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Maurizio Leo

Vi svelo i bluff fiscali di Conte e Gualtieri. Parla Maurizio Leo

I progetti fiscali del governo commentati da Maurizio Leo, esperto di diritto tributario e già vice presidente della Commissione Finanze della Camera, che il primo marzo sfiderà il ministro dell’Economia Gualtieri (Pd) nelle suppletive del collegio Roma 1 della Camera

Maurizio Leo è un avvocato cassazionista e un esperto di diritto tributario. Professore ordinario alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione presso la Presidenza del Consiglio, la scuola che forma tutti i funzionari e dirigenti pubblici (una sorta di Ena, l’Ecole National de Public Administration francese), già presidente della Commissione Anagrafe Tributaria e vice presidente della Commissione Finanze della Camera, ex assessore al Bilancio di Roma Capitale, è stato il più giovane dirigente generale del ministero delle Finanze. Ha fatto il parlamentare per tre legislature e l’assessore al Bilancio del Comune di Roma per alcuni mesi. Il primo marzo sfiderà il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd) nelle suppletive del collegio Roma 1 della Camera.

Professor Leo, come mai ha accettato questa candidatura?

Mi è stato chiesto dalla coalizione di centrodestra di confrontarmi con Roberto Gualtieri, in un collegio certamente difficile, rappresentando con la mia esperienza una visione opposta a quella incarnata dal ministro dell’Economia. Ho dedicato la mia vita a studiare il sistema tributario e gli effetti della pressione fiscale e sono convinto che sia più che mai necessario dettare un cambiamento, anzi una vera e propria inversione di marcia con una decisa riduzione delle tasse. È questo l’unico modo per rilanciare l’Italia. Le politiche fiscali oggi rappresentano il nemico di ogni possibile rinascita economica e una costante compressione dei diritti del contribuente.

Il governo proprio in queste settimane promette una riforma dell’Irpef.

Il governo non ha nel suo DNA la capacità di produrre crescita. All’orizzonte si vede una riforma dell’Irpef con una rimodulazione dell’IVA e una revisione delle rendite catastali. Tutte misure che finiranno inevitabilmente per pesare sulle tasche di tutti noi.

Dove verranno individuate le coperture?

Per ora si profila secondo la logica del tentare di non scontentare nessuno e non scoprire le carte, magari cercando di sondare le possibili reazioni delle categorie. Dopo le voci circolate su un possibile aumento dell’IVA sui ristoranti e gli hotel, il governo smentisce di voler procedere in questa direzione, anche se si continua a parlare di un inasprimento dell’Iva per i beni di lusso. Ma ogni nuova legge che vada ad intaccare le finanze statali deve anche provvedere a individuare i mezzi necessari per far fronte alle nuove uscite di denaro, senza dimenticare che il prossimo anno l’Italia dovrà anche fare fronte a 20 miliardi di clausole di salvaguardia. Il governo dove intende reperire le risorse per abbassare le aliquote per i redditi più bassi? Si procederà a una revisione delle detrazioni di imposta? Si inaspriranno le aliquote per i redditi alti? Verrà rimodulata l’IVA nel suo complesso? Si procederà a un taglio della spesa pubblica? Sarebbe opportuno fare chiarezza e offrire una informazione corretta ai cittadini.

Lei nel 2018 fu l’autore della proposta di Flat tax di Fratelli d’Italia, la cosiddetta Flat tax incrementale. Qual era lo spirito di quella proposta che a luglio 2019 sembrò che il governo Lega-M5S volesse adottare?

Si tratta di una misura contraria all’impostazione classica del centrosinistra che invita a lavorare, produrre e creare ricchezza. La Flat tax incrementale prevede una tassazione fissa e minore sui maggiori redditi guadagnati rispetto all’anno precedente invece di penalizzare chi si sforza di guadagnare di più. Un meccanismo che oltre a stimolare la crescita e la produzione disinnesca molto il rischio di evasione fiscale. L’altro aspetto positivo è che è a costo quasi zero e quindi sarebbe immediatamente applicabile.

Potrebbe essere uno strumento per favorire la crescita?

Certamente. E’ una misura che va in questa direzione. Così com’è il nostro fisco è insostenibile. Il governo va avanti o investendo nell’assistenzialismo o creando nuova burocrazia. Il reddito di cittadinanza, percepito da tanti furbetti come ci racconta la cronaca, era stato presentato come uno strumento con cui creare occupazione. Sono passati diversi mesi. Qualcuno onestamente è in grado di dire che i centri per l’impiego funzionano? Evitiamo la demagogia e usiamo meglio quei fondi. Nella legge di bilancio, poi, vengono introdotte norme vessatorie per gli appalti. Il committente rischia sanzioni pesantissime ed è costretto a fare un lavoro che non è il suo. In questo contesto come fa una impresa seria a venire a investire in Italia?.

Lei è candidato a Roma dove si vive quotidianamente la crisi delle municipalizzate.

Roma oggi è una città senza programmazione, dove non esiste una visione del futuro e dove tutto è lasciato al caso. Le aziende legate al Campidoglio fanno perdere quotidianamente milioni e milioni di euro. Io farei una centrale unica per le municipalizzate. Un interscambio totale di risorse e forza lavoro e un consolidato di gruppo. In questo modo si otterrebbero economie di scala di cui si gioverebbero i cittadini, Quando ero in giunta avevo ideato la centrale unica degli acquisti: è la legge del mercato. Bisogna avere il coraggio di crederci.

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