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Università Telematiche

Università telematiche, le ultime capriole di Cvc e Multiversity

Cosa combina Cvc con Multiversity? Perché notizie contraddittorie si inseguono? Ma siamo sicuri cambierà davvero qualcosa o è solo un mezzuccio per apparire sulla stampa? Tutti gli interrogativi della lettera di Claudio Trezzano

Caro direttore,

non mi ci sto raccapezzando più nel mondo delle università telematiche, in particolare su cosa faccia il maggiore player, Multiversity, che ha la proprietà degli atenei on line Pegaso, Mercatorum e San Raffaele di Roma, oltre alla partnership col Sole 24 Ore adesso che il quotidiano di Confindustria è tornato prepotentemente nel settore dell’EduTech, come Start Magazine ha raccontato.

Su Multiversity – oltre agli scivoloni, come il caso Carrozza-Cnr – si  leggono notizie contraddittorie non so se ispirate o meno da comunicatori smaniosi di far apparire sui giornali i propri clienti anche a costo di incappare in pesanti contraddizioni, forse nella speranza che la gente non legga, non capisca o non ricordi.

Mi spiego, prima si legge che il fondo Cvc (che controlla Multiversity) sta per vendere una quota del gruppo guidato dal Ceo Fabio Vaccarono (ex numero 1 di Google in Italia) e dall’ex presidente della Camera Luciano Violante, oggi presidente di Multiversity (riassumo da MF: Multiversity, mandato di Cvc a Morgan Stanley per la vendita di una minoranza – Entrato nel 2017 nel polo delle università telematiche, il gruppo britannico di private equity “vuole approfittare del dinamismo del settore dell’education per iniziare a valorizzare l’investimento”, notare l’enfasi da comunicato stampa della parte che virgoletto), poi però viene fuori che gli inglesi vogliono valorizzare in un altro modo, ma io che non sono esperto di scatole societarie e astruserie contabili-finanziarie di questo pezzo ci ho capito nulla.

Ecco cosa viene scritto nell’articolo di Mf-Milano Finanza più recente, magari puoi aiutarmi: “Cvc rilancia su Multiversity. Dopo le indiscrezioni degli scorsi mesi su un interesse da parte di Cvc ad aprire il capitale di Multiversity a un partner di minoranza, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il colosso globale del private equity da 177 miliardi di dollari di asset in gestione starebbe ora lavorando con gli advisor Lazard e Morgan Stanley a una mossa strategica per rilanciare sull’asset e valorizzare ulteriormente l’investimento fatto nel 2019, e di cui ha acquisito il pieno controllo a fine 2021”.

Il fulcro è questo: “Fonti vicine al dossier rivelano che Cvc starebbe pensando di trasferire Multiversity, principale polo italiano delle università digitali, dal suo Fondo VII a un nuovo veicolo dedicato, in un’operazione che in gergo viene definita «continuation fund». Nonostante l’interesse di altri fondi internazionali, Cvc avrebbe infatti deciso di prolungare la propria esposizione in Multiversity, confermando la propria fiducia nelle prospettive del gruppo e del settore dell’education in Italia”.

Capisco la mossa del partner esterno per via dei nuovi capitali, ma non capisco invece a cosa servirebbe cambiare “scatola” al gruppo…

E poi: il fondo Cvc vuole vendere o una quota di Multiversity? Una quota o il controllo? Appuntamento al prossimo spin.

Inoltre, nello stesso pezzo leggo che Multiversity sta portando avanti “un importante piano di reclutamento di professori e ricercatori, con l’obiettivo di continuare a spingere sulla qualità e sul servizio offerto agli studenti”. Ma come? Direttore, se ne parla da mesi, almeno sul nostro giornale, eppure sui loro bilanci non hanno dato conto di tutte le iniziative legali (per non parlare di quelle parlamentari) contro le norme che li obbligherebbero ad assumere professori? E dire che, vista la presenza di Violante agli apici del Gruppo e il pressing del settore sul mondo politico, ne sono certamente al corrente.

Non bastavano le campagne para giornalistiche dell’associazione di settore e persino delle fondazioni (anche la storica Einaudi, ci crederesti mai? Eppure leggi qua il pezzo di Formiche, e l’intero rapporto, direttore) per caldeggiare le istanze degli atenei digitali così come sono?

Ho la testa zeppa di dubbi.

Un caro saluto,

Claudio Trezzano

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