi anziani e ospiti delle Rsa. Parliamo di circa 10 milioni di persone. Ci vorrà qualche mese, a partire dalle prime consegne”, ha aggiunto Magrini.

I PROBLEMI LOGISTICI

Il farmaco di Pfizer è vaccino a mRNA, ovvero materiale genetico che contiene le istruzioni per la sintesi di nuove proteine. L’antidoto però, a differenza dei vaccini tradizionali, che devono stare a meno 20 ° C, deve essere conservato a una temperatura estremamente bassa, di circa meno 80 ° C, per un massimo di 10 giorni.

MODERNA: VACCINO EFFICACE AL 94,5%

Se Pfizer sembra essere avanti con i tempi, Moderna lo è (sempre secondo gli annunci aziendali) per l’efficacia. La società americana che ha sede nel Massachusetts ha annunciato in un comunicato che il suo vaccino contro il Covid ha una efficacia del 94.5%.

Nello studio COVE, che ha arruolato 30mila partecipanti, 95 partecipanti hanno presentato casi confermati di COVID-19. Di questi 90 sono relativi a soggetti che hanno partecipato allo studio e facevano parte del gruppo cui è stato somministrato un placebo e 5 nel gruppo cui è stato somministrato il vaccino. Lo studio è stato condotto in collaborazione col National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID).

Anche Moderna, come Pfizer, è pronta alla richiesta d’autorizzazione all’uso per emergenza.

PRIMA CONFERMA CLINICA

“Questo è un momento cruciale per lo sviluppo del nostro candidato al vaccino contro il Covid-19. Dall’inizio di gennaio, abbiamo inseguito questo virus con l’intento di proteggere il maggior numero possibile di persone in tutto il mondo. Da sempre sappiamo che ogni giorno è importante. Questa analisi preliminare positiva del nostro studio di Fase 3 ci ha dato la prima conferma clinica che il nostro vaccino può prevenire il COVID-19, incluse le forme gravi”, ha dichiarato Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna.

CONSERVAZIONE PIU’ LUNGA

Anche il vaccino di Moderna, come quello di Pfizer, è basato sulla tecnologia mRna. Moderna ha annunciato una durata di conservazione più lunga: l’antitodo dovrebbe rimanere stabile a temperature standard di refrigerazione tra 2° e 8°C per 30 giorni. Si prevede una conservazione a lungo termine a temperature standard del congelatore di -20°C per 6 mesi.

EMA STUDIA VACCINO MODERNA

Il vaccino di Moderna (meglio di Moderna Biotech Spain, società controllata dall’americana) è già sul tavolo dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che ha decido di avviare la procedura del rolling review, primo passo dell’iter di approvazione, sulla base dei risultati preliminari degli studi non clinici e dei primi studi clinici fatti sugli adulti, che sembrano indicare che il vaccino stimoli la produzione di anticorpi e cellule immunitarie T contro il virus SarsCov2.

ASTRAZENECA DRIBBLA PROBLEMI LOGISTICI

Anche il vaccino di Astrazenca, messo a punto dall’Università di Oxford e dall’Italiana Irbm, che sta per concludere i test di fase 3, è già allo studio dell’Ema. A dicembre dovrebbe partire la sperimentazione in Italia.

Il farmaco, basato su un adenovirus, richiede una sola somministrazione e costerebbe intorno ai 4-5 euro.

Ancora non è stato pubblicato alcun dato sull’efficacia ma se tutto va bene, entro gennaio 2021, la società inizierà la commercializzazione.

“Abbiamo iniziato a produrre milioni e milioni di dosi di vaccini prima di sapere se funziona perché non vogliamo aspettare sei mesi”, ha detto Josep Baselga, vicepresidente esecutivo della Ricerca e Sviluppo in Oncologia di Astrazeneca, in un’intervista a El món su RAC1. “Entro gennaio si potranno avere già circa tre miliardi di dosi che potrebbero essere implementate a marzo 2021”, ha aggiunto.

IL VACCINO DI JOHNSON & JOHNSON

Inaugura la sperimentazione di fase 3 il vaccino di Janssen, società farmaceutica che fa capo alla multinazionale della chimica Johnson&Johnson. Lo studio, secondo quanto detto dal ministro britannico della Sanità, Matt Hancock, coinvolgerà 7000 volontari nel Regno Unito e 23.000 in altri Paesi.

La tecnologia su cui si basa l’antidoto è “simile a quello di AstraZeneca”, ha rivelato a SkyNews Saul Faust, direttore del laboratorio di Southampton che coordina il progetto di ricerca.

CRISTINA CASSETTI: CI SONO COSE DA VERIFICARE

Nonostante le buone notizia, Cristina Cassetti, vicedirettrice della Division of Microbiology and Infectious del Niaid, Istituto di ricerca sulle allergie e le malattie infettive guidato da Anthony Fauci, sovrintendente ai cinque progetti di ricerca sul vaccino anti-Covid 19 finanziati dal governo degli Stati Uniti, invita alla calma.

“Dobbiamo ancora studiare molte cose. Ce n’è una di fondamentale importanza: i vaccini prevengono l’esplosione della malattia, ma ancora non sappiamo se eviteranno l’infezione che si manifesta senza sintomi. In altri termini bisogna verificare se una persona, anche se vaccinata, possa ugualmente contrarre il virus e diffonderlo senza accorgersene, come avviene ora per i cosiddetti asintomatici. Inoltre non sappiamo quanto tempo durerà la copertura garantita dal vaccino: sei mesi, uno, due anni?”, ha detto la Cassetti al Corriere della Sera.

“Ancora: Pfizer ha condotto le sperimentazioni su una platea di volontari dai 18 anni in su. Dobbiamo capire se ci sono risposte diverse a seconda della fascia di età, in particolare tra le persone che hanno più di 65 anni. E infine dovremo studiare le possibili interferenze tra i diversi vaccini. Che cosa succede se un composto non funziona nello stesso modo per tutti? Le persone potranno assumerne un altro?”, ha aggiunto la Cassetti.

CASSETTI: SERVE VACCINAZIONE DI MASSA

E ancora. Perché il vaccino funzioni, “servirà una vaccinazione di massa – sostiene Cristina Cassetti – altrimenti la barriera non funzionerà. Ho letto dei sondaggi preoccupanti negli Stati Uniti: solo circa il 50% degli interpellati si è detto pronto a farsi vaccinare. Non va bene: troppo poco. Ma non voglio dare un numero, perché anche su questo ci sono studi in corso. Per bloccare il morbillo, giusto per fare un esempio, occorre una quota di vaccinati del 95%. E anche il Covid si trasmette con facilità”.

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