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Erdoganomics

Ecco come la Turchia inizia a spadroneggiare in Africa

In poco meno di vent’anni vent'anni, gli scambi tra la Turchia e l'Africa sono arrivati a 25,3 miliardi di dollari. Ecco come e dove. Il punto di Giuseppe Gagliano.

 

È indiscutibile la proiezione di potenza economica e militare della Turchia in Africa, per quanto non sia certo paragonabile a quella cinese.

In Algeria vi sono 1300 aziende turche attive, tra le altre, nell’industria siderurgica (gruppo Tosyali), tessile (Tayal), nei prodotti per l’igiene (Hayat Kimya), nell’energia (accordo tra Botas e Sonatrach).

Insomma, in poco meno di vent’anni vent’anni, la Turchia ha un volume di scambi con l’Africa che arrivava a 5,4 miliardi di dollari nel 2003, ora ammonta a 25,3 miliardi di dollari. Questo è poco rispetto ai 180 miliardi di scambi cinesi con l’Africa, ma i progressi sono costanti. Nello stesso periodo, le esportazioni di Ankara verso il continente sono aumentate da 2 a 15 miliardi di dollari e le sue importazioni da 3 a 10 miliardi di dollari. Questi dati riguardano principalmente i prodotti grezzi (idrocarburi, prodotti alimentari e minerari).

Insomma, la Turchia, la diciassettesima più grande potenza economica del mondo, intende costruirsi una sfera di influenza sul mercato africano. È indubbio tuttavia tre difficoltà economiche della Turchia sono accentuate ma certamente contribuiranno a rallentare, seppure in modo temporaneo, la politica di proiezione di potenza economica.

Vi sono certo diverse ragioni che hanno consentito alla Turchia un successo rilevante in Africa e cioè le capacità in ambito commerciale, l’alta qualità dei prodotti venduti, il rapporto tra il prezzo e il prodotto che viene venduto e infine la rapidità con la quale i prodotti raggiungono i mercati africani. Proprio grazie a queste capacità la Turchia inizialmente presente in Etiopia, Somalia il Sudan si sta espandendo all’Africa occidentale e all’Africa meridionale. La Turchia si sta accorgendo il ruolo sempre più rilevante che la Nigeria e l’Angola possono svolgere per la sua economia.

Se poi guardiamo i dati con altri paesi dell’Africa vediamo che vi sono degli incrementi notevolissimi. Costa d’Avorio: 630 milioni di dollari nel 2020 (+67% in due anni). Ruanda: 81 milioni di dollari (rispetto ai 35 milioni di dollari nel 2019). Burkina Faso: 72 milioni di dollari per i primi nove mesi del 2021 (+65% rispetto al 2020).

Tuttavia il Sudafrica rimane un caso a sé: è un mercato infatti di difficile accesso per la Turchia, e non a caso la Turchia ha infatti un deficit commerciale di bene 300 milioni di dollari. Questo dipende anche dal fatto che le esportazioni cemento sono limitate e quindi ostacolano la crescita delle imprese edilizie, nonostante il fatto che in questo settore la Turchia abbia una vera e propria leadership. A questo proposito le imprese più note e che si sono consolidate in Africa sono Limak, Rönesans, Mapa, Summa o Yenigün. Pensiamo anche all’edilizia religiosa come le mosche come quelle costruite in Sudan, Gibuti e Bamako o a quella di Accra, dove è stata costruita una replica della Moschea Blu di Istanbul.

Accanto al settore edilizio non possiamo dimenticare quello delle infrastrutture aeroportuali, come la TAV in Tunisia (Monastir e Hammamet), l’ aeroporto di Blaise-Diagne Albayrak o quelle portuali come quella del porto di Mogadiscio e parte di quello di Conakry.

Ma anche le centrali elettriche sono un investimento importante: pensiamo a quelli del Senegal, in Ruanda o in Gabon. Alla Guinea-Bissau fornisce il 100 % di energia elettrica, l’80% alla Sierra Leone e il 15% al Senegal.

Ma non c’è dubbio che uno dei settori emergenti delle esportazioni turche sia quello della difesa: Tunisia, Marocco, Etiopia e presto Niger, sono tra gli acquirenti di droni; il Burkina Faso, che ha già acquisito veicoli Cobra da Otokar, ha ordinato attrezzature di sminamento dalla società pubblica Afsat; il Kenya riceverà carri armati Hizir dalla società privata Katmerciler, nel 2022.

Ma come dimenticare infine la compagnia aerea turca, e cioè la Turkish Airlines, che organizza trentacinque voli settimanali con l’Algeria, sette con la Costa d’Avorio, il Gabon o il Burkina Faso, cinque con il Sudafrica.

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