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Maurizio Leo

Flat tax, tutte le divisioni tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia

Che cosa si dice in Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia sulla Flat tax. Fatti, numeri, differenze e approfondimenti

 

Fibrillazioni nei partiti di centrodestra sulla flat tax.

Quando farla? Come farla? Sono due delle domande clou alle quali Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia rispondono diversamente.

Sono in particolare i partiti capeggiati rispettivamente da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi a tambureggiare idee, slogan e numeri sulla tassa piatta.

“La flat tax ha fatto aumentare anche del 30% le entrate per lo Stato: non vogliamo creare ulteriori deficit. La flat tax sarà nel programma dei cento giorni, è il punto più importante del programma”, ha detto oggi il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, a Radio 24.

Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha rilanciato l’idea di flat tax al 15% (mentre Berlusconi aveva indicato un’aliquota del 23%) anche per i dipendenti. Al Tesoro la misura costerebbee 80 miliardi all’anno, analizza La Stampa che sente diversi economisti sul tema. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni si candida a Palazzo Chigi: “Se FdI vince, sarò io premier”.

Ma la Flat Tax generalizzata sui cui Lega e Forza Italia stanno battagliando a colpi di aliquote nel programma fiscale di Fratelli d’Italia, primo partito della coalizione secondo i sondaggi, non c’è, perché l’idea di tassa piatta è limitata ai redditi incrementali, svela oggi il Sole 24 Ore: “E non c’è nemmeno la «pace fiscale», sostituita da una «tregua fiscale» diversificata secondo la situazione dei contribuenti”.

Quello elaborato dal dipartimento Economia e finanza di FdI coordinato da Maurizio Leo – aggiunge il quotidiano di Confindustria – “è un «patto fiscale» per cittadini e imprese. Che ripesca anche, aggiornandole, alcune idee del passato recente.

Da Fratelli d’Italia si negano divisioni con Lega e Fratelli d’Italia sul tema: “No, non ci sono divisioni – ha detto Leo al quotidiano Verità & Affari – Crediamo anche noi che, per le partite Iva, sia giusto alzare da 65 mila a 100 mila euro di reddito annuo il limite per l’attuale flat tax. Detto questo, sempre nell’ottica di favorire crescita e occupazione, intenderemmo, fin da subito, nei primi 100 giorni, introdurre, per tutti e, quindi, anche per chi non si avvale dell’attuale regime dei minimi, un meccanismo di flat tax sul reddito incrementale. Ad esempio, a chi per il 2021 aveva dichiarato 40 mila euro di reddito e magari chiuderà il 2022 con un reddito di 60 mila euro, si potrebbe applicare un’aliquota secca del 15%, ma solo sui 20 mila euro in più”.

Fra le proposte fiscali del programma del partito presieduto da Giorgia Meloni spicca – si legge sul Sole 24 Ore – la voluntary del contante, per far emergere i beni nascosti nelle cassette di sicurezza che secondo le stime più recenti superano i 100 miliardi. Per attrarre i contribuenti, l’idea è di applicare le imposte al 50% del contante regolarizzato, sul presupposto che quella quota corrisponda (a forfait) alle annualità ancora accertabili dal fisco. L’ipotesi si era già affacciata a fianco delle vecchie voluntary, ma è stata sempre stoppata da polemiche politiche e dubbi tecnici sulla possibilità di escludere somme frutto di riciclaggio o autoriciclaggio. Sempre sul contante FdI propone di rialzare la soglia a 3mila euro”.

Ma «Fratelli d’Italia non vuole condoni», sottolinea a chiare lettere il testo del piano fiscale che Il Sole 24 Ore anticipa oggi: “Apre però a una «tregua fiscale» per facilitare le regolarizzazioni, con meccanismi differenziati a seconda degli importi e della situazione del contribuente, con il filo rosso della «regola del 5»: l’imposta resta dovuta, ma rateizzabile in 5 anni e con sanzione del 5%”.

Le due proposte entrano nel programma dei «primi 100 giorni». Per affrontare l’emergenza, sempre al debutto andrebbe tagliata l’Iva su energia (in parte è già così) e beni di prima necessità, approfondito l’intervento sul cuneo fiscale e introdotte agevolazioni per ridurre la pressione fiscale delle imprese in proporzione a investimenti e assunzioni. Il tutto in vista di una riforma più ampia, che nel dovrebbe condurre a un’Irpef a tre aliquote (23% fino a 15mila euro, 27% fino a 50mila e 43% sopra), al superamento dell’Irap e al riordino delle leggi fiscali in un Codice unico tributario. Tutti questi temi dialogano con la legge delega tentata senza successo dal governo Draghi.

Ma al menù FdI aggiunge – si legge sul giornale della Confindustria – altri ingredienti, come un concordato preventivo a regime fra partite Iva e fisco. Il Fisco predeterminerebbe i redditi del contribuente per due anni, anche grazie al completamento della precompilata Iva; e l’interessato, aderendo, otterrebbe una semplificazione degli adempimenti e soprattutto un’esenzione su eventuali redditi aggiuntivi.

Ecco di seguito un estratto dell’intervista del quotidiano Verità & Affari a Maurizio Leo, che coordina il dipartimento Economia e finanza di Fratelli d’Italia:

Non parla di flat tax, che è il cavallo di battaglia di Lega e Forza Italia, una differenza non da poco.

“No, non ci sono divisioni. Crediamo anche noi che, per le partite Iva, sia giusto alzare da 65 mila a 100 mila euro di reddito annuo il limite per l’attuale flat tax. Detto questo, sempre nell’ottica di favorire crescita e occupazione, intenderemmo, fin da subito, nei primi 100 giorni, introdurre, per tutti e, quindi, anche per chi non si avvale dell’attuale regime dei minimi, un meccanismo di flat tax sul reddito incrementale. Ad esempio, a chi per il 2021 aveva dichiarato 40 mila euro di reddito e magari chiuderà il 2022 con un reddito di 60 mila euro, si potrebbe applicare un’aliquota secca del 15%, ma solo sui 20 mila euro in più. Insomma, una sorta di generalizzato premio a chi lavora di più e produce di più, qualunque sia la sua attività: dipendente, lavoratore autonomo, imprenditore. L’idea è anche quella di innestare un circuito virtuoso per contrastare l’evasione”.

La scossa fiscale di cui parlano Berlusconi e Salvini però è un’altra cosa: poche aliquote, massimo due, e più basse.

“Sì, ma può essere solo un obiettivo di legislatura, nessuno pensa di fare una svolta del genere ora, con la legge di bilancio 2023. Non ci sono le condizioni nazionali né quelle internazionali. Abbiamo un debito al 160% del Pil, c’è una guerra in corso, l’inflazione all’8%, una serie di impegni con l’Europa, insomma tutto il centrodestra è consapevole che dobbiamo muoversi con cautela, sebbene con obiettivi chiari e in un’ottica di legislature. Io credo che, già nei primi 100 giorni, possiamo permetterci una flat tax incrementale per creare le condizioni che a fine legislatura portino a un sistema strutturale”.

Voi parlate anche di tregua fiscale. È il solito condono?

“No, veniamo da un biennio segnato dalla pandemia che ha portato tanti a non poter pagare nemmeno le tasse e in molti casi sono stati gli stessi governi a differire le scadenze. Ecco, partendo da questa constatazione, pensiamo alla possibilità di aprire una stagione in cui si creino i giusti incentivi perché fisco e contribuenti evitino di litigare o, se lo hanno già fatto, facciano pace: la tregua fiscale, appunto. Prevediamo un serie di opzioni”.

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