Va bene che siamo in pieno panico infettivo, di andata e ritorno anche in Italia, dove a Ischia non è stato accolto nel migliore dei modi chi arrivava dal Nord, dopo che a Mauritius una comitiva di italiani appena sbarcati dall’aereo ha dovuto scegliere fra la quarantena e il rientro immediato in patria, ma fa lo stesso una certa, sconsolante impressione la gara che si è aperta fra scienziati, o virologi, e politici su chi si divide di più nella valutazione del Coronavirus. Che si è già guadagnato su un giornale – Libero – il diminutivo di Corona e l’accusa quasi empatica di averci fatto “perdere la testa”.
Una volta tanto, a parte la vignetta contro il solito avversario di turno, Matteo Salvini, ritratto con la sua “bava contagiosa”, condivido il sarcasmo di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano con i virologi che hanno preso il posto dei politici negli studi televisivi, dalla mattina alla sera, assentandosi peraltro dai loro luoghi di lavoro, per distinguersi e litigare a proposito dell’infezione, su come chiamarla e fronteggiarla. E’ uno spettacolo quanto meno penoso, che contribuisce ad aumentare la confusione prodotta, volenti o nolenti, dalle cosiddette autorità, centrali e locali.
Non so se più come effetto o origine dello scontro col già ricordato Salvini, accusato davanti alle telecamere nella sede e dintorni della Protezione Civile di dire “scemenze” attaccando il governo e reclamando più o meno direttamente dimissioni di questo o di quel ministro, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte se l’è presa, per la confusione esistente, con le regioni settentrionali governate dagli uomini del partito dell’ex ministro dell’Interno. Egli è arrivato a prospettare una riduzione dei loro poteri, tradotta in commissariamento da parecchi giornali. Gli ha immediatamente risposto da Milano il governatore leghista Attilio Fontana dichiarandosi “offeso” e invitando praticamente Conte a prendersela piuttosto col suo giovane ministro della Salute Roberto Speranza, della sinistra dei Liberi e uguali, per i ritardi con i quali starebbe rifornendo di mascherine ed altro gli ospedali, che pure mi sembrano, o sembravano, di competenza regionale.
Divisi fra di loro, ripeto, come i virologi dai quali dovrebbero pur farsi consigliare, i politici in maggiore difficoltà sembrano essere quelli del centrodestra. All’interno del quale si è creata una certa frattura, su cui hanno prontamente investito le forze della maggioranza e lo stesso presidente del Consiglio, fra l’irremovibile Salvini d’attacco e i disponibili alla “responsabilità”. Che sarebbero Silvio Berlusconi, arrivato a smobilitare o quasi nell’occasione dell’emergenza infettiva l’opposizione al decreto legge sulle intercettazioni a rischio di decadenza, ma soprattutto Giorgia Meloni, diventata elettoralmente insidiosa per la Lega dopo avere surclassato Forza Italia.
Eppure è stata proprio una sorella dei Fratelli d’Italia della Meloni a portare l’allarme dell’infezione nell’aula di Montecitorio presentandosi in mascherina. Nell’altro ramo del Parlamento, il Senato, qualcuno è arrivato a pensare addirittura alla sospensione dei lavori parlamentari, tradotta in “serrata” da un giornale, per sbarrare la strada al Coronavirus, o Corona. Ma non è finita. Si parla pure di un rinvio del referendum del 29 marzo sul taglio dei seggi parlamentari per evitare che l’affluenza ai seggi elettori produca focolai d’infezione.
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