skip to Main Content

Turchia Africa

Come è andato il vertice Turchia-Africa

L'articolo di Giuseppe Gagliano.

 

Perché il vertice Turchia-Africa è un vertice che si può considerare di grandissima rilevanza?

Il 3° vertice Turchia-Africa, che si è svolto tra il 17 e il 18 dicembre, ha rappresentato l’occasione per il presidente turco di consolidare ed ampliare la sua politica di protezione di potenza in Africa sia in funzione antifrancese ma anche in funzione di contenimento della presenza russa.

Da questo punto di vista le scelte poste in essere dalla Turchia in materia di politica estera, per quanto possano sembrare ambigue e contorte, hanno fino ad adesso consentito alla Turchia di ritagliarsi un ruolo di grande importanza non solo a livello regionale.

I ministri hanno partecipato a quattro sessioni tematiche (istruzione, salute, agricoltura e diplomazia), i capi di Stato, ospitati negli hotel Çiragan-Kempinski e Maslak-Hilton, sono stati accolti dal presidente turco.

Primo della lista, il nigeriano Muhammadu Buhari, che ha ricevuto il suo ospite ad Abuja in ottobre. Poi, tre leader del Corno d’Africa, dove la Turchia si è saldamente stabilita sin dalla sua apertura nel continente nel 2003: il somalo Mohamed Farmajo, il cui paese dipende in gran parte dagli aiuti di Ankara; Gibuti con Ismail Omar Guelleh e il primo ministro etiope Abiy Ahmed, che i turchi sostengono fortemente contro l’Eritrea. Altrettanto logica è stata la presenza del libico Mohamed al-Menfi, rappresentante del governo di Tripoli con il quale la Turchia ha firmato un accordo di cooperazione militare nel 2019.

Ma Erdogan ha anche ricevuto, per la prima volta, sia il mauritano Mohamed Ould Ghazouani,il ruandese Paul Kagame, il comoriano Azali Assoumani, il congolese Félix Tshisekedi (che ha co-presieduto il vertice in qualità di presidente dell’UA), il senegalese Macky Sall e il leader della Sierra Leone Julius Maada Bio. Incontrandosi con il centrafricano Faustin-Archangel Touadéra, Erdogan ha chiaramente detto che la Turchia aprirà la sua 44a ambasciata nel continente a Bangui. Una piccola pietra nella scarpa della Francia e, anche, nel grande zoccolo russo, l’ambiguo alleato di Ankara in Siria e il concorrente sulla questione libica.

Quali sono stati i contenuti, o meglio le tematiche, che Erdogan ha affrontato durante questo vertice?

In primo luogo, ha criticato “l’approccio altezzoso e pretenzioso” così come la “visione orientalista” di coloro che “cercano di perpetuare le loro abitudini coloniali sotto abiti nuovi”.

In secondo luogo ha espresso la sua solidarietà nei confronti dei cuori teneri e generosi degli africani e soprattutto dei somali, la cui tragedia umanitaria il mondo ha commesso l’errore di dimenticare . Proprio alla Somalia infatti la Turchia intende consegnare 15 milioni di dosi di vaccino COVID.

In terzo luogo, la Turchia vuole condurre quello che il presidente ha chiamato retoricamente i suoi fratelli africani nel consiglio di sicurezza dell’ONU che viene ritenuto ingiusto poiché non è possibile affidare a soli cinque paesi il destino del mondo. L’ONU infatti non è rappresentativa del continente africano, non è rappresentativo cioè di 1,3 miliardi di africani che giocano un ruolo fondamentale nello scacchiere mondiale secondo il presidente turco.

Retorica a parte, la Turchia intende fare massicci investimenti in Africa e non a caso sta rivolgendo la sua attenzione alla concretizzazione della Area continentale africana di libero scambio (Zlecaf), in vigore da un anno, che mira non solo a sviluppare il commercio intraafricano, ma anche a stimolare gli scambi con i paesi partner. Infatti Il volume degli scambi tra la Turchia e il continente ha raggiunto livelli notevoli: sono aumentati da 5,3 miliardi di dollari nel 2003 a 25,3 miliardi di dollari nel 2020.

Da parte africana, il congolese Félix Tshisekedi (a nome dei suoi pari, da quando presiede l’UA fino a febbraio) e il ciadiano Moussa Faki Mahamat (in qualità di presidente della Commissione AU) non hanno smesso di lodare il partner turco, definendolo “coraggioso ed efficace”.

Entrambi hanno espresso apprezzamento per il sostegno politico di Ankara per la riduzione o addirittura la cancellazione del debito africano. Tuttavia hanno insistito su tre punti, per i quali si aspettano un maggiore coinvolgimento dalla Turchia. In primo luogo, i trasferimenti di tecnologia. In secondo luogo, il riequilibrio del commercio. Infine, aiuti all’industrializzazione.

Ma se c’è un’area in cui turchi e africani hanno unito le forze, è la lotta contro il terrorismo e l’esportazione militare. A tale proposito Ankara intende rafforzare l’addestramento militare, la vendita di armi, in particolare droni e la condivisione della tecnologia.

Il vertice si è concluso con la firma di un memorandum tra Turchia e Zlecaf, sulle tre principali questioni sollevate durante questi due giorni: pace, sicurezza e giustizia; sviluppo umano; crescita forte e sostenibile. Una revisione della valutazione è prevista per il 2024, prima del prossimo vertice Turchia-Africa che si terrà nel continente, nel 2026.

Se fino adesso abbiamo parlato della volontà turca di contenere la Russia e di marginalizzare sempre di più la presenza francese non abbiamo però parlato del nostro paese: che cosa intende fare l’Italia per contrastare le mire espansionistiche turche in Africa?

Back To Top