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Africa

Perché Usa e Russia si contendono Niger e Ciad

Nel Sahel, sia il Niger che il Ciad chiedono l’uscita dei contingenti americani. C'è lo zampino della Russia? Fatti e commenti.

Continua il braccio di ferro tra Usa e Russia nel Sahel, dove ora sia il Niger che il Ciad pretendono l’uscita dei contingenti americani. Ma per qualcuno quelle richieste, che arrivano in parallelo a un rafforzamento della presenza di Mosca, non sono altro che una tattica per estorcere concessioni a Washington. Ecco cosa scrivono i media Usa e le agenzie sulle ultime mosse delle dittature gemelle della cintura del Sahel.

La mossa

Una lettera anomala che per alcuni è un avvertimento e per altri è un invito a negoziare. Ma è comunque irrituale la missiva inviata il 4 aprile all’attaché militare americano in Ciad dal capo dello staff dell’aviazione del Paese africano, Idriss Amine.

Un “modo inusuale di inviare un messaggio così significativo”, scrive la Cnn sottolineando che la lettera è stata redatta in francese, una delle lingue del Ciad, e stampata su carta intestata dell’ufficiale.

Perché?

Il contenuto è apparentemente inequivocabile come la minaccia di cancellare il cosiddetto Status of Forces Agreement, SOFA, che regolamenta le condizioni in base alle quali il personale militare Usa può operare in Ciad.

Non si tratta, spiegano a Cnn quattro fonti Usa, dell’ordine diretto di lasciare il Paese, né, precisano, viene fatta menzione di quella Task Force delle forze speciali Usa che opera da tempo nella base francese di N’Djamena dove prestano servizio i circa cento militari a stelle e strisce distaccati in quel Paese.

Una base ritenuta fondamentale dagli Usa al punto che le fonti della Cnn sono convinte che la mossa della lettera non sia altro che una tattica negoziale scelta dal governo del Ciad per imporre nuove condizioni per la permanenza dei soldati americani, in modo da massimizzarne i vantaggi.

Le dichiarazioni Usa

“Il Ciad non ha chiesto alle forze Usa di uscire”, ha commentato non a caso a Bloomberg un portavoce del Dipartimento di Stato.

“Gli Usa e il Ciad – è la spiegazione – hanno concordato che il periodo successivo alle prossime elezioni presidenziali in Ciad è il momento appropriato per rivedere la nostra cooperazione in materia di sicurezza”.

Il voto è previsto per il 6 maggio, e l’aspettativa comune è che il presidente ad interim Mahamat Deby, che ha preso il potere tre anni fa dopo la morte del padre, estenda ulteriormente il dominio trentennale della sua dinastia.

Anche il Niger

È la stessa Cnn a rilevare la coincidenza temporale con l’analoga iniziativa presa dal vicino Niger appena un mese fa, con la repentina cancellazione degli accordi sulla presenza militare Usa. Anche lì, spiegano le fonti, si configura il tentativo di strappare qualche concessione all’amministrazione Biden.

In Niger però la situazione è più grave perché il contingente americano, forte di 1.100 uomini, sarebbe “tenuto in ostaggio” delle trattative secondo la denuncia sporta da un membro dell’aviazione.

“È chiaro”, ha scritto il militare con parole riportate dal Washington Post, ”che il Niger non vuole una presenza militare permanente nel Paese e per questo ci ha informato che dobbiamo andarcene”.

Alta tensione

Confermando alla Cnn i rapporti tesissimi col governo nigerino, il capo dell’Africa Command dell’esercito Usa, gen. Michael Langley, ha spiegato come ai suoi militari sia stato recentemente opposto un diniego, o in altri casi una mancata risposta, alle richieste di effettuare operazioni aeree.

Ciò pone rilevanti problemi soprattutto per le attività di intelligence affidate allo stesso AFRICOM, un cui ufficiale confida a Cnn la volontà di continuare nei propri compiti malgrado il contesto sfavorevole.

La verità

Ma è già da marzo che in America si stanno facendo i conti con una situazione mutata per l’intervento di uno specifico fattore chiamato Russia.

Era stato lo stesso Langley a informare allora la Commissione Forze Armate del Senato che Mosca “sta cercando di prendere il controllo sia dell’Africa Centrale che del Sahel” e lo sta facendo, ha precisato il comandante, “a un ritmo accelerato”.

Lo testimonia ad esempio la consegna al Niger dell’ultima generazione dei sistemi di difesa aerea annunciata dalla Tv di Stato la settimana scorsa.

Vista sotto questa luce, anche la mossa del Ciad trova una sua spiegazione, considerato che il presidente Deby è stato l’ultimo tiranno della regione a incontrare Putin.

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