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Di Maio e Sileri sono in Guerra con i silenzi Oms

Il ministro degli Esteri, Di Maio, chiede all'Oms di rinunciare all'immunità diplomatica dietro cui si è rifugiata per non far rispondere i ricercatori Oms alle domande della procura di Bergamo sul piano pandemico. E il viceministro della Salute, Sileri (M5s), cannoneggia sui vertici del dicastero

 

I pezzi del puzzle sono ancora confusi. Cosa è accaduto all’inizio della pandemia nel bergamasco e nel resto d’Italia? A provare a dare una risposta è la procura di Bergamo, che però in queste settimane deve fare i conti con i silenzi dell’Oms, che ha invocato l’immunità diplomatica per i suoi ricercatori (ma non per il direttore generale aggiunto Ranieri Guerra).

Ad intervenire per provare a sbloccare l’impasse è Luigi Di Maio. Proprio dietro impulso del ministro degli Esteri, ha svelato ieri sera Massimo Giletti a Non è L’Arena, la Rappresentanza italiana delle Nazioni Unite ha inviato, in data 11 dicembre 2020, una lettera all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Andiamo per gradi.

LE PAROLE DI LUIGI DI MAIO ALL’OMS

Partiamo dalla missiva. “Alla luce dell’ottima collaborazione tra Italia e Organizzazione Mondiale della Sanità, ulteriormente rafforzata durante il periodo della pandemia Covid-19, vi chiedo di considerare, nello spirito della Sezione 22 della predetta Convenzione la possibilità di permettere a funzionari ed esperti di acconsentire alla richiesta del Procuratore di essere sentiti come persone informate sui fatti”, si legge nella lettera anticipata ieri sera in esclusiva da Massimo Giletti a Non è L’Arena su La7.

DI MAIO: I RICERCATORI OMS SONO PERSONE INFORMATE DEI FATTI

Con l’intervento, pur ribadendo che il suo dicastero non ha competenza in merito all’immunità invocata da funzionari di organizzazioni internazionali, il titolare della Farnesina chiede all’Oms, in pratica, di permettere ai suoi funzionari e collaboratori di non avvalersi dell’immunità e di andare a testimoniare, come richiesto dalla Procura di Bergamo, come “persone informate dei fatti”, e come peraltro erano disposti a fare gli stessi ricercatori Oms sul rapporto poi imboscato dall’Oms.

L’INCHIESTA AVVIATA DA BERGAMO

Facciamo un passo indietro. Al centro della questione c’è l’inchiesta della Procura di Bergamo che cerca di far luce su quanto accaduto all’inizio della pandemia di Coronavirus nel bergamasco e in Italia e un rapporto, redatto da 10 ricercatori Oms, guidati da Francesco Zambon, in cui gli esperti fanno una fotografia dell’Italia nelle prime settimane della pandemia e prima. Denunciano la mancanza di un piano pandemico e della risposta confusa ed impreparata a Covid-19.

Ascoltando i ricercatori, dunque, i pubblici ministeri di Bergamo sperano di capire quanto fosse preparato il nostro Paese per affrontare l’epidemia.

L’IMMUNITÀ PER I RICERCATORI OMS

Ma l’Oms ha invocato l’immunità diplomatica e impedito ai ricercatori di recarsi alla convocazione. Francesco Zambon, che ha guidato il gruppo di ricercatori che hanno scritto il rapporto “Una sfida senza precedenti. La prima risposta dell’Italia al Covid”, è stato convocato per ben tre volte. L’ultima, scrive il Corriere della Sera, il 10 dicembre. Tutte e tre le volte non si è presentato.

IL RUOLO DI RANIERI GUERRA

L’immunità diplomatica, però, non vale per Ranieri Guerra, vicedirettore dell’Oms, che dalla fine del 2014 fino all’ottobre 2017 ha ricoperto il ruolo di direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute.

Ranieri Guerra è stato già sentito dalla Procura e ha raccontato la sua versione, mentre Zambon, il ricercatore cui non è data possibilità di parlare, ha svelato Report, trasmissione di Raitre, ha accusato il vicedirettore dell’Oms di averlo minacciato perché quel rapporto venisse pubblicato con delle modifiche (sulla data di redazione del piano pandemico).

GUERRA: NON HO RITIRATO IO IL RAPPORTO

Quel rapporto, però, uscì senza modifiche il 13 maggio, per poi essere ritirato appena 24 ore dopo. Chi lo fece ritirare?

“Non l’ho ritirato io”, dice Guerra in una intervista dal Fatto Quotidiano. E non lo ha ritirato “nella maniera più assoluta” il governo italiano.

LE INESSATTEZZE DEL DOCUMENTO

Ma le email di minaccia per modificare quel rapporto a Francesco Zambon erano state inviate proprio da Guerra. Quale, allora, il problema? Quel documento è stato “pubblicato e approvato in fretta”, ma “presentava alcune inesattezze”, spiega Guerra, aggiungendo: “Le tabelle di mortalità non erano giuste – spiega il direttore aggiunto dell’Oms – e ho chiesto di spostare di due giorni la pubblicazione, anche per informare il ministero della Salute che ne ignorava la redazione: fairness istituzionale”.

RANIERI GUERRA ED IL PIANO PANDEMICO

E sul piano pandemico?Guerra ammette di aver “confermato la vigenza del piano pandemico antinfluenzale, per poi iniziare il percorso di revisione e allertare la ministra (Beatrice Lorenzin, nda) quando ero in uscita”, nell’ottobre 2017.

“Non c’è stato il tempo di rinnovare il piano con le Regioni”, ha aggiunto, anche al netto delle ulteriori revisioni delle procedure che sarebbero arrivate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2018.

NON SOLO GUERRA

Ed è in questo momento che il direttore aggiunto dell’Oms ha mandato nel calderone delle responsabilità, senza accusarli, due nuovi nomi. Quello di Giuseppe Ruocco, che aveva ricoperto l’incarico di direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute italiano fino alla fine del 2014, e quello di Claudio D’Amario, successore di Guerra.

Ruocco avrebbe dovuto modificare e aggiornare il piano pandemico nel 2013, D’Amasio nel 2018.

RUOCCO: ASSENTE ALLE RIUNIONI DEL CTS

E proprio Giuseppe Ruocco è finito nel mirino del viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri: “Per come la vedo io, credo che la cosa migliore, avendo visto i verbali del Cts dove lui è sempre assente, sia che il Segretario generale del ministero si dimetta. Esigo una risposta su questo maledetto Piano pandemico”, dice Sileri in riferimento a Ruocco.

“Io odio il pressapochismo e odio quando non mi vengono date delle risposte. Ho fatto parecchie domande sui piani pandemici ed esigo una risposta: se il piano pandemico c’era o non c’era, se è stato aggiornato o no e soprattutto chi lo ha fatto. E’ facile: c’è una Direzione generale, tre direttori generali che si sono avvicendati e ci sono dei dirigenti all’interno di quella sezione e ci sarà un numero di protocollo”, ha aggiunto Sileri.

 

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