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Berlino

Come va l’economia in Europa orientale

Cosa dicono le previsioni economiche dell'istituto Wiiw di Vienna sull'economia nell'area dell'Europa centro e sudorientale.

Sono i quattro paesi di Visegrad a far registrare la più robusta ripresa economica post pandemica nell’Europa centro e sudorientale. Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia si confermano quindi come le economie più attrezzate dell’area a riacciuffare il vento della crescita, forti anche dei sostegni dell’Unione Europea e mostrano sempre più similitudini con i paesi occidentali, di cui condividono struttura industriale e destini.

BENE VISEGRAD, MALE IL RESTO

È quanto risulta dal Rapporto invernale del Wiiw di Vienna (Istituto per la comparazione economica internazionale), uno dei più autorevoli centri di ricerca sull’Europa centro e sudorientale, pubblicato nei giorni scorsi. Dopo aver mostrato una tenace resilienza (anche maggiore di paesi occidentali) alla crisi determinata dal virus nel biennio 2020-2021, l’area Visegrad promette una crescita del 4,6% nel 2022 e del 4,4% nel 2023.
Sono numeri importanti, specie se calati nel contesto dell’intera regione oggetto di ricerca del Wiiw, segnata al contrario da un rallentamento della crescita, dovuto a diversi fattori e al peso in negativo di due grandi paesi: Russia e Turchia. Per l’Europa centro e sudorientale nel suo complesso, gli esperti viennesi stimano infatti una frenata dal +5,7% dello scorso anno al +3,2% del 2022. Tanto che Richard Grieveson, vicedirettore del Wiiw e coordinatore delle stime invernali parla di “prospettive offuscate”.

INFLAZIONE RISCHIO NUMERO UNO

L’inflazione costituisce il rischio più grande per l’intera area: anche se ancora lontana dai picchi toccati in Europa occidentale, è in forte crescita anche perché spinta da quote molto più elevate sul totale di spesa per energia e cibo rispetto all’Ovest. I governi di Ungheria, Serbia e Nord Macedonia stanno attuando controlli sui prezzi dei generi alimentari, anche per motivi di stabilità politica interna, i romeni ne stanno discutendo. La Polonia ha calmierato i prezzi del carburante (cosa che ha prodotto una sorta di turismo del rifornimento di benzina dalle nazioni confinanti, che a sua volta sta causando scarsità di approvvigionamento).

In media ponderata, gli economisti del Wiiw si aspettano per il 2022 in Europa centro e sudorientale un tasso di inflazione del 10,3%, dopo l’8,7% dell’anno scorso, con un picco del 26,2% in Turchia. Il tasso di inflazione medio negli Stati di Visegrad dovrebbe raggiungere il 5,2%. In Russia è in un anno quasi raddoppiato, passando dal 3,4% al 6,7% in media nel 2021, anche se la banca centrale ha raddoppiato il tasso di interesse. E per il 2022 si prevede si assesti al 7,1%.

La domanda principale è se la conseguenza sarà un aumento sostenuto dei salari: “In questo caso ci troveremmo di fronte a un periodo prolungato di inflazione, che sarà significativamente più alto di quello che la maggior parte dei paesi dell’Europa orientale ha sperimentato dal 2008 a oggi”, ha detto Grieveson.

PREOCCUPAZIONI DA RUSSIA E TURCHIA

Ma sono i numeri generali di Russia e Turchia a preoccupare di più, tanto è vero che, oltre ai paesi di Visegrad, anche altri Stati mostrano per il 2022 stime Pil più robuste, come Bulgaria (+3,8%), Serbia (+4,9%), Nord Macedonia (+3,5%). La crisi di Ankara ha intorpidito però uno dei grandi motori economici della regione e quella di Mosca rischia di diventare ancora più grave.

Oltre alle difficoltà con la pandemia, dovute al basso livello di vaccinazione generale, la Russia deve confrontarsi con i rischi legati a una escalation del conflitto con l’Occidente e la probabilità di nuove sanzioni economiche.

Eppure lo scorso anno anche il Pil russo era rimbalzato del 4,5% rispetto al -2,7% del 2020, primo anno della pandemia. L’economia si era rimessa in moto soprattutto nell’ultimo trimestre, trascinata principalmente dalla domanda interna. Ma le stime per i prossimi anni sono deludenti, anche se precedute ancora dal segno positivo: +2% per il 2022 e +1,5% per i due anni successivi. Resta basso il tasso di disoccupazione, attualmente al 5% (0,8 in meno rispetto al 2020), e previsto in discesa anche nei prossimi tre anni, fino al 4,5% del 2024.

MOSCA RESPIRA SULL’ENERGIA MA RISCHIA SU SANZIONI

Gli scenari più rosei arrivano naturalmente dal fronte dell’energia. L’aumento dei prezzi ha fatto compiere un balzo al surplus di bilancio, nonostante la ripresa abbia alimentato anche un forte aumento delle importazioni. L’avanzo delle partite correnti della Russia è cresciuto dal 2,4 al 7,3% del Pil nel 2021, toccando secondo le prime stime della banca centrale russa il livello record di 120 miliardi di dollari. E per il 2022 si prevede un avanzo altrettanto elevato (6,5%).

Nella loro analisi gli esperti austriaci non prendono tuttavia in considerazione un eventuale conflitto armato con l’Ucraina, che peggiorerebbe ulteriormente le prospettive e si rifletterebbe anche sull’entrata in funzione del gasdotto Nord Stream 2, ma si limitano contemplare nuove ritorsioni economiche da Usa ed Europa, valutate come “molto probabili”. Queste peseranno sulla Russia ma ancor di più sulle economie dei paesi europei. Anzi, nelle valutazioni del Wiiw dal 2014 la Russia è riuscita gradualmente a immunizzare parte della propria economia alle sanzioni occidentali attraverso una “politica monetaria e finanziaria prudente” che ha consentito di accumulare considerevoli riserve valutarie.

Sempre su Mosca, da segnalare che centri di ricerca russi sono un po’ più ottimisti degli austriaci sulla crescita dei prossimi anni. Sebbene, ad esempio, anche il Centro per l’analisi macroeconomica e le previsioni a breve termine di Mosca (Cmasf) stimi un rallentamento della crescita nell’anno in corso, con l’asticella che dovrebbe fermarsi al +2,1% (appena un decimale in più del Wiiw), per il 2023 le previsioni sono leggermente migliori e la crescita dovrebbe mantenersi vicina al 2%, mezzo punto in più rispetto alle stime viennesi. Tuttavia, lo stesso istituto moscovita invita alla prudenza: fra pandemia e turbolenze geopolitiche, le previsioni contengono un alto grado di incertezza.

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