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Spie Russe

Vi racconto la stupenda velina Usa anti Russia sull’Ucraina

Secondo gli Usa, esiste un piano russo per creare una falsa documentazione video che giustifichi l'invasione dell'Ucraina. Il corsivo di Teo Dalavecuras

 

Non si preoccupi Michele Serra. Ho una certa consapevolezza dei miei limiti e non mi permetterei mai di plagiare la sua, imperdibile, rubrica settimanale dell’Espresso, che oltre a essere il più divertente non è detto che sia il contenuto meno attendibile del settimanale romano. Il fatto è che mentre mi inoltravo nella lettura di una delle tante breaking news del NYT (come gli addetti ai lavori chiamano confidenzialmente The New York Times) è scattata da sola l’associazione di idee con la “satira preventiva” di Serra.

Una volta, le breaking news portavano notizie di tsunami e terremoti o di attacchi terroristici devastanti, della morte improvvisa di personaggi celebri nel fiore degli anni o del risveglio di un vulcano in Islanda o nel Pacifico, per dire. Oggi il solo NYT ne mette in circolazione decine al giorno: inevitabile che il criterio sia un po’ meno selettivo, moltissime news ma non necessariamente breaking: ormai l’intestazione “breaking news” corrisponde più o meno a quelle rubriche di notiziole/pettegolezzi che quarant’anni fa, senza troppa fantasia, si chiamavano “indiscreto”, “riservato” o simili. Anche di questo indiscutibile progresso ci siamo fatti una ragione.

La storia che a un certo punto mi ha fatto pensare alla satira preventiva di Serra racconta, attribuendola dichiaratamente a anonimi “alti funzionari” dell’Amministrazione Usa, di un piano russo per creare la falsa documentazione video di un’inesistente violazione del territorio russo o di aggressione alla minoranza russofona, tale da giustificare accuse di “genocidio” della suddetta minoranza e offrire il pretesto a un intervento armato russo sul territorio ucraino.

Ma il tono alla musica lo danno i dettagli, e il testo delle rivelazioni di dettagli è generoso perché, come tutte le sceneggiature di matrice burocratica non resiste alla tentazione “didascalica”. Il piano, si spiega in quella che ha l’inconfondibile sentore della “velina”, prevede la letterale messa in scena a regola d’arte e ripresa video della recita di scontri con morti e feriti, con attori e effetti speciali. Il lettore sprovveduto potrebbe anche chiedersi perché mai, venuti in possesso di questa notizia allarmante i competenti servizi Usa non si siano mossi per sventare il piano o almeno cogliere il nemico con le mani nel sacco, anziché renderlo pubblico. Ma gli estensori della velina, prevedendo astutamente la domanda, mettono le mani avanti e spiegano che col rendere pubblico il disegno ordito dai russi le autorità degli States “sperano” di mandare a monte il piano.

Dopo di che è tutta una serie di spiegazioni non richieste: del fatto che i servizi Usa scelgono di non esibire “prove dirette” (sottintendendo che le possiedono) per tenere segrete le loro fonti e i loro metodi; del fatto che in ogni caso la disinformazione sistematicamente attuata dai russi rende credibili le rivelazioni americane (quest’ultimo argomento ricorda la leggendaria battuta di re Faruk, che quando dichiarava un poker non mostrava le carte limitandosi a dire “parola di re”, lasciando capire che gli altri giocatori al tavolo sovrani non lo erano e quindi non meritavano lo stesso credito: Faruk, da re di altri tempi, conosceva le buone maniere e certe cose le lasciava solo intendere). Infine, dopo aver precisato che gli autori del complotto avevano anche pensato a far sì che nel video destinato a dar corpo alla provocazione le armi apparissero di provenienza ucraina o Nato e avevano individuato gli attori destinati a recitare la parte dei russofoni in lacrime per l’uccisione dei loro connazionali (diabolici, questi russi!) aggiunge che “non è chiaro” se il piano fosse stato autorizzato da funzionari di alto livello, ma che era comunque in uno stadio avanzato, credibile e molto preoccupante.

Intendiamoci, non dubito affatto della capacità dei russi di macchinare simili provocazioni né di quella degli americani di fare altrettanto: la propaganda, di cui la provocazione non è una componente secondaria, è un ingrediente indispensabile del potere e in un certo tempo senso della vita, e gli americani hanno tutto il diritto e perfino il dovere di farne l’uso che credono. Però, dai nostri alleati, che sono anche, e di gran lunga, la massima potenza mondiale in termini economici, tecnologici, militari e mediatici mi sarei aspettato (troppo ingenuamente, lo ammetto) qualcosa di meglio, di meno pedestre.

Del resto, quello appena riferito è solo un piccolo esempio delle beffe che noialtri europei ci meritiamo ampiamente, come ci meritiamo i danni dell’impennata dei costi energetici, che subiamo senza fiatare, o peggio facendone pretesto di guerre politiche interne. Sono, questi danni, non solo conseguenza della crisi ucraina ma anche, come è noto, frutto della lungimirante politica degli approvvigionamenti energetici promossa a Bruxelles, basata su contratti di fornitura a breve termine.

Gioie e dolori di quello che Michel Onfray chiama l’impero di Maastricht. Anche se di gioie se ne vedono sempre meno, ma meglio non dirlo per non passare per sovranisti euroscettici.

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